Dissesto idrogeologico e le sfide del futuro: la gestione dei Fiumi Po, Secchia e Panaro
Massimo Valente al SAIE LAB 2025 spiega come i cambiamenti climatici e l’urbanizzazione spingano al limite il sistema idraulico del bacino del Po. Servono interventi urgenti, nuove strategie e più personale qualificato.
In caso di piena, gli spazi per il fiume sono sempre più "ristretti" a causa della veloce urbanizzazione degli ultimi 70 anni
Nel corso della Giornata dei SAIE LAB dedicata al dissesto idrogeologico, Massimo Valente (Agenzia Interregionale per il Fiume Po) ha offerto una panoramica sulla complessa gestione dei corsi d’acqua, in particolare nel bacino del Po e nei fiumi Secchia e Panaro.
Valente ha sottolineato come il nostro territorio, nel giro di appena cinquant’anni, sia profondamente cambiato: la frammentazione del suolo, l’urbanizzazione spinta fino agli argini e gli effetti del cambiamento climatico hanno reso fragile e stressato un sistema di difesa idraulica basato su argini storici, spesso risalenti al 1700 e 1800, pensati per piene che oggi sono superate da eventi molto più intensi e ravvicinati.
Il problema? Gli spazi per il fiume sono sempre più ristretti. Dove prima le piene si sfogavano su superfici ampie, oggi l’acqua è costretta in fasce strette tra argini, mentre il territorio esterno è intensamente urbanizzato o coltivato. Le casse di espansione, come quella del Secchia, rappresentano oggi strumenti fondamentali per alleggerire la pressione, ma persino queste infrastrutture rischiano di non essere più sufficienti davanti a eventi eccezionali sempre più frequenti.
Valente ha raccontato come l’agenzia A.I. Po. lavori su due fronti: da una parte l’emergenza, con interventi rapidi di somma urgenza (ben 17 nel 2023 e 9 nel 2024); dall’altra, una strategia di medio termine, che prevede interventi per aumentare la capacità delle casse di espansione, rimuovendo sedimenti accumulati e rialzando gli argini.
Non meno importanti sono le sfide gestionali e organizzative: la frammentazione normativa tra regioni, la burocrazia, l’adeguamento ai vincoli ambientali e, soprattutto, la mancanza di personale qualificato. Valente ha lanciato un appello: servono nuove professionalità capaci e motivate, perché il sistema ha bisogno di nuove energie.
Infine, guardando al futuro, Valente ha evidenziato un tema innovativo: l’uso delle casse di espansione anche come riserva idrica per contrastare i periodi di siccità, trasformando un’infrastruttura nata per gestire l’emergenza in una risorsa strategica.
Il messaggio finale? Serve fare rete, collaborare, condividere dati e competenze. E serve valorizzare chi lavora in questo campo: ingegneri, tecnici, geometri, operatori, oggi troppo spesso sottopagati e sottovalutati, nonostante siano in prima linea nella difesa del nostro territorio.
SAIE LAB si conferma ancora una volta un momento fondamentale per riflettere su queste sfide e costruire insieme soluzioni per il futuro. E Valente ha già garantito: ci sarà anche nel 2026, insieme al direttore dell’agenzia, pronto a condividere i prossimi passi.
Testo estratto dalla registrazione della relazione mediante l'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale.
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