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Calcestruzzo, sostenibilità, durabilità. Riflessioni con Roberto Belloni, UNICAL

Oggi, nel settore delle costruzioni, due temi emergono con crescente importanza: la sostenibilità e la durabilità. Attraverso un'intervista esclusiva con Roberto Belloni, COO di Calcestruzzo Italia presso Unical, intendiamo esplorare la profonda connessione tra questi due principi e il ruolo fondamentale che il calcestruzzo svolge non solo come materiale, ma come soluzione innovativa per le costruzioni contemporanee.

L'editor di Ingenio, Andrea Dari, si confronta con il COO di UNICAL, Roberto Belloni, per esplorare i fondamentali del settore del calcestruzzo in termini di sostenibilità e durabilità, analizzando come questi valori possano essere integrati in modo sinergico con il processo di progettazione. Ecco i risultati di questo importante dibattito.

1) Oggi l’industria del calcestruzzo è in grado di fornire prodotti e tecnologie in grado di assicurare una durabilità maggiore?

Roberto Belloni

Senza dubbio, sì. L’attuale livello medio dei calcestruzzi richiesti e forniti in Italia, compresi quelli per le infrastrutture, è ancora lontano dal limite di fattibilità tecnica e dalle migliori prestazioni potenziali di durabilità, che non dipendono soltanto dalla classe di esposizione prescritta ma anche dal comportamento reologico del calcestruzzo fresco, davvero adeguato all’applicazione, o dalla sua capacità di eliminare o minimizzare il quadro fessurativo: oggi questi aspetti sono tutti traducibili in chiare prestazioni standardizzate, e ben gestibili dall’industria del calcestruzzo, ma spesso trascurati.

Non dimentichiamo, per esempio, che i calcestruzzi autocompattanti sono gli unici capaci di assicurare la durabilità e le altre prestazioni in opera senza particolari accorgimenti al getto: ciononostante, essi sono inspiegabilmente ignorati dalla gran parte dei progettisti.

Per concludere, se analizziamo i parametri più gettonati nel sondaggio (durabilità, costo, facilità e affidabilità dell’applicazione), un calcestruzzo evoluto resta il candidato ideale per la scelta del progettista, ancor più oggi che nel passato.

Roberto Belloni
Roberto Belloni, UNICAL

2) Quando un produttore di calcestruzzo può ritenersi un partner affidabile nel processo di un’opera durevole, quali caratteristiche deve possedere? E come vi ponete voi su questo tema?

Roberto Belloni

Il produttore di calcestruzzo non può continuare ad essere un comprimario, non può entrare in gioco soltanto quando tutte le scelte tecnologiche sul proprio prodotto sono state operate da altri (anche in termini di formulazione).

Il produttore ideale, infatti, è quello che si offre come partner fondamentale, sia nella fase di progettazione e di individuazione del prodotto che in quella di realizzazione dell’opera.

Solo l’industria del calcestruzzo ha le competenze necessarie per conoscere la reale estensione del campo di fattibilità, che talvolta è più stretto, ma spesso è più ampio di quello inizialmente immaginato dal progettista. Non mi meraviglio che, nel sondaggio, il “supporto tecnico del fornitore” sia stato poco cliccato: sono infatti convinto che i due mondi (progettazione e produzione) non si conoscono ancora abbastanza.

Ed è proprio per questo che ritengo la collaborazione tra progettisti e industria del calcestruzzo la principale carta ancora da giocare per il successo delle opere da realizzare in futuro.

3) Di recente INGENIO ha fatto un sondaggio sui criteri di scelta delle tecnologie di ripristino delle opere in calcestruzzo armato. È emerso che la durabilità è il parametro più importante, che la facilità di applicazione è considerata fondamentale, e sul tema della sostenibilità occorre avere una visione globale sull’intervento e non sui materiali. Quali sono le sue considerazioni sulla base di queste risposte, che possono essere forse considerate valide anche per le nuove costruzioni?

Roberto Belloni

Durabilità e facilità di applicazione sono due fattori che giocano a pieno favore del calcestruzzo, se nel progetto si è posta la giusta attenzione alla reale fattibilità di realizzazione in cantiere.

La sostenibilità può invece apparire, a un primo sguardo distratto, un ostacolo duro da superare. Chi invece affronta in modo olistico il problema, capisce subito che la grande durabilità nel tempo offerta da un calcestruzzo evoluto può essere la chiave di volta per l’obiettivo.

L’analisi LCA dell’intero intervento, specie se di natura non provvisoria ma definitiva, metterà in evidenza la possibilità di prolungare i tempi di esercizio senza manutenzioni, offerta da un calcestruzzo ad alta durabilità; quella di ridimensionare le sezioni, offerta da un calcestruzzo ad alte prestazioni, oltre a quella di poter riciclare grandi quantità di materiali e di essere riciclato a sua volta.

Per un bilancio finale che è quasi sempre favorevole al calcestruzzo rispetto ad altre soluzioni.

4) Dal sondaggio emerge che fornitori e progettisti hanno spesso visioni diverse. C’è un problema di «relazione» fra queste due categorie? in che modo voi cercate di affrontare di problema?

Roberto Belloni

La nostra azienda per fortuna ha in atto numerose e importanti collaborazioni -paritarie e sinergiche- con progettisti e figure accademiche, coinvolti nelle più varie applicazioni.

In generale, però, il disallineamento delle visioni e delle priorità, evidenziato dal sondaggio, è innegabile. Anche se non lo vedo affatto irrisolvibile, perché lo ritengo legato a problemi contingenti, e non a diversità di obiettivi.

Il progettista tende giustamente ad avere sotto controllo l’intero sistema, grazie alla chiara caratterizzazione di tutti gli elementi coinvolti nei suoi calcoli. Da questo punto di vista, il calcestruzzo sarebbe un materiale facilissimo da definire, con le sue classi prestazionali facili da scegliere e da controllare. Di conseguenza, l’interazione del progettista con il produttore industriale sarebbe in teoria altrettanto semplice e immediata. Tuttavia, l’avvento di nuove priorità -la durabilità e la sostenibilità soprattutto- ha in qualche modo squilibrato il meccanismo. Anche se i nuovi obiettivi prioritari potrebbero essere raggiunti definendo nuove prestazioni chiare e standardizzate, purtroppo queste non sono ancora ben conosciute dal progettista medio: prestazioni misurabili di sostenibilità, di ritiro potenziale, di sviluppo termico, di tenacità, di reologia del fresco.

Per questo motivo, è invalsa l’abitudine di sostituire i limpidi requisiti prestazionali con ambigue prescrizioni composizionali. Mutuate da vecchi capitolati o da articoli di letteratura. Intriganti da definire su carta, ma molto più difficili da applicare e soprattutto da controllare. E soprattutto, spesso inefficaci per raggiungere il successo nella realizzazione.

Per questo motivo, i fornitori si sentono talvolta ingabbiati in una rete di prescrizioni fini a sè stesse, che non portano al successo, ma alla difficoltà applicativa. E per questo sono spinti a vedere priorità diverse da quelle dei progettisti.

Per annullare questa divergenza di vedute, basterebbe un più chiaro rapporto diretto basato sulle prestazioni: progettate, richieste, garantite e controllate in opera, senza ulteriori orpelli prescrittivi che trasformano il calcestruzzo dal materiale più versatile e facile da usare al mondo nel materiale più rigido e difficile da applicare e controllare.

5) Dal sondaggio non emerge un forte legame alla tradizione, ovvero alle tecnologie esistenti. Questo messaggio come deve essere recepito dal settore del calcestruzzo.

Roberto Belloni

Sospetto che non ci sia stata un’interpretazione univoca del significato di “tecnologie esistenti”.

Se comunque ci limitiamo al campo delle tecnologie del calcestruzzo, vedo ancora una certa ritrosia nei confronti dell’innovazione progettuale. Noi produttori troviamo necessario che tutto il mondo delle costruzioni favorisca una forte spinta formativa specifica, a tutti i livelli: sia universitario che professionale.

Gran parte della ritrosia ad innovare è legata alla scarsa conoscenza delle tecnologie disponibili, alla difficoltà di aggiornamento delle conoscenze, agli ostacoli quotidiani che impediscono un proficuo link tra progettisti e produttori industriali. Gli unici, forse, che potrebbero suggerire soluzioni innovative basate su nuove prestazioni e anche assolutamente fattibili in cantiere. Eliminando di fatto ogni residuo timore del nuovo.

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