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Diagnostica su Edifici Esistenti ? dovrebbe essere riservata agli ingegneri strutturisti

Intervista all'ing. Bruno Finzi, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Milano

Recentemente INGENIO ha pubblicato una nota, a firma di alcuni Ingegneri ed Architetti liberi professionisti, di forte contestazione del provvedimento, nato con lo Sblocca Cantieri, e relativo alle diagnosi degli edifici esistenti e alla nascita di laboratori specializzati.
Si tratta di un argomento piuttosto caldo e oggetto di forti critiche.
Con lo spirito di chi sugli argomenti vuole aprire una riflessione più ampia, INGENIO ha inviato una serie di interviste ad alcuni esperti tecnici e del mondo professionale e accademico.

Di seguito riportiamo l'intervista al Presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Milano, l'ing. Bruno Finzi.

Andrea Dari


Intervista all'ing. Bruno Finzi, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Milano

bruno-finzi-ingegnere.jpg1. Con lo Sblocca Cantieri viene istituita la figura del Laboratorio Autorizzato per le prove sugli edifici esistenti. E’ d’accordo con questa scelta e perché? 

Assolutamente no. Solo il progettista ingegnere strutturista; a cui è deputata la responsabilità di comprendere; studiare ed eventualmente modificare l’organismo strutturale esistente può e deve “guidare” chi esegue le prove caratterizzanti geometria e caratteristiche meccaniche dei materiali strutturali. Responsabilità e guida sono oneri che non devono comportare l’automatica esclusione di effettuare rilievi e prove in prima persona.

2. Ampliando il campo, si ha la sensazione che da parte del MIT vi sia l’orientamento a spostare l’esecuzione delle prove in genere al personale dei laboratori (cubetti, carote). Si tratta di una scelta corretta? 

No. I laboratori rappresentano un importante supporto ai professionisti, ma non ha alcun senso che venga loro riservata una esclusiva.

3. Molte delle prove che si eseguono sui cantieri, soprattutto in fase preliminare, sono prove che servono per indirizzare poi i successivi studi, approfondimenti, valutazioni, e spesso comportano costi molto limitati. Non ritiene che il dover coinvolgere per forza un laboratorio autorizzato non finisca per bloccare sul nascere molte indagini? 

Vero

4. Dovrebbe nascere un albo degli esperti su questo tipo di prove come vuole la Prassi UNI, sottoscritta da ACCREDIA?  Oppure si dovrebbe creare qualcosa di analogo attraverso strumenti ordinistici? 

Entrambe le soluzioni possono coesistere magari in maniera integrata.

Ing. Bruno Finzi
Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Milano