COSTRUZIONI: segni di ripresa
Durante il Saie Smart House di Bologna, Federcostruzioni, la federazione che riunisce in Confindustria le filiere produttive del mercato edile e infrastrutturale, di cui fa parte anche Federbeton, ha presentato il Rapporto 2015. I dati confermano per il 2014 un calo per l'industria delle costruzioni (-3,0%), mentre un cauto ottimismo si esprime per il 2015 (-0,5%) e per il 2016 (-0,1%).
Durante il Saie Smart House di Bologna, Federcostruzioni, la federazione che riunisce in Confindustria le filiere produttive del mercato edile e infrastrutturale, di cui fa parte anche Federbeton, ha presentato il Rapporto 2015. I dati confermano per il 2014 un calo per l'industria delle costruzioni (-3,0%), mentre un cauto ottimismo si esprime per il 2015 (-0,5%) e per il 2016 (-0,1%).
Il Rapporto 2015 di Federcostruzioni ha messo in luce le previsioni aggregate di un comparto che nel 2014 pesava, in termini di valore della produzione, oltre 403 miliardi di euro e in termini di occupazione per oltre 2 milioni e mezzo di posti di lavoro (il 12% dell’occupazione nazionale). Il lavoro nasce dalla collaborazione tra 17 centri studi e 80 associazioni di categoria, fra cui Federbeton e Atecap, in rappresentanza di oltre 30.000 imprese.
L’evento di presentazione del Rapporto ha visto la partecipazione del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, del presidente di Federcostruzioni Rudy Girardi e del docente di economia presso l’Einaudi Institute for Economics and Finance di Roma Luigi Guiso.
Nel 2014, si legge nel Rapporto 2015 di Federcostruzioni, la filiera delle costruzioni ha perso 125.000 posti di lavoro rispetto all’anno precedente (-4,6%) con una perdita della produzione del 3% in termini reali e del 3,5% in valore. Si tratta di una perdita “modesta” rispetto ai cali degli anni precedenti, ma più elevata del calo rilevato dalla produzione nazionale nello stesso periodo (0,7%).
Allargando lo sguardo negli anni della crisi (2008-2014) il bilancio che fa registrare il comparto è drammatico: in 6 anni sono andati perduti 650.000 posti di lavoro (oltre 2.077 posti di lavoro ogni settimana) e 125 miliardi di euro (-29,2%) di valore della produzione.
La perdita più consistente nel periodo di crisi si è verificata ovviamente per le costruzioni, comparto trainante dell’intero sistema (-75mld, pari al 27% in meno rispetto ai livelli iniziali). In termini relativi le flessioni più significative di produzione si registrano per l’industria delle macchine per il movimento terra (-45%), per il cemento e il calcestruzzo (-50%), per i laterizi (-70%).
Le previsioni per il 2015 e il 2016 sono improntate ad un cauto ottimismo dovuto ai segnali positivi di allentamento della crisi in atto e che si collocano in un quadro generale in netto e continuo miglioramento. Si passa infatti da -9,5% del 2012 a -5,7% del 2013, a -3,0% del 2014. La previsione per il 2015 è di -0,5%, per il 2016 di -0,1% .
Entrando nell’analisi specifica delle filiere presentata nel Rapporto, la filiera dei materiali per le costruzioni ha realizzato nell’anno in esame una produzione in valore pari a 52,1 miliardi di euro con un’occupazione di 263 mila addetti. Il confronto con l’anno precedente mette in luce una flessione di 1,3 mld di euro in termini di produzione e di 5.400 posti di lavoro. Nel periodo 2008 - 2014 la diminuzione della produzione ha raggiunto i 28 miliardi di euro, con una perdita occupazionale di 66.500 unità.
Il commento del Presidente di Federcostruzioni Rudy Girardi sul quadro emerso dal Rapporto è stato di cauto ottimismo, affermando che “seppure per il 2014 ne emerge un quadro tutt’altro che positivo, si prefigura uno scenario di ripresa che appare realisticamente all’orizzonte dei prossimi anni”.
L’economista Luigi Guiso ha messo in evidenza nel suo intervento come il settore delle costruzioni sia quello che abbia pagato a più caro prezzo la crisi economica, essendo stati persi più del 50% di tutti i posti di lavoro persi durante la crisi. La filiera delle costruzioni avrà una ripresa più fragile di quella dell’economia nel suo complesso per l’importanza che rivestono in questo settore credito e incertezza, soprattutto in assenza di interventi significativi e a lungo termine. Secondo le stime del docente, infatti, ipotizzando una crescita del settore del 3% l’anno ci vorrebbero 11 anni per ritornare ai livelli pre-crisi.
Per maggiori approfondimenti scarica qui il Rapporto 2015.
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