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MAV: macchine, edifici o entrambi? Integrazione tra direttiva macchine, CPR e normativa antincendio

Quando si parla di Magazzini Automatici Verticali (MAV), il confine tra opera da costruzione e macchina si fa sottile. Una distinzione che può sembrare marginale, ma che assume un ruolo decisivo quando si affronta il tema della sicurezza antincendio.

Spesso un MAV viene progettato come parte integrante di un ciclo produttivo, senza che vengano immediatamente considerati gli obblighi derivanti dal suo inquadramento normativo. È proprio qui che si gioca una partita importante: il MAV è una macchina o un edificio? La risposta influenza in modo determinante le scelte progettuali e le soluzioni antincendio da adottare

In questo articolo esaminiamo il quadro normativo di riferimento, con particolare attenzione all’interazione tra:

  • Direttiva Macchine 2006/42/CE;
  • Regolamento Prodotti da Costruzione (UE) 305/2011 – CPR;
  • Normativa Antincendio italiana (D.M. 03/08/2015 e s.m.i.)

 

Prevenzione incendi: un tema da affrontare fin dalle prime fasi

La prevenzione incendi dovrebbe essere considerata fin dalle primissime fasi della progettazione. Questo approccio consente di identificare con chiarezza i rischi specifici dell’attività e del contesto: dal carico di incendio alle caratteristiche strutturali del magazzino, passando per le condizioni ambientali in cui il MAV sarà collocato. A tal proposito è importante considerare la distanza rispetto ad altri edifici (bisogna evitare danni a strutture adiacenti per possibili fenomeni di ribaltamento), aperture presenti sui prospetti (involucro dei MAV) per evitare propagazione di calore per irraggiamento.

Uno degli aspetti più critici nei MAV è proprio la loro struttura portante, tipicamente costituita da acciaio leggero con profili progettati a freddo. Questo materiale, sebbene garantisca buone prestazioni meccaniche in condizioni ordinarie, si rivela estremamente vulnerabile alle alte temperature. In caso di incendio, l’acciaio perde rapidamente la sua capacità portante, con il rischio concreto di un collasso della struttura, anche in tempi molto brevi.

L’analisi strutturale di questi profili (spesso classificati in classe 4) è particolarmente complessa. Sono difficili da modellare con precisione e spesso si fa affidamento su curve ISO che non rappresentano fedelmente il comportamento reale dell’acciaio in condizioni di incendio. Questo può portare a sottovalutazioni gravi dei rischi. È proprio in questi casi che l’utilizzo della fire safety engineering diventa determinante, permettendo una valutazione più accurata e l’applicazione di soluzioni su misura, capaci di garantire la resistenza della struttura per l’intera durata dell’incendio.

Laddove le strutture non siano protette con misure passive (vernici intumescenti, pannelli, ecc.), è difficile che possano soddisfare i requisiti minimi di resistenza al fuoco richiesti dalle norme.

Inoltre, proprio per la loro altezza e densità di stoccaggio, i MAV pongono anche sfide operative: ad esempio, una rete idranti interna può risultare inefficace o inapplicabile, rendendo necessaria l’adozione di sistemi di spegnimento automatici ad alta disponibilità, come sprinkler o impianti a gas.

  

Il nodo normativo: quando il MAV è un edificio

La normativa antincendio, in particolare il Codice di Prevenzione Incendi (D.M. 03 agosto 2015 e s.m.i.), prende una posizione chiara: i MAV, di fatto, sono equiparati agli edifici. Secondo il paragrafo G.1.11 punto 1 del Codice, sono “opere da costruzione” non solo gli edifici ma anche le opere di ingegneria civile e industriale, nelle quali i MAV rientrano pienamente.

Questo significa che, al di là della loro funzione, devono essere trattati dal punto di vista progettuale come una parte integrante dell’involucro edilizio, sottostando a tutte le misure di prevenzione incendi previste per gli edifici.
Nel processo di progettazione antincendio di un MAV, diverse misure del Codice ci guidano nella definizione di scelte tecniche essenziali. La misura S.2 – Resistenza al fuoco delle strutture rappresenta il primo passo per valutare il carico d’incendio dell’attività. Comprendere la tipologia e la quantità dei materiali stoccati è fondamentale: da questo dipende non solo l’intensità potenziale di un incendio, ma anche la sua velocità di propagazione. Nei magazzini automatici, caratterizzati da densità elevate e geometrie verticali spinte, questa valutazione diventa ancora più cruciale.

Un altro aspetto fondamentale è trattato dalla misura S.3 – Compartimentazione, che affronta il tema della distanza di separazione tra edifici o comparti. Mantenere adeguate distanze è una strategia efficace per evitare che un incendio si estenda oltre l’area di origine, riducendo il rischio di propagazione verso altri fabbricati o aree sensibili.
La misura S.6 – Controllo dell’incendio introduce un concetto rilevante per la progettazione dei MAV: nel paragrafo S.6.8.2, punto 6, si specifica che “negli ambiti protetti con sistema automatico di inibizione, controllo o estinzione dell’incendio in cui sia prevista esclusivamente presenza occasionale e di breve durata di personale addetto (es. magazzini automatizzati, …), non è necessario prevedere la Rete Idranti”.

Questo passaggio chiarisce come, in determinati contesti automatizzati, la protezione attiva possa sostituire le tradizionali richieste di resistenza al fuoco.

Coerentemente, anche la misura S.8 – Controllo di fumi e calore si allinea a questa visione, sottolineando l’importanza della compatibilità di funzionamento tra i sistemi di evacuazione e quelli di spegnimento automatico, come gli sprinkler. Una corretta integrazione tra questi impianti consente non solo di aumentare l’efficacia dell’intervento in caso di incendio, ma anche di ridurre l’impatto strutturale e impiantistico, migliorando la sostenibilità del progetto.

 

Quando il MAV è una macchina

L’ambiguità normativa si complica quando il MAV viene considerato a tutti gli effetti una macchina, ai sensi della Direttiva Macchine (2006/42/CE recepita in Italia dal D.Lgs. 17/2010). In questi casi, si fa riferimento alla norma UNI EN ISO 19353, che disciplina la sicurezza antincendio delle macchine e introduce concetti analoghi al Codice: valutazione del rischio, obiettivi di sicurezza e adozione di misure attive come sistemi automatici di spegnimento.

Ma attenzione: non è sufficiente che il MAV venga fornito come “macchina” da un costruttore per evitare l'applicazione delle normative edilizie e antincendio. Se il magazzino è fisicamente integrato all’edificio, ne condivide le strutture portanti, oppure influenza le condizioni generali di sicurezza (esodo, carico d’incendio complessivo, ecc.), esso dovrà comunque essere trattato come parte dell’opera da costruzione. In questi casi, non è possibile eludere gli obblighi del Codice facendo riferimento solo alla normativa macchina.

 

Il Regolamento Prodotti da Costruzione (UE) 305/2011 - CPR

Poiché si tratta di strutture permanenti, i MAV rientrano a pieno titolo nel campo di applicazione del Regolamento Prodotti da Costruzione (CPR). Ma perché è così, e cosa comporta esattamente?
Innanzitutto, è importante capire che tutti i componenti utilizzati per realizzare un MAV sono considerati a tutti gli effetti prodotti da costruzione. Parliamo, ad esempio, di profili e strutture in acciaio strutturale come travi, montanti e controventi ma anche di bulloni e sistemi di fissaggio strutturali, eventuali elementi di copertura e tamponamento, fino ai sistemi antisismici. Tutti questi elementi contribuiscono alla stabilità e alla sicurezza dell’opera e, proprio per questo, devono rispettare precisi requisiti normativi.

In particolare, ogni prodotto deve essere marcato CE secondo le norme armonizzate EN e accompagnato da una Dichiarazione di Prestazione (DoP). Devono inoltre rispettare le specifiche tecniche armonizzate, come ad esempio la norma EN 1090, che riguarda le strutture in acciaio e alluminio.
Seguire il CPR non è solo una questione di forma
: significa garantire che la progettazione strutturale del magazzino rispetti requisiti fondamentali di sicurezza, tra cui la resistenza meccanica, la stabilità dell’intera struttura e, dove necessario, anche la reazione al fuoco.

La responsabilità di utilizzare prodotti conformi al CPR ricade sull’impresa costruttrice, che deve assicurarsi che ogni elemento impiegato rispetti quanto previsto dalla normativa. Inoltre, in determinate fasi del processo, possono intervenire organismi notificati per effettuare controlli sulla produzione e verificare la correttezza delle certificazioni.
In sintesi, rispettare il CPR nella realizzazione di un MAV non è solo un obbligo normativo, ma anche una garanzia di qualità, sicurezza e affidabilità della struttura nel tempo.

 

Il rischio strutturale: collasso, interazioni e continuità operativa

Un aspetto spesso trascurato riguarda il comportamento dinamico della struttura in caso di incendio, in particolare durante l’attivazione degli sprinkler. L’acqua può determinare un collasso implosivo della struttura, con conseguenze anche su parti dell’edificio adiacenti. In fase progettuale, è quindi fondamentale assicurarsi che un eventuale cedimento non generi un collasso espulsivo, o, in alternativa, optare per sistemi a disponibilità superiore capaci di neutralizzare l’incendio prima che la struttura venga compromessa.

Ma il rischio non è solo fisico. La perdita di un MAV può avere impatti devastanti anche sul piano economico: interruzione della supply chain, impossibilità di consegna, danni reputazionali. È qui che l’approccio integrato della fire safety engineering assume un valore strategico. Le soluzioni avanzate, personalizzate e affidabili, sia in termini di impianti antincendio sia nella gestione dei fumi, consentono non solo di garantire la sicurezza delle persone e degli asset, ma anche di preservare la continuità operativa dell’intera attività aziendale.

 

Il ruolo dell’FSE: ingegneria della sicurezza antincendio per scenari complessi

In presenza di vincoli strutturali o normativi, la Fire Safety Engineering (FSE) diventa uno strumento imprescindibile per rispondere a esigenze specifiche che le soluzioni conformi non riescono a soddisfare. Questo approccio consente di simulare il comportamento del MAV in condizioni d’incendio, modellare con precisione i profili in acciaio e ottimizzare sistemi come la gestione dei fumi, cruciale nei magazzini che raggiungono anche i 30 metri di altezza.

L’ FSE permette, ad esempio, di ridurre il numero di evacuatori di fumo necessari o di posizionarli in modo più efficiente, migliorando le prestazioni complessive del sistema e garantendo il rispetto delle normative. Inoltre, uno degli aspetti più avanzati della Fire Safety Engineering è la gestione analitica dei collassi strutturali: grazie alla modellazione accurata, è possibile prevedere come i diversi componenti della struttura reagiscono all'incendio e come il collasso, seppur localizzato, possa essere controllato in modo da limitare i danni.

Questo approccio permette di valutare e ottimizzare il comportamento del MAV in scenari di incendio complessi, prendendo in considerazione non solo la sicurezza delle persone, ma anche la resistenza e la stabilità della struttura in situazioni estreme.

L’ FSE è anche lo strumento più efficace per valutare modifiche sostanziali a impianti esistenti, come nel caso di MAV introdotti in edifici già dotati di Certificato di Prevenzione Incendi (CPI). In questi contesti, l’ingegneria della sicurezza antincendio consente di gestire in modo puntuale le interazioni tra vecchio e nuovo, garantendo soluzioni certificate, ottimizzate e sostenibili.

In definitiva, il Magazzino Automatico Verticale è una tipologia ibrida che richiede un’analisi tecnica e normativa approfondita per inquadrarne correttamente la natura. Se installato come struttura integrata a un edificio, il MAV va trattato come parte dell’opera da costruzione, con tutti gli obblighi che ne derivano. Al contrario, in configurazioni indipendenti, può ricadere sotto la normativa macchine, con requisiti specifici ma generalmente meno stringenti sul piano strutturale.

In entrambi i casi, però, la prevenzione incendi deve essere al centro della progettazione, considerando fin da subito i rischi connessi a materiali stoccati, configurazioni strutturali e sistemi di spegnimento. Solo così è possibile garantire soluzioni efficienti, sicure e sostenibili nel temp

Si ringrazia FSE Progetti per la gentile collaborazione

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