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L'equo compenso dei professionisti inizia dai bandi pubblici

Dopo le vacanze estive prevista un'accelerazione sull'attuazione delle norme del Jobs Act Autonomi e sull'equo compenso applicato inizialmente ai bandi delle amministrazioni pubbliche

Basta bandi pubblici che prevedono “il titolo gratuito” per le prestazioni rese dai professionisti, con l’individuazione - anche attraverso atti di indirizzo o codici di comportamento - di "parametri di equo compenso" per evitare che la PA "abusi della propria posizione dominante".

Come annunciato dal ministro Poletti, a Roma, nel corso di un convegno sul lavoro, dopo le vacanze estive si metteranno i paletti sia per l'effettiva attuazione del Jobs Act Autonomi sia per l'equo compenso dei professionisti, a partire appunto dai bandi pubblici.

Nello specifico, per quanto riguarda il Jobs Act Autonomi si prevede:

  • l'effettiva istituzione degli sportelli dedicati ai lavoratori autonomi nei centri per l'impiego;
  • un rafforzamento delle misure di welfare per i “non ordinistici”;
  • possibili incentivi per rendere più conveniente la previdenza complementare per i liberi professionisti;
  • il rapido esercizio della delega - contenuta nell'art.6 del Jobs Act Autonomi - per riconoscere alle Casse di previdenza di diritto privato la possibilità di attivare anche prestazioni sociali, finanziate da un’apposita contribuzione, destinate agli iscritti che hanno subito una significativa riduzione del reddito professionale per ragioni non dipendenti dalla propria volontà o che siano stati colpiti da una grave patologia.

Capitolo equo compenso
Tommaso Nannicini, componente della segreteria Dem ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha annunciato che si partirà dalla pubblica amministrazione, fornendo standard minimi di riferimento "sotto i quali non si può andare per qualsiasi tipo di professionista".

Secondo Marco Leonardi, a capo del team economico di palazzo Chigi, si dovrebbero prendere "atti d’indirizzo per chiarire che le gare di appalto al massimo ribasso per i servizi professionali devono comunque partire da livelli di retribuzione decenti", mentre il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (primo firmatario del DDL dedicato proprio all'equo compenso) non ha dubbi: "è giusto introdurre minimi inderogabili per tutelare professionisti e utenti" con applicazione globale e non solo alla PA.