Calcestruzzo: la farsa italiana dei controlli di accettazione e della certificazione FPC
Andrea Dari: Cambiare il numero di cubetti ? No, cambiare il principio del controllo
Nel 1971 la RAI cominciò a trasmettere “La Freccia Nera”, il film “Patton, Generale d’acciaio” vince l’Oscar per il miglior film, "Pensieri e parole" di Lucio Battisti era in testa alle classifiche dei dischi. Nello stesso anno la Fiat mise in commercio la 127 come erede della Fiat 850 e la Lancia la famosissima Delta. E sempre nel 1971 Intel lancia il primo microprocessore: il 4004, il primo microprocessore in commercio della storia, il cui principale merito spetta a un genio tutto italiano, Federico Faggin. E per la prima volta nella storia una navicella eseguiva con successo una manovra di aggancio permanente ad una stazione spaziale. Nasce anche la prima azienda Biotech, è la Cetus Corporation fondata nella baia di San Francisco da Donald A. Glaser, che aveva ricevuto il premio Nobel 1960 per la fisica. Per la prima calcolatrice tascabile occorre aspettare ancora un anno: la Hewlett Packard metterà in vendita il modello HP-35 nel 1972. E sempre nel 1971 il governo Colombo approva la legge n. 1158 che autorizza la creazione di una società di diritto privato a capitale pubblico, concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stabile viario e ferroviario sullo Stretto di Messina
Nel 1971 io avevo ancora cinque anni e ancora non mi occupavo di calcestruzzo, e iniziavo la mia prima raccolta di figurine. Nel frattempo il governo italiano pubblicava quella che può essere considerata la norma di svolta per il settore del calcestruzzo e delle costruzioni, la legge n° 1086/71, e il primo format di controllo di accettazione del calcestruzzo in cantiere. Saranno le norme tecniche del DM del 30-05-1972 a trattare poi il tema in modo più dettagliato.
Evoluzione del Calcestruzzo: una storia a due velocità
Siamo nel 2020. Il regista del film “Patton, Generale d’acciaio”, Franklin Schaffner, è mancato nel 1989. Lucio Battisti nel 1998. La Fiat 127 non c’è più dal 1987. Le calcolatrici portatili sono ormai scomparse, sostituite dallo smartphone. Ed Elon Musk ha portato la sa Tesla nello spazio. La società concessionaria Stretto di Messina S.p.A. è in liquidazione dal 2013.
Ciò che invece è ancora viva e vegeta e la legge n° 1086/71 e i suoi richiami al controllo di accettazione di calcestruzzo. Certo, qualcosa è cambiato, si sono aggiunti i 45 gg di prova, si è fatta qualche correzione, ma il concetto su cui si basa e i meccanismi sono di fatto rimasti gli stessi.
Nel frattempo il calcestruzzo, il prodotto calcestruzzo, è fondamentalmente cambiato.
E’ cambiato nei suoi componenti essenziali, sono cambiati i cementi e si sono introdotti gli additivi e le aggiunte, è cambiato nella sua progettazione, abbiamo oggi la possibilità di produrre calcestruzzi autocompattanti, autoriparanti, ad altissime resistenze, impermeabili, fibrorinforzati, drenanti, antiritiro, a basso sviluppo di calore, autosbiancanti, … e si sono evoluti anche i sistemi di produzione e controllo.
Tutto si è evoluto, oltre al calcestruzzo, pensiamo al potente elaboratore che portianmo nelle nostre tasche ogni giorno: con uno smartphone siamo in grado di misurare il tasso di ossigeno del nostro sangue, di definire il miglior percorso stradale da casa nostra ad Oslo, controllare la temperatura di una stanza o lo stato di cottura di un pollo nel nostro forno, tradurre in tempo reale dal cinese o prevedere a che ora comincerà a piovere fra tre giorni. Gli strumenti software e hardware sono diventati così potenti da poter raccogliere nel progetto ogni elemento informativo - parliamo di BIM - e poi di guidare con assoluta precisione grandi mezzi da scavo o l’attività di manutenzione di un solo operaio a km di distanza.
Tutto il mondo è cambiato, ma a distanza di quasi cinquant’anni i metodi di controllo del calcestruzzo ancora no.
Questa doppia velocità porta con sé problemi importanti. Perchè ?
Perchè gli strumenti di progettazione e i modelli di calcolo consentono oggi di poter progettare con una precisione sempre maggiore. Il risultato di questa evoluzione è che sia possibile, attraverso gli obiettivi fondamentali dei processi algoritmici, anche di ridurre i costi di costruzione, e non solo attraverso una migliore organizzazione del cantiere. Il modello di calcolo e i moderni software sfruttano al massimo le performance dei prodotti che si intende utilizzare, questo permette di dimensionare in modo sempre più "essenziale" ogni elemento strutturale, e si arriva al risparmio richiesto ottimizzando anche i costi dovuti ai consumi di materiale. Performance che sono ovviamente legate alla qualità prestazionale reale dei prodotti utilizzati. Ma se dall’altra parte vi è un controllo obsoleto che non è in grado di assicurare con sufficiente affidabilità il raggiungimento delle prestazioni attesa da parte dei prodotti previsti e utilizzati il rischio finale può diventare enorme.
Per molti anni l'approssimazione adottata in fase progettuale ha fatto da cuscino di sicurezza tra quelle che erano le prestazioni attese e quelle reali.
Molti geometri di cantiere aumentavano la quantità di ferro, per accrescere prudenzialmente la robustezza dell’opera. Le impalcature e le casseforme restavano per più giorni in opera. Si bagnavano i getti. La snellezza dei pilastri veviva guardata con timore. L'esperienza del professionista lo portavano a non rischiare.
Ma l'effetto di una evoluzione a doppia velocità lo abbiamo visto per alcuni anni in alcuni paesi del sud est asiatico: edifici di grande dimensione progettati con strumenti di grande potenza di calcolo e realizzati con prodotti poco controllati hanno portato a crolli eclatanti.
Oggi, in un sistema a due velocità c’è il rischio che lo strumento digitale basi il progetto sul raggiungimento di prestazioni speciali, ma quello che arriva in cantiere poi sia diverso, pericolosamente diverso.
Peraltro, i controlli di accettazione partono da una premessa di fatto sbaglia, che il controllore delegato sia capace di prelevare il materiale e sia presente in cantiere. La legge infatti affida a un terzo, il direttore dei lavori, una responsabilità di controllo che per viene spesso disattesa. Le tariffe applicate per la direzione lavori sono sempre, quasi, misere, e il direttore lavori quindi non vive il cantiere. Il calcestruzzo spesso è comprato puntando più sul risparmio che sulla sua qualità, e la scelta si basa quindi su sconto più che sulla qualità del materiale e servizi. Il risultato è che la selezione è fatta dallo sconto e non dalla garanzia di qualità.
Il tutor sulle autostrade ce lo ha insegnato. La disciplina richiede controlli. Torniamo quindi al tema centrale del mio editoriale: è necessario cambaire il sistema di controlli.
Cambiare il numero di cubetti ? No, cambiare il principio del controllo
Il problema non può essere unicamente rivolto al tema del numero di cubetti, il materiale delle cubiere e le modalità di stagionatura. Il problema è più ampio, e nasce da un mancata visione d’insieme, del sistema nel suo complesso e a un carente uso delle tecnologie disponibili.
Per esempio, è poco sensato controllare con gli stessi principi il materiale che viene fornito da un impianto altamente automatizzato dotato di mescolatore, e un impianto con automazione vetusta e dosaggio a secco.
Allo stesso modo è poco adeguato controllare con le stesse frequenze un impianto in cui si applica un esteso controllo statistico documentato e un impianto che non è dotato neppure di un laboratorio e un responsabile tecnico.
Ed è ancora poco sensato che ci sia un norma che non distingue tra il calcestruzzo che va sul MOSE e uno che va su una casetta monopiano.
Ed è assurdo che non si riconosca un meccanismo premiale per quelle aziende che dimostrano avere un controllo adeguato della produzione, sia attraverso l’impianto che le procedure tecniche.
La digitalizzazione ci da oggi tantissime opportunità per cambiare il sistema.
Oggi sarebbe possibile avviare una registrazione digitale di ogni prelievo e cubetto, collegandolo alla bolla di consegna del calcestruzzo, quindi al lotto di calcestruzzo prodotto, quindi al cemento, additivo, aggregato utilizzato. E ovviamente all'impianto che lo ha dosato e all'autobetoniera che lo ha mescolato e consegnato. Oggi è possibile sigillare l'identificazione digitale, collegarla alla rottura effettiva con la pressa, in uno specifico laboratorio, in una specifica data, e fare convoglaire il dato in un sistema in cui viene registrato automaticamente e collegato a tutte le informazioni di cui sopra. Così è anche possibile creare degli "allert" che riguardano la singola fornitura, la qualità tipica di ogni autobetoniera utilizzata (controllandone lo stato di manutenzione), di ogni impianto, di ogni azienda.
A questo punto la certificazione FPC non viene da una finta visita all'impianto, ma nasce da dati certi. La qualità dele forniture è misurabile. La qualità del fornitore è misurabile.
Non sto parlando di futuro, sto parlando di presente, di tecnologie disponibili, che consentirebbero quindi di poter facilmente valorizzare gli investimenti di chi, attraverso un’attenta selezione degli aggregati, un costante controllo delle prestazioni e aggiornamento delle ricette, una manutenzione ordinaria e straordinaria dei sistemi produttivi e trasporto, l'adozione di un mescolatore, la formazione alle persone ... è oggi in grado di dare prodotti con le prestazioni attese, a più basso scarto quadratico medio e più alta affidabilità.
Parliamo di digitalizzazione, non esiste solo il progetto
Ci riempiamo continuamente la bocca di una parola: “qualità”. In genere chi la usa è colui che più spesso ne è lontano. La vera qualità è misurabile.
Di recente un’altra frase molto utilizzata è stata “crollo di ponti”, e dietro a questa frase abbiamo sentito spendere ogni tipo di spiegazione, argomentazione, sentenza. In genere l’indagato numero uno è stato, ingiustamente, il calcestruzzo e chi l'ha fornito. Chi ha fatto errate scelte progettuali, chi non era in cantiere a controllare, che l'ha posato in modo non corretto quasi mai entrano in questo giudizio negativo.
Ma se così è, perchè non si comincia da subito a prevedere un sistema di qualifica della fornitura e controllo delle prestazioni, evoluto e digitalizzato, che ci consenta di non riavere questi problemi nel futuro.
La conclusione del mio editoriale è qui: non basta parlare solo di BIM e di progetto perfetto, occorre attuare norme che consentano un reale controllo e una valorizzazione dei comportamenti virtuosi, in cui la tracciabilità di ogni informazione sia attuata e garantita. Allora avremmo creato quell'equilibrio tra prescrizione ed esecuzione necessaria per ridurre il rischio delle nuove opere, e anche i costi di manutenzione. E finalmente avremo mandato in pensione una norma di 50 anni, quasi, portati male.
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