Appalti Pubblici
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Che cosa è e perché serve il partenariato oggi

Il partenariato pubblico privato, in sostanza, è una alternativa rispetto all’appalto pubblico.

Se volessimo riassumere il nocciolo del concetto di partenariato pubblico privato potremmo dire che il PPP si compone di uno schema dialogico basato sulla collaborazione tra due o più parti e del governo di interessi comuni, ottenuto tramite l’interazione tra iniziativa privata (e scopo lucrativo) e azione amministrativa nel perseguimento di interessi pubblici.

Il partenariato pubblico privato, in sostanza, è una alternativa rispetto all’appalto pubblico.

sara-valaguzza_avvocato-bim.jpgMentre l’appalto si basa su una domanda pubblica (per esempio, un Comune che deve costruire una scuola pubblica) e su una risposta privata (un privato che vince una gara per realizzare per il Comune quella scuola), il PPP attiva una interazione più complessa e maggiormente dialogica, tanto che l’operatore economico, singolo o riunito, può essere anche promotore di un progetto per realizzare un’opera pubblica (per esempio, una scuola) inserita o meno nella programmazione triennale. Ove, in un caso simile, il privato assuma il ruolo del promotore, il soggetto pubblico dovrà vagliare l’interesse pubblico della proposta privata ed eventualmente metterla in gara.

A parte la presenza di una committenza pubblica, il partenariato e l’appalto pubblico non hanno quindi molto in comune: nel primo caso, il soggetto pubblico e quello privato collaborano su base paritaria, ripartendosi i rischi di un determinato programma di interesse comune, all’interno di un modello contrattuale che valorizza la flessibilità per adattarsi al perseguimento di un obiettivo comune; nel secondo caso, il pubblico e il privato sono controparti di uno schema negoziale in cui l’operatore economico ottempera a quanto pattuito. Nell’appalto tradizionale, l’amministrazione domanda e l’operatore economico risponde; nel partenariato, i due si alleano in maniera maggiormente dinamica.

In pratica, nel PPP il privato compare anche dal lato della domanda, cioè contribuisce alla identificazione di cosa sia l’interesse pubblico, proponendo investimenti, presentando progetti, promuovendo innovazione e contribuendo ad alimentare il perseguimento concreto degli interessi pubblici.

La valorizzazione del know how e dell’esperienza privata nel PPP è massima.

Il partenariato, come anticipavo, consente al privato di formulare proposte alle amministrazioni, anche in campi non coperti dalla programmazione.

In relazione alle opere del PNRR già in programmazione, il PPP consente ai privati di formulare proposte, accelerando così il percorso di acquisizione della documentazione contrattuale e facilitando conseguentemente l’acquisizione del PFTE e di tutti gli elementi giuridici ed economico finanziari necessari per preparare la realizzazione di importanti opere pubbliche.

In generale, dando spazio al PPP ad iniziativa privata, strumento previsto dal Codice dei contratti e serenamente ammesso tra le procedure per affidare opere pubbliche, l’amministrazione beneficia dello sforzo progettuale, economico e giuridico compiuto dal mondo delle imprese che, avendo preso l’iniziativa di promotori, potranno godere del diritto di prelazione e eventualmente ove non dovesse aggiudicarsi la gara otterranno comunque il rimborso dei costi sostenute adeguatamente documentati.

Quale occasione migliore di quella che stiamo vivendo, dunque, perché le imprese si facciano promotrici verso i soggetti pubblici di idee innovative che mirano a promuovere la sostenibilità a tutto tondo? Quale occasione migliore per utilizzare la c.d. finanza sostenibile?

Nulla viera, peraltro, che le amministrazioni pubblichino degli avvisi di manifestazione di interesse proponendo ai privati di formulare proposte in determinati ambiti.

Se l’amministrazione riconosce la proposta come di pubblico interesse la può anche modificare, e poi la deve sottoporre al confronto competitivo.

Ma perché allora il partenariato è spesso criticato?

Perché talvolta i contratti di partenariato, specialmente le concessioni di costruzione e gestione hanno portato, durante la fase esecutiva, a modifiche sostanziali di quanto era stato affidato in fase di gara, allungando la durata dei contratti e l’importo del finanziamento corrisposto ai privati.

Un utile strumento per attenuare questo rischio è avere un contratto di concessione molto ben costruito in termini giuridici, e per questo è utile il lavoro svolto dal MEF, dalla Ragioneria Territoriale dello Stato e da ANAC per la redazione del contratto di concessione tipo 

Epperò, non tutti i PPP sono concessioni.

Attenzione: il partenariato non è tutto uguale.

Occupare uno spazio pubblico per una iniziativa di quartiere, dare vita ad un contratto di fiume, rigenerare dei territori, recuperare una cascina dismessa, organizzare i pomeriggi di studio per i bambini che ne hanno bisogno e realizzare una metropolitana sono tutti potenziali oggetto di contratto di partenariato, ma – è evidente – sarebbe illogico che siano appiattiti con le medesime regole.

Più ci si allontana dal mondo tipizzato e altamente regolato delle concessioni infrastrutturali e del project financing, più spazio c’è per costruire modelli di cooperazione duraturi e flessibili, naturalmente nel rispetto dei principi pubblicistici.

Una call to action da parte delle amministrazioni, che identifichi comparti di approfondimento specifico, sarebbe benvenuta, così come dei percorsi di formazione ad hoc sul partenariato nel comparto pubblico.

Vogliamo, vero, arrivare in un meraviglioso momento in cui se un operatore economico intende regalare la ristrutturazione di una piazza ad un territorio, il Comune interessato possa dire “sì, grazie”, senza temere di essere perseguito?

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