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Re-Industrializzazione e Costruzioni: una Sintesi Impegnativa nell'Era Digitale

Il percorso formativo (http://www.polo-lecco.polimi.it/studiare/master-universitari-e-corsi-post-laurea/formazione-permanente/corso-robotica-e-automazione-per-la-trasformazione-dellindustria-delle-costruzioni/) che, grazie principalmente a Giuliana Iannaccone, il Politecnico di Milano, presso il Polo Territoriale di Lecco, propone al ceto professionale e imprenditoriale, non necessariamente locale, si inserisce all'interno di una strategia formativa ben più vasta sul tema della Industrializzazione (del Settore dell'Ambiente Costruito) di quella Università Tecnica.
Ciò che, tuttavia, rileva in questa sede è che lo sforzo di coniugare l'Evoluzione del Settore nell'ambito di fenomeni strutturali più dilatati sia da tempo in atto in diversi Atenei, ma incontra ovvî impedimenti nella autoreferenzialità degli ambiti accademici, così come nell'assenza di soggetti professionali e imprenditoriali meno frammentati, non solo in senso dimensionale, ma anche culturale.
D'altra parte, la cosiddetta Industrie 4.0 nasce in Germania probabilmente con l'intento di rafforzare, a livello federale, ma pure globale, una centralità manifatturiera perduta, così come, nello stesso anno, il 2011, nel Regno Unito, l'idea attuale di Digital Built Britain prende l'abbrivo dalla profonda crisi in cui versava il Settore delle Costruzioni.
Parimenti, il Piano Nazionale Industria 4.0 del Ministero dello Sviluppo Economico (ma, in ambito complementare, analogamente l'azione riformatrice del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) sorgeva laddove acuti osservatori come Giuseppe Berta e Riccardo Varaldo mettevano in risalto la debolezza delle Politiche Industriali dei decenni precedenti e la crisi delle Rappresentanze.
Prendendo evidentemente a pretesto questa lodevole iniziativa, senza, ovviamente, entrare nel merito della stessa, è, però, chiaro che il Comparto sia di fronte a un passaggio epocale che riguarda un tema antico, fondativo, quello della Industrializzazione, mai completamente risolto e, addirittura, in una sua accezione riduttiva, quella della Prefabbricazione, storicamente considerato quale parentesi conchiusa in se stessa, scarsamente effettuale rispetto alla evoluzione incrementale dell'Edilizia e del Genio Civile nel Dopoguerra.
Il fatto di mettere assieme Industria 4.0, Edifici Cognitivi, Automazione, Robotica (forse sarebbe meglio dire Cobotica), Cantieri Digitalizzati, Fabbricazione Digitale, Manifattura Additiva, e altro, come Internet of Things e Smart City, evoca, in effetti, il tema della Cultura Industriale nel Settore delle Costruzioni che oggi si situa al crocevia tra Ingegneria Edile (e Architettura!), Ingegneria Gestionale, Ingegneria Meccanica (ed Energetica), Ingegneria della Comunicazione e dell'Informazione.
Naturalmente, tale meticciato non appare per nulla semplice da dipanare dialetticamente, né ci si può illudere di affrontarlo con le solite parole d'ordine della complessità e della interdisciplinarità, sinonimo di inconcludenza legittimata.
È ovvio, infatti, che l'antica aspirazione a replicare nelle Costruzioni, in maniera letterale, i paradigmi manifatturieri fordisti e tayloristi, rivelatasi, secondo una interpretazione, da discutere, ma prevalente, un «insuccesso» (la frettolosa lettura entusiastica dell'INA CASA rispetto alla GESCAL andrebbe forse ripensata, anche alla luce della storiografia francese su Claudius Petit e i Grands Ensembles) qui ritorni con gradi di complessità enormemente elevati.
Accomunare, ad esempio, la casa stampata in 3D in conglomerato cementizio armato in Cina e il nodo strutturale in leghe metalliche nel Regno Unito, le geometrie complesse del Parametricismo e le logiche del Design for Manufacturing and Assembly, può apparire esercizio troppo ambizioso, sinanco velleitario.
In realtà, si tratta di iniziare, tentativamente, a narrare una storia che parte da un presupposto inusitato, quello di sostituire al paradigma sociale e politico, ancor prima che industriale, fordista e taylorista, un nuovo paradigma che vada oltre il post- e il neo-industrialesimo.
A dispetto del fatto che, anche in Germania, non solo in Italia, al momento i sentieri della Manifattura 4.0 e della Costruzione 4.0 seguano percorsi separati e distinti (è un tema questo cruciale, che potrebbe meritare un'azione intergovernativa italo-germanica decisiva), l'Ambiente Costruito Digitalizzato potrebbe costituire un terreno comune di confronto e di operatività tra i due diversi ambiti, proprio in virtù del fatto che la Quarta Rivoluzione (non solo Industriale) si basa su alcuni assunti prioritari, tra cui la Geospazializzazione della Catena di Fornitura, la Tempestività (il Situazionismo) della Committenza, l'Autonom(izzazi)one dei Processi Decisionali.
Sotto questo profilo, il Data Repository di Casa Italia, al di là del suo scopo originale di prevenzione dei disastri idrogeologici e sismici (ma anche del disagio sociale delle agglomerazioni urbane), potrebbe persino fungere da presupposto per una «Re-Industrializzazione» del Paese a cui aspirano i Competence Center e i Digital Innovation Hub del Piano Nazionale Industria 4.0, oltre gli iper- e i super-ammortamenti tesi a favorire il rinnovamento del parco dei macchinari industriali.
Anche in virtù di una componente di re-shoring della Interconnected, Clouded & Strategic Supply Chain che, nell'originale versione tedesca, comprendeva pur la valorizzazione dei saperi acquisiti dalla manodopera più anziana.
La sintesi, si badi bene, Geospaziale, che si propone tra Manifattura e Territorio è, del resto, essenzialmente «logistica», perché colloca luoghi di produzione manifatturiera, ma anche i cantieri edili o infrastrutturali, in un contesto territoriale reticolare e relazionale che è costituito tanto da reti materiali e intangibili quanto da geografie del lavoro.
È la stessa sintesi, inusitata, tra Progetto, Processo e Prodotto che vale per le Costruzioni Digitalizzate, e che conduce a una radicale rivisitazione della natura dei cespiti immobiliari e infrastrutturali: in definitiva, dell'identità dei suoi promotori e attori.
Quanto sta accadendo nel segmento di nicchia della Smart Home ben testimonia della disattenzione e della marginalità degli operatori tradizionali nei confronti proprio del segmento del mercato su cui, a cavallo dei due secoli, si è costruita la fortuna e la disgrazia degli stessi e dei loro immaginari.
Esercitare, in Italia, una Strategia Industriale per l'Ambiente Costruito non può, quindi, limitarsi alla Rigenerazione Urbana (nel Piano delle Periferie alcuni Programmi rivelano sin da ora un approccio articolato) e alla Sostituzione Edilizia (che non può avvenire senza una rivisitazione dei prodotti immobiliari). Deve riconnettersi alla Politica Industriale in sé.