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Il sistema delle costruzioni come vettore di common values

L'avv. Sara Valaguzza riflette sull'evoluzione della distinzione tra pubblico e privato nel contesto legale contemporaneo, evidenziando come normative come la Corporate Sustainability Reporting e il regolamento sul Golden Power integrino l'azione pubblica nella sfera privata. Questa convergenza tra interesse pubblico e privato richiede una valutazione condivisa del valore sociale ed economico nel settore delle costruzioni, suggerendo la necessità di misurazioni standardizzate e incentivi adeguati per promuovere risultati più inclusivi e sostenibili.

Dalla separazione tra il diritto pubblico e quello privato a un unico diritto promotore dello sviluppo sociale

A partire dal Settecento, per almeno un paio di secoli ha avuto senso appoggiarsi ad una grande divisione, quella tra pubblico e privato, che invece oggi, per le ragioni che si diranno e con le conseguenze che stiamo per accennare, appare ampiamente superata e trasformata in altro.

La separazione tra ambito di azione dei privati e dimensione pubblica, originariamente nata per affermare i diritti individuali a fronte del nuovo potere statuale, ha trovato una delle sue più chiare teorizzazioni razionali nel 1797 nei Principi metafisici della dottrina del diritto, ad opera di Kant, nell’ambito dei quali il diritto pubblico è stato inteso come il “diritto dello Stato”, il “sistema delle leggi per un popolo”, la “garanzia da prepotenze reciproche”.
Invece, il diritto privato (o dei privati) era interpretato come il terreno di affermazione della signoria del volere e della libertà individuale; dal libero scambio, al godimento pieno dei diritto proprietari.

Senonché, il progressivo incremento della legislazione, nazionale ed Europea, volta a stabilire limiti, forme e modi capaci di vincolare l’attività privata e dei privati, ha ingenerato la convinzione che sia corretto identificare ora un unico diritto, né pubblico (o dei soggetti pubblici) né privato (dei soggetti privati), promotore di strategie politiche che definiscono il modello di sviluppo sociale attuale, includendovi il perseguimento di interessi pubblici e di target di valore sociale, dai quali viene condizionata tanto la sfera pubblica quanto quella privata.

La norma giuridica così interpretata ricongiunge un decisivo nesso, quello tra economia e giustizia, tra volontà individuale ed esigenze collettive.
Di seguito riepilogo un paio di esempi, dai quali si evince l’identità europea di quei valori che travalicano la separazione tra pubblico e privato e la volontà individuale, diventando impegno comune.

Primo esempio - Le regole europee in tema di Corporate Sustainability Reporting (cfr. Direttiva 2022/2464) e di Corporate Sustainability Due Diligence sono la prova del fatto che è fisiologica l’ingerenza delle strategie pubbliche negli equilibri degli statuti privatistici: le aziende devono dar conto delle scelte organizzative, degli obiettivi di sostenibilità, delle modalità di gestione e controllo degli impatti sull’ambiente, devono effettuare una disclosure dei rischi ambientali derivanti dalla propria attività e di quelli che subiscono. Le imprese con sede nell’Unione europea che abbiano più di 500 dipendenti devono, tra l’altro, prevenire e rimediare, in qualunque parte del mondo, le violazioni ai diritti umani e alla Natura che dovessero verificarsi per via della loro condotta o di quella di imprese coinvolte nella loro filiera.
Secondo esempio - Il regolamento europeo in tema di Golden Power consente agli Stati membri di bloccare acquisizioni di capitali di imprese europee che possano mettere a rischio la sicurezza e la difesa nazionale.

Nell’esercizio dei Golden Power sono state considerate strategiche anche aziende operanti nel settore dell’edilizia: di recente, il Governo Ungherese ha espresso il veto ad un’operazione di acquisto di una società locale, operante sul mercato dei materiali edili (estrazione di ghiaia, sabbia e argilla) e nella fabbricazione di prodotti in calcestruzzo per l’edilizia, da parte di altra società ungherese, controllata da una società delle Bermuda, sostenendo che l’acquisizione straniera potesse privare di materiali il mercato locale, in un’attività di rilevanza centrale per l’economia quale è quella delle costruzioni.

Il veto è stato però annullato dalla Corte di Giustizia (13 luglio 2023, in C-106/22) perché era emerso in corso di causa che (i) la società acquirente già acquistava il 90% dei materiali della società target, e che solo il 10% di essi era dunque disponibile per il mercato nazionale e che (ii) le materie prime di base considerate strategiche avevano un bassissimo tasso di esportazione, considerato il valore commerciale modesto, rispetto, soprattutto, alle loro spese di trasporto.

 

Mercato delle costruzioni: più valore all'indotto creato in termini sociali, economici ed ambientali

Insomma, il diritto contemporaneo è portatore di common values, che pervadono l’iniziativa economica privata e, al contempo, fungono da contro-limite per gli eccessi di statalismo e per la sovra-estensione nell’esercizio del potere pubblico.

Come si riflette tutto ciò sul settore delle costruzioni?

Si riflette moltissimo, per i motivi che ora provo a riassumere.

Già dieci anni fa, in un articolo su Ingenio, Andrea Dari aveva messo in evidenza la connessione tra creazione di valore sociale e mondo dell’edilizia.
Oggi, con le regole in tema di PNRR, il valore sociale richiesto al settore è circostanziato: si tratta di includere i giovani, di valorizzazione l’imprenditorialità femminile, di realizzare il principio di parità, di procedere verso la transizione ecologica e digitale. Di costruire scuole, ospedali di comunità, residenze per studenti, comunità per adulti, etc..
Quando tutto sembra provare che il valore sociale sta pervadendo il mercato delle costruzioni, a me sembra che manchi ancora qualcosa e che sia l’occasione giusta per porvi rimedio.

In particolare due cose. Mi pare manchino un sistema di misurazioni condivise del valore aggiunto sociale ed economico connesse al processo di costruzione e la previsione di incentivi adeguati per chi contribuisce alla realizzazione di valore pubblico aggiunto.

Misurazioni condivise: quanto “vale”, in termini economici e sociali, assegnare un posto di lavoro? Quanto “vale” aver insegnato ad una persona l’italiano e l’alfabetizzazione di base delle regole del nostro Paese? Quanto “vale” aver promosso l’integrazione di persone con disabilità o aver messo a disposizione di tutti una rete internet pubblica? Ecco, questi “quanto vale” sono solo alcune delle “cose” che regala alla società il settore delle costruzioni.

Il valore di cui parlo è, al momento, sottotraccia, non viene “allibrato” da nessuno. Serve mettere dei numeri per quantificare l’impatto delle iniziative a cui ho accennato, introdurre degli standard quantitativi che permettano di confrontare i risultati effettivamente raggiunti con un’azione con quelli raggiunti o non raggiunti con un’altra.

Due identici interventi edilizi o infrastrutturali possono avere un “valore” diversissimo, in termini di impatto sociale, economico ed ambientale, se facciamo emergere quello che, appunto, fino ad oggi resta nascosto.
Incentivi: cosa realmente serve compensare quando si realizza un intervento rigenerativo? Scrivo così, non parlando di intervento “edilizio” perché sono convinta che ogni intervento edilizio, nel quadro giuridico attuale, debba rigenerare l’area nel quale si insedia. Sono ancora attuali gli “oggetti” che gli enti locali negoziano in sede di pianificazione e attuazione edilizia? Stiamo davvero ancora parlando di aree standard o parcheggi mentre dichiariamo di volere abolire le auto e di alleggerire le aree urbane da ulteriore consumo di suolo?

A me pare che serva una maggiore elasticità nell’approcciare costi e oneri di costruzione, ovviamente nel rispetto dell’interesse pubblico e della parità dei privati proprietari. Ma se invece che costruire una scuola o un parcheggio, un proprietario offre di assumere più persone nella sua azienda o di programmare un percorso di riqualificazione di un gruppo di persone per varie finalità, perché queste iniziative non possono essere valutate?

Insomma, mi pare che i tempi siano maturi per non ragionare più solo di cemento, ferro o legno, di prefabbricazione o di off-site. Il mercato delle costruzioni deve cominciare a dare valori e prezzi all’indotto che porta, in termini di valore sociale, economico e ambientale, e che, sono convinta, una volta misurato darà numeri importanti e nuova identità etica ad un comparto troppo spesso ingiustamente qualificato come cinicamente rivolto solo al profitto

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