Sostenibilità | Ambiente
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Ambiente: siamo già condannati o abbiamo ancora chance per cambiare il nostro destino?

L’allarmismo climatico può essere dannoso quanto il negazionismo? purtroppo sì, perchè può generare un atteggiamento «da condannato a morte» nella mente di tante persone, dall’inglese
possiamo chiamarlo doomerismo, un gettare la spugna perchè convinti che il dado sia già tratto. Ecco perchè è necessario dare l’allarme ma al tempo stesso genere positività: «si può fare», questo deve essere il nostro appello.

A forza di lanciare messaggi negativi sul cambiamento climatico uno dei risultati che stiamo raggiungendo è quello di creare un pessimismo talmente forte da portare una fetta della popolazione a pensare che non ci sia più nulla da fare. E questo genera un’accettazione passiva, una mancanza di stimoli a fare meglio.

Negli Stati Uniti questo fenomeno è chiamato «doomerism», che possiamo italianizzare in doomerismo, ovvero la sindrome del condannato.

Un fenomeno che può far male più del negazionismo.

Se infatti gli eventi climatici sempre più estremi riducono il numero di «terrapiattisti del clima», dall’altra parte il «terrorismo ambientalista» genera o repulsione - un’opera d’arte brutalizzata per attirare l’attenzione va in questo senso - oppure addirittura «depressione ambientalista» ovvero senso dell’ineludibile futuro ormai scritto e quindi abbandono di ogni pratica sostenibile.

Il mood diventa "Non occorre più impegnarsi per difendere il Pianeta perché sono convinto che il dado sia ormai tratto"

Doomerismo, un fenomeno pericoloso

Il doomerismo climatico è l'idea di aver superato il punto in cui si può essere ancora in grado di fare qualcosa per il riscaldamento globale e che è molto probabile che l'umanità si estingua.

È sbagliato, dicono gli scienziati, ma l'argomento sta prendendo piede online.

Un articolo di un anno fa sulla BBC evidenziava come questo fenomeno stesse diventando virale: "Why is climate 'doomism' going viral – and who's fighting it?"

Nell’articolo si raccontava la storia di Charles, un ventisettenne californiano convinto che ci sia poco o nulla che si possa fare per invertire effettivamente il cambiamento climatico su scala globale.

Charles nel video in questione, registrato nell'ottobre 2021, ha confessato "Sono un doomer del clima da circa il 2019, ho creduto che ci sia poco o nulla che possiamo fare per invertire effettivamente il cambiamento climatico su scala globale" e ha raggiunto i 150.000 followers.

Charles ha ammesso di sentirsi sopraffatto, ansioso e depresso per il riscaldamento globale, ma ha seguito il suo post con un appello. "Chiedo agli attivisti e agli scienziati di TikTok di darmi speranza", ha detto. "Convincimi che c'è qualcosa là fuori per cui vale la pena lottare, che alla fine possiamo ottenere la vittoria su questo, anche se è solo temporaneo".

Un articolo di Giuditta Mosca su Repubblica, riporta il parere di Marino Bonaiuto, professore ordinario del Dipartimento di psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione, Facoltà di Medicina e Psicologia, dell'Università La Sapienza di Roma: "Di fronte a un evento negativo inevitabile può aversi come risultato una reazione di accettazione passiva, di rassegnazione. Pertanto interpreterei il fenomeno come dovuto alle informazioni sull'inevitabilità delle conseguenze negative senza una corrispondente enfasi sulle possibilità di risposta, le quali come noto possono riguardare due ambiti: quello dell'adattamento ai cambiamenti climatici globali (cioè individuare strategie di fronteggiamento delle conseguenze negative) e quello della mitigazione dei cambiamenti climatici globali (cioè strategie di diminuzione delle cause all'origine del cambiamento climatico che comporta tali conseguenze negative)".

L'anno scorso, il Pew Research Center negli Stati Uniti ha condotto un sondaggio che ha riguardato 17 paesi, concentrandosi sugli atteggiamenti nei confronti del cambiamento climatico.

La stragrande maggioranza degli intervistati ha detto di essere disposta a cambiare il modo in cui viveva per affrontare il problema. Ma quando gli è stato chiesto quanto fossero fiduciosi che l'azione per il clima avrebbe ridotto significativamente gli effetti del riscaldamento globale, più della metà ha detto di avere poca o nessuna fiducia.

Il doomerismo attinge, ed esagera, quel senso di disperazione.

Nel caso di Charles, tutto è iniziato con una comunità su Reddit dedicata al potenziale collasso della civiltà. "Il linguaggio più apocalittico che troverei in realtà proveniva da ex scienziati del clima", ha detto Charles.

Un fenomeno di impotenza che si colloca in un contesto negativo e che viene portato alla luce soprattutto dai giovanissimi ma che potrebbe ignorare gli aspetti anagrafici: "Bisognerebbe verificare tale ipotesi attraverso dati raccolti in modo rigoroso e su campioni rappresentativi della popolazione. Comunque, è plausibile che le fasce già più deboli per altri motivi (d'istruzione, di reddito, di ruolo sociale o lavorativo, ecc.) siano maggiormente esposte a questo fenomeno poiché sono maggiormente vulnerabili in termini di capacità di fronteggiare le difficoltà su altri fronti", spiegava il professor Bonaiuto nel citato articolo di Giuditta Mosca.

Il Doomerismo va combattuto

Ecco perchè questo fenomeno non deve essere sottovalutato e va combattuto.

Alaina Wood è una scienziata della sostenibilità con sede nel Tennessee. Su TikTok è conosciuta come thegarbagequeen e sfida il doomismo climatico: "Le persone stanno rinunciando all'attivismo perché sono tipo, 'Non posso più gestirlo... Questo è troppo...' e 'Se è davvero troppo tardi, perché ci sto provando?'"  e aggiunge "Il doomismo alla fine porta all'inazione climatica, che è l'opposto di ciò che vogliamo».

Nel suo rapporto più recente, l'IPCC ha presentato un piano dettagliato che ritiene possa aiutare il mondo a evitare i peggiori impatti dell'aumento delle temperature.

Implica tagli "rapidi, profondi e immediati" delle emissioni di gas serra - che intrappolano il calore del sole e rendono il pianeta più caldo.

"Non si può negare che ci siano grandi cambiamenti in tutto il mondo e che alcuni di essi siano irreversibili", ha affermato il dottor Otto, docente senior di scienze del clima presso il Grantham Institute for Climate Change and the Environment. "Non significa che il mondo finirà - ma dobbiamo adattarci e dobbiamo smettere di emettere".
Ma aggiunge "Non credo che sia utile fingere che il cambiamento climatico porterà all'estinzione dell'umanità".

The bros Decarb

E ora negli Stati Uniti è nato un nuovo movimento, i «bros Decarb», fratelli decarb, che pensano che il modo migliore per combattere il cambiamento climatico sia abbandonare l'oscurità dell'ambientalismo precedente e concentrarsi su ciò che la nuova tecnologia può fare.

«Siamo contro il doomerismo», ha detto Billy Casagrande, che lavora presso Scale Microgrids, una start-up di tecnologia climatica. “Le soluzioni sono qui. Dobbiamo solo distribuirle.»

La tecnologia come soluzione, non come nemico

«Di-spiegare» è diventato un grido di battaglia per i fratelli decarb, che sostengono che l'implementazione di soluzioni tecnologiche per il clima - pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, auto elettriche, alternative alla carne (l'elenco continua) - decarbonizzerà l'economia generando al contempo rendimenti finanziari strabilianti.

Sostanzialmente il movimento dei bros Decarb è filotecnologico, non punta solo sul principio della decrescita felice.

Fino ad oggi il movimento ambientalista è stato tradizionalmente visto come coloro che puntavano sul principio della rinuncia, del sacrificio, ha evidenziato Kyri Baker, un assistente professore di ingegneria all'Università del Colorado che fa parte del movimento, ma il decarb bros capovolge questo spirito, "rifiutando il puro destino e riponendo fiducia nell'innovazione aziendale e nella spesa pubblica per combattere il cambiamento climatico

Il fratello decarb è «qualcuno che sta lavorando per qualcosa a cui tutti noi teniamo» senza adottare il tono sacrificale dell'ambientalismo tradizionale.

Il Dr. Baker, James McGinniss, il fondatore di David Energy, una start-up di tecnologia climatica con oltre 20 milioni di dollari di finanziamenti, ha ritenuto che "l'ambientalismo non funzionasse come una narrazione».

Per decenni, salvare il pianeta è stato visto come un sacrificio.

Gli ambientalisti erano principalmente preoccupati per la "scarsità, la riduzione del consumo e la crescita della popolazione", ha detto Paul Sabin, uno storico ambientale di Yale.

Personalmente sono d’accordo con questo giudizio.

Sulla terra siamo 8 miliardi. Quasi tre miliardi vivono in Cina e in India. E per salvare il Clima non possiamo pensare di fare come «Thanos» in "Avengers: Infinity War» che con uno schioccare di vita ha ridotto la popolazione della metà, o di augurarci un nuovo COVID, più potente e duraturo.

Produrre cibo significa anche produrre un danno al clima.

Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’agricoltura, la produzione alimentare e la deforestazione contribuiscono al cambiamento climatico e producono circa il 23% delle emissioni di gas serra di origine antropica, a livello globale.

Di tali emissioni, metano e protossido d’azoto sono le principali e rientrano nel Protocollo di Kyoto, dato il loro elevato potenziale climalterante.

Il metano deriva principalmente dai processi digestivi degli animali allevati, dalla gestione delle deiezioni e dalla coltivazione del riso, mentre il protossido d’azoto è maggiormente legato alla fertilizzazione minerale, alla gestione delle deiezioni animali e ad altre emissioni dai suoli agricoli.

Nell’arco temporale di 100 anni, questi due gas hanno un potenziale di riscaldamento globale che equivale, rispettivamente, a 21 e 310 volte quello dell’anidride carbonica, (calcolato in termini di quantità CO2-equivalente).

L'anno scorso, ho scritto l'articolo "Cop26: i leader concordano un piano per riduzione emissioni metano del 30%, senza la Cina" riportando che i leader mondiali avevano definito un accordo per ridurre le emissioni del metano, secondo gas serra più inquinante del pianeta. 

103 i paesi che avevano firmato un accordo per ridurre le emissioni di metano del 30% entro la fine del decennio.

Avevo commentato che aveva ragione Greta Tumberg nel definirlo un BlaBla. Senza azioni concrete il metano non si riduce.

E non basta smettere di prendere l'ascensore, di cambiare meno spesso gli abiti, mangiare meno carne, utilizzare di più la bicicletta, tenere il riscaldamento più basso (tutte cose che aiutano però), ma occorre intervenire in modo più proattivo, concreto, con meno "cazzate" in testa.

Per esempio, se vogliamo realmente salvare il pianeta, dobbiamo puntare su biotecnologie che ci consentano ottenere moficazioni genetiche riguardanti il mondo vegetale e animale, che migliorino l'impatto sull'ambiente.
Come piante in grado di gestire la presenza di infestanti o di resistere agli insetti e ai virus che danneggiano il raccolto, con migliori proprietà nutritive per gli animali e/o per l'uomo, di impoverire meno il terreno o richiedere una minore quantità di acqua, eliminare o limitare la concentrazione di molecole tossiche o allergeniche, limitare la produzione di gas climalteranti.

Proviamo a leggere qual'è il contributo odierno alla produzione del metano della coltivazione di riso.

Non si può salvare il mondo e al tempo stesso strumentalizzare le innovazioni che ci consentirebbero di farlo.

Cambiamo narrazione per l’ambiente

Dobbiamo puntare a un nuovo modello di movimento ambientalista, più moderno, che ci supporti nell'accelerare le soluzioni di miglioramento climatico attraverso la tecnologia, non attraverso preconcetti.

Si tratta di cambiare la narrazione. Finchè le scelte su questi temi saranno dettate sull’ignoranza populista, non potremo avere risultati.

Non posso non fare riferimento a quanto accade nel nostro sud Italia, dove si contrasta la realizzazione di termovalorizzatori, narrando l’utopia «dobbiamo riciclare tutto». Obiettivo non perseguibile, come ci dimostrano Paesi più evoluti del nostro che stanno investendo in termovalorizzatori sostituendo quelli vecchi con quelli di nuova generazione, grazie ai quali producono energia più sostenibile, invece di fare come nel nostro sud dove questi rifiuti vengono messi su camion e treni per essere trasportati al nord.

La narrazione deve passare da un concetto di sacrificio a un concetto di «si può fare», di «essere più figo», ovvero il fare le cose bene sia un valore premiante.

La passione per il clima non va sostenuta - e difesa - con i gesti clamorosi come l’imbrattamento delle opere d’arte, le manifestazioni «contro» ma cominciando a sostenere, il valorizzare ciò che è a «favore».

Ricordo quando fu costruito la One World Trade Center. Tutta la campagna di comunicazione non riguardava l’altezza dell’edificio ma gli obiettivi di sostenibilità raggiunti.

How One World Trade Center Pioneered Green Construction
Recycled Rainwater

The building collects 100% of its stormwater runoff on-site where it is stored in high-efficiency evaporative cooling towers, which maximizes water efficiency overall. The water is claimed and re-used for building cooling purposes as well as fire protection, supplemental cooling, and irrigation for the complex's extensive landscaping needs.
Daylighting

One WTC'S windows use a green feature called "daylighting," which means that on bright, sunny days when a large amount of natural daylight is coming in, dimmers automatically lower the interior lights to reduce energy consumption. Over 90% of the office areas receive natural light, which negates the need for much electrical lighting. Every space within 15 feet of the building's facade will be equipped with dimming devices.
In addition, the building's windows were constructed of ultra-clear glass, which allows a maximum amount of light while blocking excess heat from UV rays from entering. Approximately 787,200 square feet of glass was used on the skyscraper.
Low-water Bathrooms

High-efficiency plumbing systems installed through the building are designed to save 30% on water consumption over a typical building of its size. To achieve this, low-flow toilets and devices intended to limit water use for handwashing were installed.
Energy Reclaiming Elevators

The tower's elevators move at a maximum speed of 2,000 feet per minute and reclaim energy through regenerative braking.
Sustainable Wood

As much as 50% of the wood used in the buildings of the new World Trade Center was sourced from Forest Stewardship Council-certified (FSC) sustainably harvested forests. FSC certification mandates that the wood used in a building project came from responsible sources and not from endangered trees or forests.
A Functional Memorial

The large, square reflecting pools which mark the "footprints" of the original World Trade Center twin towers feature 360-degree waterfalls and serve as rain collection systems themselves. The names of those who died on September 11 are inscribed on plaques around the "footprint" waterfalls. The names appear dark during the day and glow with internal light at night.
Landscaping

The new main plaza of the World Trade Center complex features more than 400 oak trees, all of which were harvested within a 500-mile radius of the city to avoid excessive transportation and limit the amount of greenhouse gas emissions. The trees' roots help keep temperatures regulated within the museum that lies below.
Clean Diesel

During construction, contractors were required to use only ultra-low sulfur diesel fuels, or "clean diesel" to reduce nitrogen oxide and particulate emissions in and around the construction area. In addition, all construction vehicles were equipped with extra particulate filters to further reduce their environmental impact on air quality.
Green Concrete

The construction of One World Trade Center used so-called "Green Concrete" - what some believe to be more environmentally responsible than traditional cement - which will save about 12 million pounds of carbon dioxide emissions, eight million kWh of energy and 30,000 gallons of fresh water.


Una narrazione che deve trovare una sua collocazione anche nelle strategie di comunicazione, e finanziarie, a livello pubblico e privato e deve nutrirsi di esempi.

Secondo la newsletter Climate Tech VC l'anno scorso negli Stati Uniti sono stati annunciati più di 64 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti per le imprese che investono in start-up climatiche. Una narrazione che mette in evidenza i 64 miliardi di dollari investiti in industrie sostenibili, che mette in evidenza i vantaggi economici della sostenibilità, le scoperte tecnologiche che aiutano la lotta al cambiamento climatico, che valorizza i vantaggi della mobilità sostenibile, è la strategia migliore per combattere sia i negazionisti che i doomers.

Un esempio nostrano, molto positivo, è il programma del Festival dello Sviluppo Sostenibile che si svoilge in tutta Italia dal 8 al 24 maggio.

LA SOSTENIBILITÀ TIENE ACCESO IL FUTURO.

È questo il messaggio chiave della campagna di comunicazione che accompagnerà l'edizione 2023 del Festival dello Sviluppo Sostenibile: solo attraverso le scelte e i comportamenti individuali e collettivi che mettiamo in atto nel presente con la consapevolezza di ciò che significa sostenibilità economica, sociale e ambientale, infatti, possiamo contribuire a tenere viva la prospettiva di un futuro più sostenibile.

Sui canali social, oltre a #festivalsvilupposostenibile, sarà l'hasthtag #accendiamoilfuturo a guidare l'invito all'azione collettiva e a sollecitare il dibattito.

Il bello di questo Festival è che è aperto, raccoglie le iniziative, gli eventi, di tutti coloro che vogliono contribuire. E' un invito a fare, a dire sì, a far capre che è possibile il cambiamento.

E' l'evento migliore che si poteva fare, e si contrappone ai tavoli chiusi del potere, alle manifestazioni politiche ricche di paroloni ma prive di fatti.

Per saperne di più consiglio di visitare il sito del Festival.

E concludo con una frase di Papa Francesco, che credo raccolga al meglio questo spirito del fare.

“Coltivare e custodire il creato è un'indicazione di Dio data non solo all'inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti.”

Video

Spot Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023 - FUTURO

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