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Low Carbon Ratings: il futuro del calcestruzzo sostenibile secondo Concrete Europe

Marco Borroni, esperto di sostenibilità nel settore del calcestruzzo, spiega il ruolo di Concrete Europe, di cui è presidente, nello sviluppo degli LCR e nell’armonizzazione delle certificazioni ambientali. Tra le sfide: evitare semplificazioni tecniche e costruire un linguaggio comune a livello europeo.

Verso una valutazione condivisa della sostenibilità nel calcestruzzo

In un momento cruciale per la decarbonizzazione del settore delle costruzioni, i Low Carbon Ratings (LCR) proposti da GCCA stanno guadagnando attenzione. Abbiamo intervistato Marco Borroni, Presidente di Concrete Europe, per comprendere il reale impatto di questi strumenti, le sinergie in corso con altri schemi di certificazione e le priorità per armonizzare criteri tecnici e normativi a livello europeo.

Andrea Dari:
Qual è il coinvolgimento attuale di CONCRETE EUROPE nello sviluppo e nella valutazione dei sistemi LCR-Cement e LCR-Concrete proposti da GCCA? Ci sono sinergie in corso o tavoli tecnici comuni?

Marco Borroni:

Devo dire che sull’argomento c’è stata un’accelerazione improvvisa e “spontanea” da parte di tanti Stati, che ha portato alla creazione di classificazioni delle emissioni legate al calcestruzzo in modo non sempre tecnicamente preciso. Credo che questo si leghi più in generale ad un approccio non sempre rigoroso alla riduzione degli impatti dovuti ad una costruzione; vorrei qui solo ricordare quali sono i reali termini complessivi della questione: dalla valutazione complessiva della sostenibilità di un’opera (sociale, economico ed ambientale) dobbiamo sempre valutare le fasi di costruzione, vita utile e fine vita; con pesi diversi nelle varie fasi a seconda dell’impatto considerato.

E già in questa fase un progettista valuterà pregi e difetti di soluzioni costruttive in funzione degli obiettivi principali dichiarati (ad es. costo di costruzione, durata, manutenzioni richieste, costi ed impatti di esercizio, riduzione dei rifiuti a fine vita..). e per queste valutazioni si affiderà a dati di riferimento per i vari materiali e tecnologie, salvo avere già a disposizioni specifici materiali di prestazioni note. Passando alla progettazione esecutiva andrà poi ad affinare l’utilizzo dei materiali sfruttandone al meglio le caratteristiche più idonee allo scopo; tipicamente con bilanci tra quantità o prestazioni: più materiale di minori prestazioni ed impatti o materiali di maggior prestazione in minore quantità?
Infine si giunge alla scelta sul mercato del materiale che, a parità di tutte le altre prestazioni richieste dall’applicazione, presenta il minore livello di impatto ambientale, così come riportato delle classi introdotte.

  

Andrea Dari:
Dal suo punto di vista tecnico, quali sono le principali criticità operative o metodologiche che LCR-Cement e LCR-Concrete presentano, soprattutto in relazione al contesto europeo e ai requisiti dei CAM edilizia?

Marco Borroni:

Il rischio è quello di dimenticare tutte le fasi del processo sopra menzionate, confondendo la prestazione del materiale con quella dell’opera. In particolare avviene tutte le volte in cui si applicano criteri prescrittivi (si usa questo materiale) anziché prestazionali (vogli raggiungere un certo risultato).

 

Marco Borroni - Presidente di Concrete Europe (Crediti: SENAF)

  

Andrea Dari:
Ritiene che gli schemi LCR siano compatibili, integrabili o addirittura sovrapponibili alle certificazioni già esistenti come CSC (Concrete Sustainability Certification) e la più recente Cement Sustainability Certification? Ci sono progetti pilota in tal senso?

Marco Borroni:

Sicuramente, proprio in quanto schemi di certificazione, che attestano il corretto operare del produttore nel dichiarare le prestazioni del proprio materiale. Vorrei ricordare infatti che la certificazione CSC si applica in senso molto più amplio alla verifica dei comportamenti aziendali votati alla sostenibilità, di cui l’attestazione della classificazione dei prodotti, qualunque sia lo schema seguito, è il passo finale.

 

Andrea Dari:
Condivide l’approccio adottato da GCCA, che si ferma alla valutazione cradle-to-gate (A1–A3)? O ritiene più utile, per una reale comparabilità tra soluzioni progettuali, estendere la valutazione su tutto il ciclo di vita dell’opera (EN 15978)?

Marco Borroni:

Come dicevo, si tratta di due livelli operativi differenti; il ciclo di vita dell’opera è prioritario mentre per il confronto tra prodotti la valutazione cradle-to-gate è sufficiente e corretta.

  

Andrea Dari:
Secondo lei, quali dovrebbero essere i prossimi passi concreti per far sì che i Low Carbon Ratings diventino uno strumento utile e coerente anche nel quadro normativo europeo? È ipotizzabile una loro integrazione in Eurocodici, CAM europei o normative CEN?

Marco Borroni:

Sono già in corso a livello di Comitati Tecnici degli Enti di Normazione Europei le valutazioni per predisporre una norma tecnica europea, che dovrebbe portare ad una omogeneizzazione degli schemi ad oggi presenti.

 

Andrea Dari:
Qual è oggi il ruolo di European Concrete Platform Concrete Europe nel facilitare il dialogo tra le certificazioni nazionali e gli standard internazionali? Ci sono iniziative per armonizzare i criteri o favorire il riconoscimento reciproco?

Marco Borroni:

Stiamo lavorando con GCCA, con i Comitati Tecnici Europei e con le filiere di cemento e calcestruzzo per trovare un linguaggio comune ed integrare le varie iniziative. Credo che GCCA potrà essere applicato direttamente in paesi che non si sono ancora dotati di propri schemi, oltre ad essere un riferimento a livello mondiale come confronto tra le situazioni esistenti nei diversi paesi, per valutazioni anche da parti di organizzazioni UN quali IDDI (Industrial Deep Decarbonisation Initiative).

A livello nazionale credo invece che gli schemi già presenti o in corso di elaborazione difficilmente, anche per le loro interconnessioni con le politiche di acquisti verdi e le consuetudini locali, in attesa di una futura emanazione della normativa tecnica europea.

 

Andrea Dari:
Infine, ci può anticipare quali sono le priorità strategiche di Concrete Europe per il biennio 2025-2026, anche alla luce delle nuove direttive europee sul clima e della crescente attenzione ai materiali da costruzione sostenibili?

Marco Borroni:

Concrete Europe nasce dall’esigenza di condividere tematiche comuni a tutta la filiera di cemento, aggregati, additivi, calcestruzzo preconfezionato e prefabbricato e di proporsi agli interlocutori con una sola voce, in particolare ovviamente nella trasformazione sostenibile dell’ambiente costruito, grazie ai nostri materiali ed alle nostre soluzioni.

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