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Psicoacustica e normale tollerabilità: diritti e doveri dei condomini riguardo al rumore

L’interazione dell’uomo con il suono e la percezione dello stesso è un argomento molto complesso poiché la sensibilità dell’orecchio umano varia in base a molteplici fattori ed influisce di gran lunga sulla qualità di vita.

In questo articolo si tratterà quindi dei disturbi legati ai rumori condominiali, della definizione dei limiti di tollerabilità e dei comportamenti che devono essere adottati dai condomini, approfondendo preliminarmente i fenomeni percettivi umani, studiati dalla psicoacustica.

In chiusura, una raccolta di massime giurisprudenziali a cui affidarsi circa l'uso del criterio giurisprudenziale della normale tollerabilità.


Come si percepisce un suono


Il fenomeno percettivo del suono

La percezione umana del suono è un processo soggettivo che si basa su sviluppi cognitivi e procedimenti mentali in cui suono e rumore sono i fattori che dipendono principalmente dal background di ogni essere umano e la cui percezione può essere quindi influenzata dalla realtà soggettiva di ogni individuo. Proprio per via di questo carattere personale della percezione, sono stati condotti svariati studi per valutare l’intersezione tra realtà soggettiva ed oggettiva del suono. Queste analisi sono la base della psicoacustica, ovvero la branca della fisica acustica che si occupa di analizzare la percezione soggettiva umana del suono. La percezione di un suono avviene in seguito all’eccitamento del timpano dell’orecchio da parte di un’onda di pressione; questa intersezione genera una serie di sensazioni che permettono all’uomo di distinguere un suono rispetto ad un altro.

 

L’apparato uditivo umano

L’orecchio umano è alla base della percezione del suono da parte di un individuo e, proprio per questo, è bene conoscerne la fisiologia per poterne comprendere il funzionamento.

L’orecchio umano è diviso principalmente in tre parti: orecchio esterno, medio ed interno. La prima parte ha il compito principale, attraverso il timpano, di reagire alle vibrazioni acustiche, mentre la seconda parte, composta da tre ossicini, svolge il ruolo di trasmissione della sollecitazione acustica e di amplificazione della stessa. Infine, la terza parte, ovvero quella più complessa, ha il compito di trasmettere tutte le informazioni alle terminazioni del nervo uditivo, dando il via alla percezione del suono. 

Anatomia dell’orecchio umano: orecchio esterno, medio e interno

Figura 1 – Anatomia dell’orecchio umano: orecchio esterno, medio e interno.

 

Gli indicatori percettivi del suono

L’aspetto percettivo del suono è identificato quindi da grandezze in grado di descrivere e raccontare la sensazione di un suono, le principali sono:

  • altezza tonale;
  • intensità soggettiva;
  • timbro.

In inglese rispettivamente Pitch, Loudness e Timbre. Queste tre grandezze non sono altro che sensazioni umane e sono infatti il risultato dell’elaborazione dell’orecchio e del cervello, proprio per questo non sono grandezze misurabili direttamente ma si associano ad indici oggettivi del suono.

Le caratteristiche soggettive fondamentali di un suono sono quindi: l’intensità soggettiva o loudness che esprime il volume di un suono e si identifica con espressioni come suono debole o suono forte, l'altezza tonale o pitch, che rende possibile distinguere un suono acuto da un suono grave ed è infatti molto utilizzata nel campo musicale e infine il timbro o timbre che permette distinguere la stessa nota suonata da strumenti diversi.

Nell'affrontare l'aspetto percettivo, è richiesta la definizione di nuove quantità attraverso le quali è possibile quantificare gli attributi soggettivi di un suono; quindi, per analizzare la percezione di un ambiente sonoro e di un suono in generale, vengono utilizzati diversi indicatori, alcuni di questi sono chiamati indici psicoacustici. Sebbene siano pochi rispetto alle molteplici caratteristiche della percezione sonora, identificano in partenza ciò che l’orecchio umano percepisce e sono quindi importanti perché rappresentano le caratteristiche che ci consentono di sapere come le persone percepiscono un determinato stimolo acustico.

I principali indicatori psicoacustici sono Loudness, Sharpness, Roughness and Tonality e sono principalmente legati agli indici acustici come il livello sonoro.

Oltre a questi indicatori ci sono anche altri descrittori, utilizzati principalmente per descrivere ed analizzare il soundscape, usati quindi per descrivere la percezione umana di un ambiente acustico. Questi descrittori sono Noise Annoyance, Quiteness, Pleasantness, Restirativeness, e molti alti desunti da bibliografia scientifica. Oltre a questi parametri identificati, viene sempre considerato il Livello sonoro equivalente ponderato A.

Questo parametro, unitamente al livello equivalente, permette di quantificare l’effetto del disturbo causato da un rumore, ovvero l’esposizione di un individuo all’energia acustica derivante da un suono o da un rumore.

 

La percezione dei livelli sonori

Gli indicatori psicoacustici citati riguardano la porzione soggettiva del fenomeno sonoro e sono quindi utili per definire la sensazione umana, però, come indicato, sono sempre strettamente correlati alla porzione oggettiva del fenomeno sonoro, come i livelli sonori.

Per poter costruire una scala soggettiva di percezione dei livelli sonori sono state effettuati numerosi studi partendo dalla legge empirica denominata Legge psico-fisica di Weber-Fechner; tale dimostrazione lega lo stimolo alla percezione che si ha di esso indicando che tale relazione è proporzionale al logaritmo dello stimolo stesso. L’esempio più utilizzato di tale legge riporta che se si ha in mano un peso di 5 Kg, a cui si aggiunge un altro peso di 500 g, la sensazione di variazione di peso non sarà come se avessi avuto un peso di 100 g a cui ne aggiungo uno di 500 g; proprio per questo la variazione dello stimolo cresce in maniera logaritmica con lo stimolo stesso.

Tale legge è importante per la psicofisica poiché, applicata alla percezione del suono, dimostra come le minime variazioni di stimolo come intensità sonora o frequenza determinino delle variazioni avvertibili o meno all’orecchio umano. La percezione reale varia quindi in funzione del livello effettivo e della frequenza del suono.

Per comprendere il tutto viene utilizzato un diagramma che mette in correlazione i livelli di pressione sonora effettivi con invece l’intensità percepita dall’uomo; tali diagrammi si chiamano audiogrammi ed hanno il compito di dimostrare la percezione umana di un fenomeno sonoro.

 

Audiogramma normale di Fletcher e Munson 

Figura 2 – Audiogramma normale di Fletcher e Munson.

 

L’audiogramma è composto da un grafico con le frequenze, che vanno da 20 Hz a 20.000 Hz come lo spettro dell’udibile, sulle ascisse e i livelli di pressione sonora, ovvero i reali livelli percepiti, sulle ordinate. All’interno del diagramma sono rappresentate le curve isofoniche, ovvero curve di eguale pressione sonora: ognuna di queste curve rappresenta il livello di intensità sonora percepito dall’orecchio umano in quella specifica frequenza.

Queste curve ci dimostrano che, all’interno della percezione umana del suono, esistono frequenze che per essere udite devono essere alzate di molto e viceversa. È evidente che la percezione del suono è molto diversa da quello che è il suono effettivo e, proprio per questo, sono state introdotte le curve di pesatura.

Queste sono il criterio più utilizzato per correlare gli effetti soggettivi al rumore oggettivo, difatti le curve di pesatura o ponderazione hanno il compito di rappresentare la percezione umana e soggettiva di un determinato suono e sono state sviluppate convertendo un livello di pressione sonora in quello che è un livello di pressione sonora vicino alla sensazione umana. Le curve di pesatura sono delle curve inverse delle isofoniche e permettono di trasporre i livelli di pressione sonora “ponderandoli” e trasformandoli in dB oggettivi; infatti, mentre con i dBZ indichiamo i decibel lineari, le curve di pesatura ci permettono di utilizzare i dBA o dBC ovvero dei decibel ponderati. La curva di ponderazione A è quella che approssima meglio la risposta del sistema uditivo umano, mentre la curva di pesatura C viene utilizzata per le valutazioni del rischio rumore nei luoghi di lavoro.

 

Acustica: curve di pesatura o ponderazione 

Figura 3 – Curve di ponderazione A, B, C, D (A: suoni di poca intensità; B: suoni medi; C: suoni alti; D: rumore degli aerei a reazione. Nella pratica è spesso utilizzata solo la curva A).

 

Il disturbo da rumore

Con il termine rumore identifichiamo un suono in grado di causare effetti negativi sulla salute delle persone esposte allo stimolo stesso. Gli effetti principali del rumore variano dalla sensazione di fastidio o disagio alle reazioni più gravi e problematiche come effetti con conseguenze sanitarie. I vari studi condotti sugli effetti del rumore dividono principalmente le conseguenze sulla base di quanto appena citato, ovvero disturbo e danno.

 

Differenza tra disturbo e danno da rumore

Il disturbo da rumore è un effetto sulla salute umana con carattere reversibile e transitorio, come la difficoltà di concentrazione oppure l’interferenza con il sonno; il danno da rumore invece è un effetto con carattere irreversibile come la riduzione della capacità uditiva. Per le problematiche di disturbo e danno sono stati condotti numerosi studi e sono stati identificati degli indicatori in grado di definire a priori il rischio di ogni individuo esposto a determinati rumori. Alcuni di questi indicatori sono anche riportati negli appositi decreti, come per esempio il Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n.81 Misure per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori che identifica il Livello di esposizione giornaliera al rumore.

Il disturbo da rumore viene valutato attraverso il danno biologico da rumore sulla base della differenza tra danno uditivo e danno extrauditivo.

Il danno uditivo si crea quando un individuo normo udente, in seguito ad una esposizione al rumore di una elevata entità, subisce uno spostamento reversibile e temporaneo della sua soglia uditiva; questi spostamenti di soglia, con una esposizione continuativa, possono diventare permanenti, causando un danno irreversibile. Proprio per questo la legislazione italiana ha fissato dei limiti di tempo e intensità per l’esposizione al rumore attraverso alcuni decreti legislativi, come citato prima il Decreto Legislativo 81/2008.

Il danno extrauditivo invece non riguarda principalmente il sistema uditivo, ma raggruppa tutti gli effetti fisici e psicologici della salute umana. Questi effetti sono prevalentemente temporanei e riguardano il disequilibrio dell’individuo rispetto alla propria vita: rapporto con gli altri, rapporto con il proprio lavoro etc. I danni extrauditivi possono portare ad effetti immediati, come un rumore molto intenso che potrebbe causare un fastidio imminente, oppure effetti a lungo termine, come l’alterazione del sonno per un breve o lungo periodo. I danni extrauditivi riguardano quindi vari campi, vanno infatti dagli aspetti psicologici al disturbo del sonno, dagli effetti sulla salute mentale o agli effetti sul comportamento in generale.

 

L’acustica forense

La valutazione dei danni dovuti al rumore evidenzia quanto la qualità della vita dipenda anche dalla qualità del suono all’interno della stessa vita, soprattutto dalla qualità acustica all’interno degli ambienti della nostra quotidianità, che siano essi luoghi interni od esterni, di lavoro o di piacere. Pertanto, grazie a questa affermazione, si ha il fondamento di ciò che riguarda anche l’acustica forense.

L’acustica forense è una branca della fisica acustica che si occupa sia dei disturbi all’individuo dovuti alle immissioni moleste di rumori e/o vibrazioni, sia della mancanza dei requisiti minimi di legge per le costruzioni.

L’acustica nel contenzioso riguarda sia le sedi civili che le sedi penali e, seppur con una suddivisione molto ristretta, può essere distinta appunto in:

  • disturbo ad individui dovuto ad immissione sonore moleste;
  • controllo e accertamento di vizi e difetti nella progettazione acustica edilizia.

In questo testo ci concentreremo sul primo dei due punti in modo da dare un quadro chiaro dei diritti e doveri dei condomini all’interno delle proprie abitazioni.

 

La normale tollerabilità

Il primo degli elementi citati precedentemente, ovvero il disturbo da rumore arrecato ad individui in seguito ad immissioni sonore moleste, può essere riassunto in quello che è il concetto di normale tollerabilità.

Le immissioni rumorose e/o sonore sono disciplinate a livello normativo dall’art. 844 del Codice Civile, il quale stabilisce espressamente che “Il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi. Nell'applicare questa norma l'autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà. Può tener conto della priorità di un determinato uso”. Come evidenziato dalla norma il limite individuato dal legislatore risulta elastico e non tipizzato. 

A seguito dell’emanazione della Legge 27 febbraio 2009, vi era l’impressione, da parte del legislatore, di sostituzione del criterio giurisprudenziale secondo il quale veniva adottato il criterio comparativo dei +3 dB rispetto al rumore di fondo, con il criterio differenziale dell’art. 4 del DPCM 14 novembre 1997.

Nella medesima legge viene indicato, all’art.6, la normale tollerabilità delle immissioni acustiche come: “Nell’accertare la normale tollerabilità delle immissioni e delle emissioni acustiche, ai sensi dell’art. 844 del Codice Civile, sono fatte salve in ogni caso le disposizioni di legge e di regolamenti vigenti che disciplinato specifiche sorgenti e la priorità di un determinato uso.

Anche in questo caso non vi è una chiara interpretazione del testo e, di conseguenza, vengono valutate come specifiche sorgenti tutte quelle che sono normate da leggi ad hoc, come per esempio le infrastrutture.

È evidente quindi che per tutte le specifiche sorgenti debba essere applicata la legislazione ad hoc, mentre per le restanti può essere utilizzato il criterio giurisprudenziale della normale tollerabilità.

In ogni casistica, non è possibile quantificare a priori un indice generalizzato per individuare la "normale tollerabilità".

Dopotutto anche l’indice di tollerabilità per le immissioni acustiche, che aveva tentato di definire il legislatore con la l. 447/1995, è stato anche recentemente ritenuto dalla giurisprudenza (Cassazione civile sez. II, 11/03/2019) come inadatto e non utilizzabile in via generale, dovendo il giudizio sulla loro tollerabilità essere effettuato sempre sul caso concreto. Proprio per tali ragioni da tempo immemore e sin dalle primissime applicazioni la giurisprudenza ha ritenuto applicabile il criterio della “valutazione case by case”, secondo cui l’incidenza dell’immissione sonora/acustica deve, sempre e comunque, essere considerata nel concreto contesto in cui si verifica, valorizzando le specifiche peculiarità rilevabili di luogo in luogo.

Non sono ancora presenti ulteriori sviluppi legislativi, nomativi, norme o circolari a chiarimento circa l’utilizzo della normale tollerabilità, è bene comunque affidarsi alle massime giurisprudenziali fino ad ora raccolte.

 

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L'articolo prosegue con una raccolta di massime giurisprudenziali sulle immissioni acustiche.


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