Rigenerazione Urbana
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Mobilità lenta e rigenerazione urbana: occasioni da non perdere per il settore delle pavimentazioni

Obiettivo: ridurre il consumo di suolo sfruttando le aree già a disposizione e realizzare interventi a basso impatto ambientale

Edifici dismessi, aree sottoutilizzate, quartieri degradati: lo sviluppo della città oggi dipende dalla capacità di reinventare l’uso degli spazi coinvolgendo abitanti, soggetti pubblici e privati interessati. 
La riqualificazione non riguarda solo ciò che è costruito ma anche gli spazi pubblici come le piazze, i sottopassaggi, i giardinetti di quartiere …
È sempre più diffusa la volontà di riappropriazione degli spazi urbani e naturali ponendo al primo posto il benessere dei residenti e il rispetto per l’ambiente, mettendo in moto una coscienza civica sempre più green.

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Un nuovo waterfront per Termoli: la riqualificazione delle tre piazze sul mare attraverso un nuovo sistema di mobilità sostenibile – gallery URBANPROMO

L’obiettivo è quello di ridurre il consumo di suolo sfruttando le aree già a disposizione, in questo senso sono veramente esemplari i progetti della gallery di URBANPROMO  relativi ad interventi in piccoli e grandi centri urbani o quelli per le grandi aree metropolitane, prima fra tutte Milano, dove nuovi percorsi, aree pedonali e piazze vanno a riscattare spazi privi di qualità funzionale e aggregativa. 
Non si tratta solo di un nuovo look determinato da nuovi arredi urbani, inserimento di essenze arboree, di elementi tecnologici e di un linguaggio più contemporaneo, ma di un miglioramento della vivibilità stessa della città. 

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Piazza Gae Aulenti, Milano 

Tra gli esempi più emblematici in questo senso il nuovo distretto di Porta Nuova, uno dei progetti di riqualificazione urbana più ampi e rilevanti d’Europa che si estende tra la stazione dei treni Porta Garibaldi e il quartiere Isola e che ha tra i suoi fulcri nevralgici Piazza Gae Aulenti, concepita proprio come un punto d’incontro e socialità per i cittadini. Una lunghissima panchina – scultura su cui riposare, il fruscio dell’acqua che nasconde il rumore delle strade, un luogo dove potersi rifugiare per evadere dai ritmi frenetici di Milano, concedendosi anche del meritato riposo con vista sullo skyline. È anche un luogo dove poter fare shopping e dove poter pranzare e cenare in compagnia. Una piazza utilizzata anche per eventi e fiere di ogni tipo, sfruttandone al meglio le potenzialità.

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Piazza Liberty rendering di progetto, Milano, progetto Norman Foster 

Un altro esempio di rigenerazione-riappropriazione urbana in scala minore, sempre a Milano e attualmente in corso d’opera, è il progetto di Norman Foster per il nuovo Apple Store in piazza Liberty.
Certamente un intervento commerciale ma che riconsegnerà una porzione urbana ai milanesi in quanto l’intervento è ipogeo, lo store c’è ma non si vede!
Grazie a un’originale soluzione architettonica, si nasconde sotto l’accogliente anfiteatro esterno che diventa una pubblica piazza.  Ai bordi dell’anfiteatro ci saranno due corridoi sui quali si affacceranno i negozi della zona, ombreggiati da alcuni alberi. A sfondo dell’anfiteatro una parete in cristallo dalla quale scenderà una cascata d’acqua alta otto metri che funzionerà anche da maxischermo. 

Ai temi della rigenerazione urbana, del contenimento del consumo di suolo e della riappropriazione degli spazi si  affianca quello della “mobilità lenta”; tutti temi legati indissolubilmente ai concetti di sostenibilità e green building e sempre più frequentemente oggetto di concorsi e finanziamenti da parte della Comunità Europea (vedi  #Sullabuonastrada: dal 3 aprile aperto il bando da 50 mil per le piste ciclabili dei Comuni o Piste ciclabili: inizia l'esame tecnico del riparto dei 162 milioni per le dieci ciclovie). 

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La mobilità lenta, rappresenta tutte quelle forme di mobilità pedonali, ciclabili o ad esse correlate, che si distinguono dalla convenzionale mobilità a motore.
Le vie di mobilità lenta possono essere assimilate alle “greenways”, come definite dalla European Greenways Association (EGWA) ovvero  “vie di comunicazione riservate esclusivamente ad un traffico non motorizzato, sviluppate in modo integrato, tale da favorire sia la qualità ambientale che la qualità della vita delle aree circostanti”.

Si fa riferimento al concetto di ecologia e sostenibilità ambientale sia per quel che concerne il paesaggio naturale che l’eventuale contesto storico-culturale urbano.
La progettazione delle strade a mobilità lenta deve confluire in una realizzazione perfettamente integrata e non impattante sul paesaggio prestando anche particolare attenzione alla capacità della pavimentazione adottata di gestire in modo sostenibile le acque meteoriche.

In questo senso, ad esempio, i pavimenti in calcestruzzo drenante trovano nella realizzazione di vie a mobilità lenta il loro contesto ideale, in quanto oltre ad offrire un aspetto naturale e personalizzabile tale da integrarsi perfettamente nel paesaggio, offrono numerosi vantaggi:

  • Capacità drenante superiore a 30 litri al mq per secondo.
  • Non necessitano di impianto fognario, canalizzazioni e pozzetti di raccolta delle acque.
  • Veloce realizzazione.
  • Basso impatto ambientale, applicazione a freddo senza fumi nocivi.
  • Effetto fonoassorbente.
  • Ottima resistenza ai cicli di gelo e disgelo 
  • Basso assorbimento termico (riduzione fenomeno isola di calore).

Decisamente   queste sono le occasioni che il settore delle pavimentazioni non può lasciarsi sfuggire studiando e proponendo pavimentazioni sempre più green ed ecocompatibili sia per le aree urbane oggetto di rigenerazione e magari di certificazioni LEED (vedi Savona, prima città certificata LEED in Europa)  che per le aree extraurbane oggetto di “mobilità lenta” ( vedi anche il workshop di Federbeton: Il mercato delle pavimentazioni per la mobilità lenta o la Call for Papers  di INU: Ciclovie nazionali, locali e territori

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