Restauro del Baldacchino del Bernini nella Basilica di San Pietro: ultimati i lavori sull'opera barocca
A 400 anni dalla sua costruzione e a 250 anni dall'ultimo significativo restauro, i lavori di recupero di questa straordinaria opera, dal valore inestimabile sia artistico che spirituale, si sono conclusi il 27 ottobre 2024, in anticipo rispetto al cronoprogramma previsto, che fissava la fine dei lavori a dicembre 2024, in tempo per l'apertura della Porta Santa in vista del Giubileo del 2025.
Il restauro di un'opera dal grande valore artistico e profondo valore simbolico
"Un lavoro impegnativo e necessario". Così il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, annunciò gli interventi di restauro al magnifico e maestoso Baldacchino in bronzo dorato nella Basilica di San Pietro, opera di Gian Lorenzo Bernini (1624-1635).
L'annuncio dell'avvio dei lavori di conservazione e restauro dell'opera era stato diffuso l'11 gennaio 2024, nel corso di una conferenza stampa dedicata tenutasi presso la Sala Stampa della Santa Sede. Il 21 febbraio, invece, erano ufficialmente iniziati i lavori preliminari al restauro del Baldacchino nella Basilica. Infine, il 27 ottobre 2024, Papa Francesco ha celebrato la Messa solenne di chiusura Sinodo dei Vescovi sull'Altare della Confessione, la prima con il Baldacchino del Bernini disvelato, dopo il completamento dei restauri durati circa nove mesi.
L'intervento ha assunto un'importanza speciale non solo per la sua imponente magnificenza artistica, ma anche per il suo profondo valore simbolico, essendo il baldacchino situato sopra l'altare maggiore che segna il luogo sacro della Tomba dell'Apostolo Pietro.
Il Baldacchino, che si erge nel cuore della Basilica, è un simbolo intramontabile della grandezza artistica e spirituale di San Pietro. La Santa Sede fece sapere che la decisione di intraprendere questi complessi lavori di restauro era stata guidata dalla premura conservativa e dalla consapevolezza della sua importanza in vista del Giubileo del 2025.
Papa Francesco, riconoscendo la necessità e l'importanza di questo restauro, autorizzò l'avvio dei lavori che si sarebbero dovuti concludere nel mese di dicembre 2024, in tempo per l'apertura della Porta Santa in vista del Giubileo.
Questo restauro, iniziato 250 anni dopo i precedenti interventi settecenteschi e 400 anni dopo l'inizio della sua costruzione, è stato un atto di devozione verso un capolavoro che ha resistito al passare del tempo.
In un intervista rilasciata ai media vaticani in occasione dell'avvio dei lavori, l'ingegnere Alberto Capitanucci, responsabile dell'area tecnica della Fabbrica di San Pietro, aveva anticipato che si sarebbe trattato di un grande cantiere, sia dal punto di vista storico che dimensionale. L'opera del Bernini, infatti, è grande quanto un palazzo di dieci piani, con un'altezza di 30 metri dal basamento alla croce. Il primo passo dei lavori, avviati il 21 febbraio, ha interessato l'installazione delle opere provvisionali per consentire il restauro delle superfici. Le impalcature autoportanti - come si riporta più avanti - hanno avvolto l'intero perimetro del Baldacchino senza mai toccarlo. Inoltre, su tutti i punti di appoggio delle impalcature è stato previsto un sistema di ripartizione ed equilibrio in legno per proteggere la pavimentazione da possibili sollecitazioni, al di sotto della quale si trovano le Grotte e la Necropoli vaticane.
Un'imponente opera attorno alla quale ruota l'intera architettura della Basilica
Il Baldacchino sull'Altare Maggiore della Basilica di San Pietro in Vaticano, alto quanto quasi un palazzo di nove piani (circa 29 metri di altezza) e con un peso di 63 tonnellate, domina la nell’immenso spazio liturgico fungendo da cardine attorno al quale ruota l'intera architettura della Basilica.
Definito un gigante dell’arte di tutti i tempi, opera unica nel suo genere, il progetto originale del Baldacchino fu affidato a Gian Lorenzo Bernini. I lavori di costruzione iniziarono nel 1624 e si conclusero nel 1635.
La sua storia ha inizio, esattamente quattrocento anni fa, quando papa Urbano VIII (1623-1644), a seguito di un concorso pro forma (giugno 1624), affidò direttamente al suo architetto di fiducia l’incarico di realizzare il grandioso Badacchino (da Baldac, antico nome di Baghdad da dove provenivano le stoffe preziose). Per l’altare maggiore di San Pietro, fin dai primi anni del Seicento, si pensò infatti a un ciborio che evocasse nella forma una copertura con stoffe preziose.
Bernini lavorò assieme al padre Pietro e al fratello Luigi e fu coadiuvato da Francesco Borromini nonché da maestranze specializzate e da numerosi scultori.
L’inaugurazione del Baldacchino avvenne il 29 giugno 1633, ma vi si lavorò ancora per due anni fino al 1635.
Il monumento in bronzo dorato, si innalza su quattro slanciate colonne tortili (presentate in San Pietro il 29 giugno 1627) ispirate alle colonne marmoree disposte attorno alla tomba di Pietro nell’antica basilica: si pensava che le colonne provenissero dal Tempio di Salomone a Gerusalemme.
L’ultimo grande intervento sul Baldacchino di San Pietro risale all’anno 1758: vi lavorò per circa tre mesi una nutrita squadra di operai e di maestranze specializzate. Il baldacchino venne allora accuratamente pulito, vennero rimosse le molte ossidazioni, vennero consolidate e messe in sicurezza diverse componenti, si risarcirono e si rifecero parti ammalorate o mancanti e, soprattutto, vennero ampliamente riprese o rifatte le dorature.
Sullo stato di conservazione del Baldacchino nella Basilica di San Pietro
Prima di quest'ultimo grande intervento di recupero, il monumento presentava una patina scura su tutte le superfici, al di sotto della quale erano visibili, seppur parzialmente oscurate, le dorature che decorano i dettagli.
Collocato all'interno della Basilica, il Baldacchino non manifestava i fenomeni di corrosione di colore verde tipici dei monumenti bronzei esposti a pioggia acida battente, percolazioni d’acqua sulle superfici, deiezioni di uccelli, ecc., ovvero fenomeni di degrado tipici di ambienti urbani inquinati. Tuttavia, la frequente presenza di visitatori all'interno della Basilica altera il microclima dell'ambiente in cui l'opera è conservata. Variazioni di umidità e sbalzi di temperatura, giornaliere e notturne, nel tempo hanno influito su parti lignee e metalliche.
"Così, se le parti lignee sono soggette a continua dilatazione e compressione a causa dei forti sbalzi di umidità relativa dell’aria, le parti metalliche sono soggette ad una ripetuta umidificazione delle superfici con un conseguente scatenarsi di fenomeni di alterazione e successivamente di corrosione del metallo. Soprattutto gli elementi in ferro, ai quali è destinato il fondamentale ruolo di supportare e assemblare le parti decorative in bronzo e il rame, presentano fenomeni di alterazione e di ossidazione che pongono il restauro del baldacchino come particolarmente urgente" dichiarò il responsabile dell'area tecnica della Fabbrica di San Pietro.
Le patine scure sulle superfici, dovute a sostanze grasse protettive utilizzate in passato, formavano uno strato incoerente su tutte le superfici. Alcune dorature, frutto di piccoli interventi di restauro che si sono succeduti nel tempo, mostravano piccoli rigonfiamenti a causa di alterazioni del bronzo.
La documentazione fotografica a disposizione già prima dell'intervento, aveva anticipato alcuni problemi conservativi, come la sconnessione della copertura esterna e distacchi nel sistema di tamponatura.
Il processo di conoscenza dell'opera è un elemento fondamentale che precede qualsiasi intervento di conservazione e restauro. Fortunatamente, le fonti documentarie conservate nell’Archivio della Fabbrica di San Pietro hanno permesso di ricostruire la storia dei vari interventi eseguiti sul Baldacchino nel corso dei secoli. Quest'ultimo restauro ha offerto l’opportunità di approfondire ulteriormente la storia conservativa del Baldacchino di Gian Lorenzo Bernini, contribuendo a una comprensione più completa dell'opera e delle tecniche utilizzate nei precedenti interventi.
A riguardo, il restauratore cav. Giuseppe Mantella ha dichiarato "I documenti ci hanno aiutato a comprendere come è stato realizzato questo importante monumento che è un'opera policroma: oro, bronzo, rame dorato. Abbiamo ripercorso quanto è accaduto dal restauro del 1758, momento in cui si passa da una doratura a mercurio, quindi a fuoco, indelebile, rimasta in modo straordinario sulle superfici, ad una doratura a missione, a foglia d'oro."
Restauro del Baldacchino del Bernini in Vaticano: alcuni dettagli relativi al complesso intervento
Il processo di restauro è stato definito complesso e articolato; "step by step" è stata realizzata una documentazione dettagliata di tutte le fasi di intervento, sono state condotte ricerche di archivio nonché indagini scientifiche sulla struttura. Tuttavia, nonostante le sfide logistiche dovute all'installazione di opere provvisionali, le celebrazioni liturgiche all'interno della Basilica hanno potuto proseguire senza interruzioni.
Prima dell'inizio dei lavori di restauro, come già anticipato, è stata effettuata una dettagliata documentazione grafica e fotografica del Baldacchino (in parte già realizzata), al fine di conservare una testimonianza precisa dello stato dell'opera ante intervento. Durante i lavori, ogni fase dell'intervento è stata accuratamente documentata, garantendo un monitoraggio continuo. Al termine del restauro, è stata eseguita una campagna fotografica completa per registrare lo stato attuale dell'opera, a testimonianza dell'intervento concluso.
La documentazione grafica è stata realizzata in tre fasi: una preliminare descrittiva delle attuali forme di degrado (per tutto ciò che è visibile), una intermedia durante i lavori e soprattutto una finale, nella quale sono state messe in evidenza i dettagli delle lavorazioni, delle tecniche costruttive, gli elementi e i materiali costitutivi.
Le indagini scientifiche, sullo stato di conservazione e sui fenomeni di degrado, sono state eseguite in più fasi a cura del Gabinetto di Ricerche Scientifiche applicate ai Beni Culturali dei Musei Vaticani.
Il team incaricato del progetto di restauro del Baldacchino sull'Altare Maggiore della Basilica di San Pietro in Vaticano è composto da: il prof. Giorgio Capriotti, il prof. Sante Guido, il cav. Giuseppe Mantella, i restauratori Susanna Sarmati e Carlo Usai e il fotografo Mallio Falcioni. >>> LEGGI QUI il loro curriculum.
Alcune curiosità sull'ultimo Restauro
Durante i lavori, racconta a Vatican News Alberto Capitanucci, responsabile dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro in Vaticano, sono stati ritrovati reperti sorprendenti, come "la suola di una scarpa di un bambino, che probabilmente era lì per apprendere il mestiere dal papà che lavorava" o "un foglio con la lista della spesa risalente al '700". Questi ritrovamenti sono testimonianze della vita quotidiana intorno a questo monumento simbolo della Chiesa Cattolica. Anche questi sorprendenti reperti saranno catalogati e preservati per le future generazioni.
Il restauro della struttura lignea
Il Baldacchino di Bernini, composto per oltre il 20% da legno, presenta parti a vista dorate o dipinte e sezioni strutturali lasciate grezze. A causa della natura igroscopica del legno, sensibile a variazioni di umidità e temperatura, queste parti risultavano particolarmente danneggiate, con segni di lesioni, distacchi e deformazioni. Tali problemi, che riguardano sia la stabilità strutturale che l’aspetto estetico, sono stati trattati attraverso un intervento conservativo articolato in diverse fasi, per garantire la sicurezza e il recupero estetico dell’opera.
Gli interventi hanno incluso:
- Valutazione e messa in sicurezza delle parti strutturali sconnesse.
- Pulizia e consolidamento del legno con resine acriliche o viniliche, in base alle esigenze.
- Ricostruzione di parti mancanti lungo la cornice a mensola mistilinea, al fine di ristabilire la continuità strutturale dei piani di appoggio e la ricostruzione e la ricostruzione plastica (Balsite-stucco epossidico) di porzioni lacunose di modellato in legno.
- Sigillatura delle fenditure da ritiro di tavolati ed assiti, per inserimento in sottolivello di spessori ammortizzanti in fogli di sughero o legno di balsa adesi con resina vinilica in emulsione, anche in funzione anticaduta di particellato.
- Trattamenti biocidi per prevenire danni futuri.
Parallelamente, il restauro delle superfici cromatiche e dorate ha incluso:
- Verifica della composizione dei leganti e consolidamento delle parti non adese.
- Pulitura delle superfici con metodi delicati per rimuovere il particellato e strati di ridipinture non originali.
- Riparazione delle lacune con gesso di Bologna e colla di coniglio, seguita da reintegrazione cromatica e applicazione di una vernice protettiva satinata.
Il restauro delle superfici lapidee
Le quattro alte basi delle colonne del Baldacchino, realizzate in muratura e rivestite di marmi preziosi (bianco di Carrara, nero d’Aquitania, alabastro d’Egitto), decorate con gli stemmi papali Barberini, hanno subito regolari manutenzioni nel corso dei secoli e non presentano gravi problemi strutturali. Tuttavia, le superfici hanno richiesto interventi di rimozione delle polveri e delle cere ingiallite che alteravano la luminosità del marmo di Carrara.
Le operazioni previste hanno incluso:
- Rilevamento e mappatura dello stato di conservazione;
- Pulizia delle superfici dalla polvere e dai depositi con metodi delicati;
- Rimozione di cere e vecchi protettivi tramite test di solubilità e solventi adeguati;
- Consolidamento e riadesione di frammenti e lastre di alabastro con resina epossidica;
- Stuccatura delle fessurazioni con malta di calce e polvere di marmo;
- Eventuale protezione finale con cera microcristallina.
Il restauro delle superfici metalliche (bronzo e ferro)
Prima del restauro, dato il buono stato di conservazione delle superfici metalliche, l’intervento proposto per la loro pulitura si è discostato dai metodi tradizionali, che spesso prevedono una pulizia meccanica delle superfici. In genere per la pulitura del bronzo, si ricorre a operazioni manuali con l’uso di bisturi, spazzolini in ferro a setole sottili, microtrapani con mole o gommini abrasivi, setole metalliche in acciaio, vibro-incisori e ablatori acustici. Questi strumenti permettono di ridurre lo spessore delle patine di corrosione senza mai eliminarle completamente, ottenendo risultati estetici molto soddisfacenti.
Nel caso del Baldacchino, l’intervento si è invece concentrato sulla rimozione degli strati di sporco accumulati nel tempo, utilizzando solventi, impacchi e altre tecniche meno invasive, preservando integralmente sia le patine originali sia le dorature.
L'obiettivo è stato quello di restituire al bronzo, in parte brunito e in parte dorato, il suo splendore originale, eliminando gli strati superficiali che ne offuscavano la lucentezza. Sono state condotte numerose prove per individuare il metodo di pulitura più appropriato, e si è proceduto manualmente, centimetro per centimetro, grazie all'esperienza di restauratori altamente qualificati.
In collaborazione con il Gabinetto di Ricerche Scientifiche dei Musei Vaticani, sono stati inoltre individuati i materiali più idonei per intervenire e ripulire l'opera dal particolato di polvere e dalla condensa accumulata a causa dell'intenso afflusso di pellegrini nella Basilica.
Il restauro conservativo del bronzo ha seguito le seguenti fasi:
- Lavaggio iniziale con acqua normale, seguito da acqua deionizzata;
- Trattamento con inibitori della corrosione;
- Applicazione di un protettivo superficiale in più strati.
Il restauro del ferro ha invece previsto:
- Pulizia meccanica per rimuovere i prodotti di corrosione incoerenti;
- Lavaggio con acqua normale, seguito da acqua deionizzata;
- Trattamento con inibitori della corrosione e convertitori di ruggine;
- Applicazione di un protettivo superficiale.
Dopo la pulitura e i trattamenti conservativi, è stata applicata una protezione finale, e, dove necessario, sono stati eseguiti ritocchi cromatici con colori a vernice e integrazioni di eventuali piccole lacune utilizzando resina epossidica colorata.
La differenza è la Luce: il Baldacchino del Bernini torna a brillare dopo 250 anni di polvere
A conclusione dell'intervento di restauro, l'ingegner Alberto Capitanucci, responsabile dell'area tecnica della Fabbrica di San Pietro, ha condiviso con Vatican News le sue riflessioni sull'opera restaurata. Capitanucci ha sottolineato l'importanza della luce come elemento distintivo del Baldacchino: "La differenza è la luce. Sul Baldacchino c'erano 250 anni di polvere umida, che costituiva una sorta di 'pelle sorda' su tutte le superfici, rendendole poco percepibili, in particolare quelle in bronzo". Ha poi aggiunto che la tonalità originale colore cuoio del bronzo, frutto di un trattamento di fonderia, non è una patina ma un risultato tecnologico sorprendente. Capitanucci ha rassicurato che "il Baldacchino gode di buona salute, non abbiamo riscontrato patologie particolari", evidenziando come la luce sfavillante sarà ciò che più colpirà l’occhio di pellegrini e visitatori.
Il progetto delle opere provvisionali per il restauro del Baldacchino del Bernini
La tavola XXIV dell'edizione del 1824 di Castelli e Ponti, uno dei primi manuali dedicati alle opere provvisionali, descrive la straordinaria struttura lignea realizzata nel 1758 dalla Fabbrica per il restauro della "macchina di metallo di Bernini sopra la Confessione di San Pietro". A oltre 250 anni dal restauro settecentesco, la complessità nell'allestimento delle strutture provvisionali, a gennaio 2024, si presentava immutata.
La soluzione adottata per procedere agli interventi è ricaduta nella scelta di un sistema metallico "multidirezionale", noto anche come "ponteggio a montanti e traversi prefabbricati". Questo sistema combina l'adattabilità dei "tubi e giunti" con la facilità di montaggio dei "telai prefabbricati".
Le principali caratteristiche di questa struttura comprendono la versatilità, grazie al design modulare e alle connessioni multidirezionali che consentono di adattarsi agilmente a geometrie complesse, angoli irregolari e variazioni di altezza. La flessibilità che deriva dalla possibilità di connettere i componenti del ponteggio in diverse direzioni, consentendo un alto grado di adattabilità alla forma e alle dimensioni del manufatto, particolarmente utile quando si devono raggiungere punti di difficile accesso. Infine, l'efficienza di questo tipo di struttura si è tradotta in un notevole risparmio di tempo durante il montaggio e lo smontaggio, migliorando l'efficienza complessiva dell'allestimento e dell'intervento di restauro.
Chi ha finanziato l'ambizioso progetto di restauro?
Il finanziamento di questo ambizioso progetto di restauro è stato offerto dal benemerito Ordine dei Cavalieri di Colombo. Gli interventi si inseriscono in modo coerente nel più ampio progetto di valorizzazione e illuminazione della Basilica vaticana, anch'esso sostenuto con generosità dai Cavalieri di Colombo.
Il restauro del Baldacchino del Bernini è un segno tangibile dell'impegno continuo nel preservare e celebrare il ricco patrimonio artistico e spirituale di San Pietro per le generazioni future.
Per il disvelamento dell’altare della Cattedra di San Pietro bisognerà attendere il mese prossimo (si sta ancora procedendo con i lavori di pulitura).
Fonti
Basilica Papale di San Pietro in Vaticano
Vatican News - Parte 1 e Parte 2
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Restauro e Conservazione
Con il topic "Restauro e Conservazione" vengono raccolti tutti gli articoli pubblicati che esemplificano il corretto approccio a quel sistema di attività coerenti, coordinate e programmate, dal cui concorso si ottiene la conservazione del patrimonio culturale.
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