Linee guida alla progettazione dell’impermeabilizzazione di terrazze e balconi in edifici nuovi ed esistenti
Linee guida alla progettazione dell’impermeabilizzazione di terrazze e balconi in edifici esistenti e di nuova costruzione secondo le indicazioni riportate nella nuova Norma UNI 8178-2 del 2019.
A partire dall’immediato dopoguerra e grazie alla spinta generata da Le Corbuiser ed i suoi seguaci, si è radicalmente modificato il concetto di terrazza, facendolo passare da un mero e statico elemento di chiusura dell’edificio ad un vero e proprio nuovo spazio architettonico da vivere come lo conosciamo ed apprezziamo oggi.
Dopo un periodo di transizione, in cui le coperture in legno a falde inclinate hanno monopolizzato l’attenzione del mercato, nell’ultimo decennio, probabilmente a causa di un ritorno in auge di alcune tendenze architettoniche più razionaliste ed alla spinta generata dalle legislazioni riguardanti la limitazione del fabbisogno energetico e la produzione di energie alternative, da cui deriva la necessità di fornire un area dove poter alloggiare sistemi di produzione fotovoltaica, si assiste ad una rinnovata attenzione nei confronti delle coperture piane a terrazza, sia per unità mono e bi-familiari che per edifici condominiali.
Fig. 1: Esempio di render di progetto di copertura piana a terrazza.
Affinchè terrazze e balconi possano essere spazi fruibili nei quali trascorrere momenti piacevoli e non diventare veri e propri “incubi” da gestire, è necessario che la loro progettazione venga eseguita con la massima attenzione, valutando tutte le sollecitazioni a cui questi elementi vengono sottoposti durante la loro vita operativa.
Gli agenti atmosferici e le variazioni di temperatura comportano la creazione di sollecitazioni meccaniche sia per quanto riguarda la pavimentazione che per quanto concerne le strutture e possono essere causa di compromissioni della resa estetica o peggio, della tenuta impermeabile dell’elemento stesso.
Una corretta progettazione di una terrazza comporta una serie di accorgimenti e dettagli esecutivi, relativamente alla scelta del sistema di tenuta all’acqua più idoneo, alla creazione di pendenze che facilitino l’evacuazione delle precipitazioni, alla predisposizione di giunti perimetrali e dei giunti di frazionamento necessari alla buona conservazione della pavimentazione ed al raccordo con gli altri elementi di contorno della terrazza stessa (soglie, corpi passanti, murature di contenimento o altro).
Le patologie ricorrenti dei terrazzi
Un’errata o non sufficientemente dettagliata progettazione, un’esecuzione non a regola d’arte, condizioni climatiche particolarmente avverse, mancanza di manutenzione programmata e vetustà dell’elemento, possono comportare una serie di problematiche che vanno dalle infiltrazioni negli ambienti interni, alla progressiva disgregazione del massetto di allettamento per finire con la rottura o il parziale distacco di elementi della pavimentazione.
Ogni patologia può trarre origine da diverse cause o può essere addirittura la somma di varie concause, solo con una buona esperienza si può pensare di individuare le ragioni del problema e procedere ad individuare la soluzione più efficacie ed efficiente in termini di durata, prestazione e costi.
La comparizione di infiltrazioni solitamente dal soffitto o dall’attacco del soffitto con le pareti, a meno di casi eclatanti, potrebbe essere imputabile ad una compromissione dell’impermeabilizzazione ma, in certi casi, potrebbe essere anche l’effetto di una forte presenza di umidità da condensa; mentre nel primo caso si presenterebbe la necessità di intervenire repentinamente ripristinando la continuità del manto di tenuta all’acqua, nel secondo caso gli interventi “riparatori” sarebbero ben diversi, allo stesso modo la disgregazione o rottura del massetto potrebbe essere riferibile a condizioni climatiche avverse che perdurano nel tempo o ad un non corretto rapporto dei componenti del massetto (acqua, cemento ed inerti a granulometria variabile), tale problematiche, che portano al medesimo risultato di progressivo distacco ed alla rottura della pavimentazione, abbisognerebbero di interventi di riparazione diversi, la mancanza infine di una corretta predisposizione dei giunti di dilatazione e frazionamento potrebbe anch’essa essere causa di distacchi e rotture della pavimentazione ed in questo caso la patologia sarebbe causata da un’origine dovuta all’alternarsi dei cicli termici ed alle sollecitazioni da loro imposte, come mostrato nelle immagini sottostanti.
Fig. 6 Rappresentazione delle sollecitazioni sulla pavimentazione innescate dai cicli termici stagionali
Un’altra patologia estremamente ricorrente è dovuta alla mancata impermeabilità delle fughe di sigillatura della pavimentazione.
Come mostrato nell’immagine 6, a lungo andare l’acqua da precipitazioni passa attraverso le sigillature non impermeabili della pavimentazione, andando a depositarsi tra la pavimentazione ed il massetto ed imbibendo il massetto stesso, come mostrato nell’immagine 7.
La presenza di acqua intrappolata nel massetto e al di sotto delle piastrelle subisce drastici cambiamenti di temperatura durante i cicli stagionali, d’estate tende ad evaporare (tirandosi dietro dei depositi salini che affiorano dalle fughe sotto forma di incrostazioni solide di colore biancastro) mentre a temperatura sotto lo 0°C ghiaccerà aumentando il suo volume del 9%.
Tale condizione perdurante nel tempo, può comportare dapprima il distacco della pavimentazione e secondariamente un ammaloramento alla base delle murature, dovuto al contatto tra il massetto cementizio e l’intonaco, responsabile delle antiestetiche e frequentissime “barbe bianche” che affiorano appena al di sopra dei battiscopa, come rappresentato dall’immagine 8.
La Regola dell’Arte
Al fine di evitare cocenti delusioni, prima di avventurarsi in interventi di riparazione, è sempre necessario avere un quadro chiaro della situazione, fondato su solide competenze edilizie e suffragato se possibile da indagini e test in loco, propedeutici alla determinazione delle opere di ripristino dell’integrità dell’elemento.
Giusto per sgomberare il campo da fraintendimenti e seguire quanto indicato dalla nuova norma UNI 8178-2 “Analisi degli elementi e strati funzionali delle coperture continue e indicazioni progettuali per la definizione di soluzioni tecnologiche”, quando si parla di impermeabilizzazione bisogna fare un’immediata distinzione tra quelli che possiamo definire strati di tenuta, adibiti ad impermeabilizzazione primaria, e quelli che potremmo considerare come strati di protezione idraulica adibiti ad impermeabilizzazione secondaria ed altre funzioni di seguito descritte.
La norma suddetta considera come strati primari i seguenti elementi:
- struttura portante (solaio);
- strato di pendenza (solitamente costituito con un massetto sabbia-cemento);
- strato di controllo del vapore (membrana o telo di barriera o freno al passaggio del vapore):
- elemento adibito ad isolamento termico (EPS, XPS, PUR,….);
- elemento di tenuta (le membrane impermeabilizzanti a rotoli (a base bituminosa o sintetica);
- strato di pavimentazione o zavorramento (massetto e pavimento o in alternativa massetto cementizio);
mentre definisce strati secondari i seguenti elementi:
- strato di drenaggio (utili a smaltire eventuali ristagni d’acqua posizionati all’estradosso degli elementi di tenuta);
- strato filtrante (ad esempio in corrispondenza di giardini pensili per far passare l’acqua e trattenere il terriccio);
- strato di imprimitura (promotore di adesione da applicare prima della posa dell’impermeabilizzazione);
- strato di protezione meccanica (all’elemento di tenuta);
- strato di separazione (che evita il diretto contatto tra il massetto e l’impermeabilizzazione);
- strato di scorrimento (geotessili e/o geotessuti)
- strato di protezione idraulica (impermeabilizzazione del massetto);
- strato di ripartizione dei carichi;
- strati di regolarizzazione geometrica.
Tra gli strati primari, gli elementi di tenuta, che potremmo chiamare impermeabilizzazione primaria, sono quelli deputati al mantenimento dell’impermeabilità di una struttura, storicamente in forma di membrane a rotolo a base bituminosa o sintetica, a loro viene demandata la responsabilità di non consentire infiltrazioni d’acqua all’interno degli ambienti abitati; gli strati secondari invece, che potremmo chiamare impermeabilizzazione secondaria, hanno il compito di ridurre la propagazione capillare dell’acqua piovana verso gli elementi strati ad esso sottostanti, salvaguardando l’integrità del massetto e della pavimentazione.
Mentre la funzione dell’impermeabilizzazione primaria è unicamente di garantire una idonea tenuta all’acqua, salvaguardando l’integrità della struttura, gli strati secondari possono definirsi “multifunzionali” in quanto, oltre al compito di protezione idraulica del massetto, sarà possibile sfruttare anche altre loro prerogative come la funzione di ripartizione dei carichi, di drenaggio, di separazione e di sfogo delle tensioni del vapore.
Nonostante le molte caratteristiche positive dei materiali facenti parte la categoria delle impermeabilizzazioni secondarie, va chiarito un punto fondamentale: lo strato di tenuta (l’impermeabilizzazione con membrane continue a rotoli per intenderci) è sempre necessario, procedere con uno strato impermeabilizzante secondario senza l’elemento di tenuta è un errore progettuale e comporta notevoli rischi di infiltrazioni!
Una progettazione di una terrazza a regola d’arte prevede in definitiva la presenza del doppio ordine di impermeabilizzazione, una primaria, dedicata alla salvaguardia dell’impermeabilità del manufatto e una secondaria, dedicata all’integrità del massetto e della pavimentazione.
...CONTINUA.
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