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I Paesaggi Frammentari dell'Edilizia Scolastica

acquisire idee progettuali per la realizzazione di scuole innovative da un punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico, dell’efficienza energetica e della sicurezza strutturale e antisismica, caratterizzate dalla presenza di nuovi ambienti di apprendimento e dall’apertura al territorio

Il Concorso di Idee, annuciato e promosso dal Governo in merito all'Edilizia Scolastica di Nuova Costruzione suscita, da parte di chi si occupa di Produzione Edilizia, forti perplessità per una serie di ragioni che, naturalmente sotto un punto di vista culturalmente tendenzioso e partigiano, è opportuno chiarire.

In primo luogo, lo scenario in cui esso si sviluppa è una congiuntura profondamente depressiva della professione (e, in particolare, di quella architettonica) che ha, tuttavia, cause strutturali, a far data dall'eccessivo nanismo dimensionale delle strutture professionali, dalla incapacità evidente delle stesse a gestire l'economia della conoscenza, da una sovrapopolazione professionale che non ha eguali in Europa (forse a eccezione della Germania, impegnata, peraltro in una controversia comunitaria a proposito dei minimi tariffari), come segnalato addirittura dal New York Times pochi mesi addietro.

A ciò, invero, occorre aggiungere un immaginario coltivato nelle Scuole di Architettura, spesso autoreferenziale e, comunque, rivolto a una concezione esasperata dell'individualismo (che, in parte, si riflette oggi anche nel drammatico, ma ragionevole, calo delle immatricolazioni universitarie).

Ovviamente, il proposito del promotore del Concorso di Idee sarebbe assolutamente condivisibile: acquisire idee progettuali per la realizzazione di scuole innovative da un punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico, dell’efficienza energetica e della sicurezza strutturale e antisismica, caratterizzate dalla presenza di nuovi ambienti di apprendimento e dall’apertura al territorio, se non fosse che, in primissimo luogo, oggi l'attenzione della Committenza Internazionale è rivolta a garantire che, sin dalla Progettazione Preliminare (anzi dal Briefing) la priorità è assegnata ad assicurare l'Operazionalità (la Fruibilità) del Bene (Im)Mobiliare nel Ciclo di Vita, intendendosi per quest'ultimo un Servitized Asset, in grado di supportare diacronicamente l'erogazione dei Servizi (Formativi).

Naturalmente, tale ultima istanza è ben presente ai promotori del Concorso (al di là del fatto che i premi previsti possano davvero coprire la remunerazione di cotante e di cotali competenze necessarie), ma lo è veramente anche negli apparati mentali di progettisti che seguitano, non di rado, a ragionare in termini oggettuali? D'altro canto, esiste davvero una similarità rigorosa tra la tradizione del Concorso di Architettura in Francia (ribadita dalla recente Strategia presentata dal Ministro Pellerin) e la versione domestica?

Quand'anche volessimo, del resto, rigettare come passatista l'ipotesi coltivata negli ambienti britannici di una Modularità, di una Ripetibilità (in altri termini: della possibilità di generare Unicità a partire da Sistemi Costruttivi Aperti impostati su Digital Fabrication e Additive Manufacturing, per utilizzare al meglio le scarse risorse disponibili: si vedano Atkins, Sunesis o Wilmott Dixon), quand'anche desiderassimo celebrare le criticità del CLASP di noventesca memoria (tradotto ironicamente quale Collection of Loosely Assembled Steel Parts), dovremmo, però, porci alcuni quesiti:

  1. sostituire il parco immobiliare strumentale degli Anni Sessanta e Settanta, non vuol significarne semplicemente il rimpiazzo, comporta anche il confrontarsi con le vicende e le aspirazioni di quel periodo storico, dei suoi concorsi progettuali per repertori, e così via, della Transizione dalla Construction Industry alla Industry of the Integrated Built Environment;
  2. privilegiare le teorie e i metodi pedagogici, didattici e così via non è certamente innovativo - basti pensare all'Asilo Sant'Elia di Giuseppe Terragni - ma, al contrario, domandarsi in che maniera tradurre in termini computazionalmente comportamentali gli stessi lo sarebbe.
  3. d'altronde, osserviamo il lungo elenco enunciato, del tutto condivisibile e apprezzabile, di intenti e di finalità, che traspare anche dal recente avviso per per gli ambienti digitali denominato

Aule aumentate, laboratori mobili, spazi alternativi per l’apprendimento, posto alla base del Concorso:

  • realizzazione di di ambienti didattici innovativi, a partire dalle esigenze pedagogiche e didattiche e dalla loro relazione con la progettazione degli spazi;
  • sostenibilità ambientale, energetica ed economica: rapidità di costruzione, riciclabilità dei componenti e dei materiali di base, alte prestazioni energetiche, utilizzo di fonti rinnovabili, facilità di manutenzione;
  • presenza di spazi verdi fruibili che arricchiscono l’abitabilità del luogo;
  • relazione della soluzione progettuale con l’ambiente naturale, con il paesaggio e con il contesto di riferimento anche in funzione didattica;
  • apertura della scuola al territorio: la scuola come luogo di riferimento per la comunità;
  • coinvolgimento dei soggetti interessati e loro partecipazione attiva;
  • permeabilità e flessibilità degli spazi, fruibilità di tutti gli ambienti;
  • attrattività degli spazi anche al fine di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica;
  • concezione dell’edificio come strumento educativo finalizzato allo sviluppo delle competenze sia tecniche che sensoriali;
  • attenzione alla presenza di spazi per la collaborazione professionale e il lavoro individuale dei docenti;
  • presenza di spazi dedicati alla ricerca, alla lettura e alla documentazione;
  • concezione e ideazione degli spazi nell’ottica del benessere individuale e della socialità.

In che termini essi potrebbero essere formulati sotto il profilo contrattuale allo scopo di utilizzarli quali elementi di giudizio per una commissione esaminatrice in maniera computazionalmente comparabile, misurabile? Vi sono certamente esempi in altri Paesi, direttamente attinenti o meno, ma essi presuppongono una Committenza (Diretta o Delegata) che abbia padronanza, per il Processo di Strategic Briefing, del Behavioural Modelling, della Spatial Syntax, dello Space Programming, del Digital Sketching, del Model Checking, che sia determinata a tradurre i modelli pedagogici di altre discipline in termini di Progettualità della Committenza.

Che cosa, poi, comporterebbe l'utilizzo degli esiti derivanti dalle idee migliori per la riformulazione di una Normativa Tecnica, in termini prestazionali, laddove la stessa concezione prestazionale di Norma Prestazionale, nell'Era della Digitalizzazione, sta per cedere il passo a quella di Soluzione Comportamentale?

Al di là di ambizioni che pertengono alla Virtual Pre-Occupancy Evaluation e all'Internet of Buildings, Infrastructures and Grids, ammesso che si possa presumere solo come futuribile (ma presente nella strategia governativa del Regno Unito definita come Digital Built Britain), secondo un piano puramente organizzativo, che effetto potranno sortire circa cinquantaquattro "idee" progettuali, tutte singolari (poiché a ciascun concorrente pare sia impedito di cimentarsi più volte), che andranno successivamente mediate da Amministrazioni Locali secondo formule contrattuali eventualmente differenziate e individuali? L'affermazione del Paradigma della Dispersione e della Frammentazione, in luogo di quello della Integrazione e della Sistemica nell'epoca della Mass Customization?

Come potranno decine di episodi individuali fungere da elementi connettori nelle periferie urbane? Può realmente l'Architettura della Città da sola risolvere evoluzioni sociali ed economico finanziarie complesse ed epocali? Non esistono recenti e nobili precedenti di Tendenza su cui avviare, tuttavia, una riflessione critica? Ha senso celebrare la demolizione della Social Housing degli Anni Settanta a Glasgow, senza porsi interrogativi sul fatto che vi siano delle riflessioni in tema di Tutela persino sui Grands Ensembles? Ha senso parlare di Belle Architetture secondo concezioni analogiche, laddove la stessa narrazione di Renzo Piano sulla Scuola Ideale appare tutta giocata sul racconto degli Spazi in relazione ai Comportamenti (Evolutivi)?

Soprattutto, non si vorrebbero creare Filiere, Reti, Catene di Fornitura Verticali, Integrate, impostate sulla Cultura del Dato (dei Data-Driven Process)? Non si vorrebbero impiegare poche centinaia di milioni di Euro per fungere da moltiplicatore, per dare origine a un Sistema, potenzialmente miliardario, di Servizi Formativi esportabile, Italian Life-Styled? Pensiamo solo alla straordinaria reputazione e pervasività globale di cui gode la Fondazione Reggio Children. Giochiamo su qualche decina di Manufatti o su una Strategia e su un Progetto Industriale?

E' efficace realmente una Anagrafe dell'Edilizia Scolastica elencativa, oppure sarebbe più profittevole adottarne una sul tipo di quella del Central Facility Repository della GSA Statunitense: ma anche di quella BIM-Based del Comune di Torino?