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Il settore dei controlli strutturali fuori controllo

Con la pubblicazione di due sentenze del TAR Lazio si apre il far west dei controlli sulle strutture esistenti. Di seguito il commento dell'Associazione CODIS.

Tar Lazio: le sentenze 3134/2022 e 3132/2022

Sono state pubblicate le due sentenze in merito ai ricorsi pendenti al Tar Lazio ed inerenti la disciplina dei controlli sulle costruzioni.

La sentenza n. 03134/2022 muove le fila da un ricorso al Tar del 2018. Atteso che le sentenze si rispettano e non si commentano, non possiamo esimerci dal rilevare come il Tar Lazio abbia impiegato quasi 4 anni (!) per emettere il suo giudizio di merito.

Nel testo si accoglie l’istanza di eliminazione del comma aggiuntivo del paragrafo 8.5.3 che includeva i campionamenti fra le attività dei Laboratori di cui all’art. 59 del DPR 380/01 afferenti alla Circolare 7617.

Si tratta di una modifica al previgente paragrafo 8.5.3 delle NTC 2018 che creò non poco scalpore.

Da un lato verrebbe da dire “meglio tardi che mai”, ma mai come in questo caso la Giustizia è arrivata in ritardo. In ritardo nei tempi e nei modi. In questi ultimi 4 anni infatti, il mondo dei controlli strutturali è stato totalmente rivoluzionato. Purtroppo solo una tragedia, quale quella del Ponte Morandi, ha dato la giusta scossa ad un settore strategico per il nostro Paese.

Trattasi quindi, di una sentenza tardiva sia per i tempi mostruosi sia per il mutato contesto storico. Oltretutto, all’atto della presentazione del ricorso, a cui parteciparono gran parte dei

laboratori oggi confluiti in Codis, sembrò chiaro l’orientamento non favorevole in quanto, l’udienza cautelare rigettò l’ipotesi di sospensiva.

In assenza di riscontri anche dagli ordini professionali provinciali, gran parte dei ricorrenti, intesero che era necessario riformare l’intero settore dei controlli dal di dentro, rendendosi parte attiva. Per questa ragione i ricorrenti, poi confluiti per il 90% in Codis, avevano richiesto, per il tramite della stessa Codis, il percorso di riforma dell’art. 59 del DPR 380/01.

Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della riforma dell’art. 59 del DPR 380/01, oltre il 90% dei ricorrenti decise per la carenza di interesse e lasciarono il ricorso. Attraverso la creazione dei Laboratori prove su strutture esistenti, di cui ci facemmo promotori infatti, abbiamo dato riconoscibilità a questa professione che ad oggi, nonostante le tardive sentenze, ha identità solo attraverso la creazione di un laboratorio ai sensi della Circolare 633.

 

Con la sentenza n. 03132/2022 si aprono le porte al Far West 

La seconda sentenza, la n. 03132/2022 riguarda il ricorso al cosiddetto DM Ponti. In questo caso, il dispositivo di merito stabilisce che i controlli strutturali sono competenza non demandabile in via esclusiva a nessuno dei Laboratori ex art. 59 del DPR 380/01.

Questo dispositivo ci rende non poco perplessi. Nei fatti tutta la disciplina dei controlli non sarebbe più un settore sensibile e quindi, governato dallo Stato per conto del Ministero. È bene qui ricordare infatti, che la ratio della norma sui Laboratori, in vigore con la Legge 1086/71, demanda allo Stato, attraverso i laboratori ufficiali in capo alle Università, all’ANAS e ad RFI, il controllo sulle costruzioni.

Ma con una modifica successiva al 1971, con la sempre crescente richiesta di controlli sui materiali da costruzione, si concesse l’attività anche a soggetti privati, i cosiddetti Laboratori Autorizzati. Inoltre i Laboratori, cosa non da poco su cui occorre fare una riflessione, venivano dichiarati servizi di pubblica utilità

La sentenza potrebbe indurre quindi, ad una totale deregulation del settore dei controlli strutturali, intendendo per questo anche il settore controlli dei materiali da costruzione e prove su rocce e terre.

Difatti, questa sentenza apre le porte al Far West dei controlli strutturali con tanto di pistoleri fuori controllo. Ad oggi viene meno qualsiasi controllo sul settore dei controlli (sic!) strutturali, nel più classico dei cliché “chi controlla il controllore?”. E pensare che l’Italia vanta una delle prime norme di settore nella storia delle costruzioni, tanto che poteva fare a meno dei laboratori certificati ai sensi della ISO 17025, che invece sono attivi nel resto della UE. Oggi, quindi, ci ritroviamo dietro gli altri Paesi UE laddove eravamo i primi della classe.

Oltretutto, vista la specialità sismica del territorio italiano ed avendo sin qui una norma nazionale, non abbiamo nemmeno mai fatto ricorso alla disciplina della ISO 17025 sui Laboratori. In altri termini oggi l’Italia, dopo le sentenze del TAR Lazio è priva di qualsiasi norma che regoli i Laboratori di prova nel settore dei controlli strutturali. Assurdo!

In uno scenario in cui il Paese ha estremo bisogno di competenze certificate per l’analisi diagnostica delle strutture, qualcuno ha pensato bene di portare il dibattito nei tribunali, piuttosto che nelle opportune sedi di confronto. Anzi gli attori dei due ricorsi si sono sottratti a qualsiasi forma di confronto, nonostante il fatto che il Consiglio Nazionale degli Ingegneri si sia più volte pronunciato a favore della riforma.

 

Una sintesi delle due sentenze

Alla fine nel riepilogare il disastroso esito di queste due sentenze si fa non poca fatica a schematizzare. Una sintesi provvisoria sembra essere la seguente:

  • Con l’accoglimento sul ricorso sulle NTC 2018, viene abolito ogni riferimento al campionamento in capo ai Laboratori Autorizzati. Ciò si traduce nel fatto che qualsiasi privato cittadino può eseguire campionamenti strutturali.
  • Con l’accoglimento del ricorso sul DM Ponti, invece, si consuma un paradosso ancora più assurdo: le indagini sulle strutture, così come le indagini sui materiali e le prove sulle terre possono essere eseguite da qualsiasi professionista che eserciterebbe, paradossalmente, un servizio di pubblica utilità, senza doversi dotare dei necessari mezzi, delle necessarie certificazioni, senza standard di qualità e, soprattutto, senza alcun controllo da parte di Ente supervisore.

Non possiamo in definitiva, che deprecare quanto successo e rifiutare questa condizione di perenne confusione ed incertezza che le due sentenze non hanno fatto altro che rinfocolare.

Tutto questo, ricordiamolo, in uno scenario in cui una rivista illustre come Forbes in data 14 marzo 2022 pubblica un articolo in cui si parla di multinazionali dei controlli strutturali pronte a comprare ogni anno dei Laboratori italiani. Il fatto di per se non costituisce una novità.

Negli ultimi 3 anni almeno 5 multinazionali straniere stanno operando una costante opera di acquisto di laboratori italiani. Gli stessi laboratori che, ricordiamolo, sono chiamati dalla norma a svolgere un servizio di pubblica utilità. In questo contesto, quindi, solo un meccanismo di tutela della Stato potrà consentire a tutti noi un mercato accessibile, terzo e giusto. Ma soprattutto occorre garantire un servizio di qualità per la sicurezza degli italiani.

Non accettiamo la logica del Far West e dei pistoleri fuori controllo. Il Paese ed il Settore meritano ben altro.

Per questa ragione invochiamo sin da subito una cabina di regia governativa, che riunendo tutti gli enti preposti alla sicurezza ed alla vigilanza sulle strutture ed infrastrutture, risolva prontamente la questione prima che sia troppo tardi.


Associazione per il Controllo, la Diagnostica e la Sicurezza di Strutture, Infrastrutture e Beni Culturali

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