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La casa NZEB: una proposta per il clima mediterraneo

Proposto un modello di edificio NZEB che potesse raggiungere dapprima fabbisogni di energia primaria molto bassi, attraverso la riduzione del fabbisogno utile dell’edificio e successivamente annullare quest’ultimo mediante l’uso di energia prodotta da fonti rinnovabili.

Quale è l’edificio ideale effettivamente a “consumo quasi zero”? Un apposito studio che traguarda i nuovi obblighi di risparmio energetico al 2020, considerando anche gli aspetti legati alla stagione estiva ed all’ottimizzazione dei costi, individua una efficace soluzione.

Negli ultimi mesi, i tecnici ed i ricercatori che si occupano di risparmio energetico degli edifici stanno lavorando per identificare possibili modelli di edifici a consumo di Energia Quasi Zero, i cosiddetti NZEB (Nearly Zero Energy Building), adatti al contesto climatico italiano.
Essi dovranno quindi definire i parametri e le prescrizioni da inserire nei decreti attuativi della Legge 90/2013 [1], emanata per rispondere alle richieste dell’Unione Europea, al fine di individuare il nuovo scenario, al 2020, della progettazione energetica degli edifici. Il punto di partenza per definire tali parametri è lo stato dell’arte raggiunto nella costruzione di edifici a basso consumo. L’obiettivo della ricerca dell’Università Politecnica delle Marche (AN) che, viene qui presentata con la necessaria sintesi, consisteva nell’individuare il percorso per riuscire ad identificare un modello di edificio NZEB che potesse raggiungere dapprima fabbisogni di energia primaria molto bassi, attraverso la riduzione del fabbisogno utile dell’edificio (intorno ai 30/40 kWh/m2 a per il solo riscaldamento) e successivamente annullare quest’ultimo mediante l’uso di energia prodotta da fonti rinnovabili. Le prestazioni energetiche di tale edificio, come ben chiarito nella normativa, non potranno prescindere dallo studio del suo costo globale di costruzione. Parte fondante dello studio è stata quindi una valutazione “cost-optimal”, illustrata in dettaglio nell’articolo “Livelli ottimali di costo per involucri ad alta efficienza energetica” .

La nuova Direttiva Europea EPBD recast
La nuova Direttiva Europea EPBD recast, all’articolo 1, promuove il miglioramento della prestazione energetica degli edifici che si trovano all’interno dell’Unione Europea, specificando che si deve tener conto sia delle prescrizioni relative al comfort degli ambienti interni, sia delle condizioni climatiche specifiche di ciascuno stato membro, senza però dimenticare l’aspetto dei costi che tali prestazioni richiedono. All’articolo 5, stabilisce che gli Stati membri devono calcolare i livelli ottimali dei requisiti minimi di prestazione energetica in funzione dei costi, e comparare tali risultati con i requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli elementi edilizi in vigore nel proprio Paese. A recepimento di tale Direttiva, l’Italia ha emanato il Decreto Legge 63 del 2013, successivamente convertito nella Legge 90/2013, [1] con cui si introducono i concetti di edificio a energia quasi zero e quello di “edificio di riferimento”. L’edificio a energia quasi zero viene definito come un edificio ad altissima prestazione energetica, il cui fabbisogno energetico risulta molto basso o quasi nullo, ed è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta all’interno del confine del sistema.
In mancanza di indicazioni più accurate sulle caratteristiche termiche e sui parametri energetici del futuro edificio NZEB, con questa ricerca si vuole fornire un esempio concreto agli operatori del settore, individuando molteplici possibili stratigrafie di involucro, caratterizzate sia da adeguati valori di trasmittanza che da ottimale capacità termica, tenendo conto dell’importanza che nel nostro paese riveste una valutazione di confort in fase estiva. La ricerca ha dovuto quindi necessariamente traguardare il quadro normativo attuale, non ancora completamente definito in mancanza dei decreti attuativi della L. 90/2013, così da individuare un “best case” a consumo energetico quasi nullo, vicino agli standard tipologici in uso nel nostro paese, ma con elementi costruttivi in grado di fornire standard energetici e di comfort più elevati.
Il percorso progettuale ha previsto, quindi, l’identificazione di un edificio “tipo” da ottimizzare per traguardare l’obiettivo “NZEB”, in primis riducendone i consumi energetici, per poi introdurre un sistema impiantistico ad alta efficienza e fonti rinnovabili (ad es. impianto fotovoltaico associato ad una pompa di
calore, solare termico per l’acqua calda sanitaria, ecc.) per annullare il fabbisogno energetico.

Il caso studio
Tra le varie tipologie di edificio di riferimento che sono richieste dalla Direttiva Europea, ovvero abitazione monofamiliare, piccolo condominio, grande condominio ed edificio ad uso uffici, si è scelto di analizzare uno dei casi più diffusi sul territorio italiano: quello del piccolo condominio.
In particolare, si è scelto un edificio di edilizia economico popolare (social housing), realizzata da ACER (Azienda Casa di Reggio Emilia) nel 2005 (quindi antecedente all’emanazione del D.Lgs. 192/05) ed avente un consumo energetico di poco superiore ai 70 kWh/m2a , ovvero in classe energetica D.
Il caso studio scelto ben rappresenta il tipico condominio residenziale ed è a tutti gli effetti da considerarsi un caso di edilizia low cost. Inoltre l’edificio preso in considerazione è dotato di elementi costruttivi tipici della tradizione mediterranea quali solai e pareti in laterizio.

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Tabella 1. Caratteristiche geometriche e costruttive dell’edificio oggetto di analisi.

ARTICOLO TRATTO DA CIL n. 159 “verso NZEB”