Porte e Chiusure
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Riuso di materiali locali nella riqualificazione delle chiusure verticali opache

Riuso di materiali locali nelle chiusure verticali opache:prestazione energetico-ambientale di un caso studio

Valutazione della prestazione energetico-ambientale di un caso studio 

Sommario
Il riuso dei materiali è, ad oggi, una delle strategie chiave per ridurre i consumi di risorse. Il presente contributo, grazie all’applicazione su un caso studio (la riqualificazione delle chiusure verticali opache delle strutture edilizie sull’isola dell’Asinara) descrive un approccio metodologico rigoroso per integrare i metodi di valutazione dell’impatto

Introduzione

Il contributo presenta la valutazione ambientale del riuso di materiali locali per la riqualificazione delle chiusure verticali opache: è il risultato di una ricerca che esamina il caso studio della riqualificazione degli involucri edilizi delle strutture esistenti nella area di Trabuccato [1] sull’isola dell’Asinara. La riqualificazione di tali strutture è stata oggetto di un bando regionale [2] che promuoveva la progettazione di un centro velico, con annessa struttura ricettiva, finalizzato alla valorizzazione dei beni di proprietà della Regione Autonoma della Sardegna e da realizzarsi attraverso il recupero e la riqualificazione dei beni di proprietà regionale consistenti nel compendio immobiliare denominato “diramazione carceraria Trabuccato” [Agenzia etc., 2011].
Gli edifici oggetto di riqualificazione sono sorti in tempi diversi e sono serviti come alloggi o caserme per i corpi militari presenti sull’isola: in seguito alla dismissione del carcere molti di essi hanno continuato ad essere utilizzati [Agenzia etc., 2011] determinando uno stato di conservazione che varia considerevolmente da edificio ad edificio. Tuttavia le apparecchiature murarie sono piuttosto omogenee: i muri perimetrali, realizzati in pietra mista a laterizio e con spessore medio di 55 cm, sono in buono stato di conservazione, se si eccettuano le lesioni superficiali. I vincoli progettuali scaturivano non solo dalla particolare condizione del sito (un’isola) ma anche delle condizioni di cantiere che si sarebbero dovute prospettare: l’Isola dell’Asinara è un’Area Marina protetta dove i rifiuti vengono gestiti con particolari difficoltà data la presenza di un solo compattatore e l’assenza di isole ecologiche.
Qualunque rifiuto prodotto (inclusi gli eventuali rifiuti generati dal cantiere per la riqualificazione delle strutture) implica il trasporto a discarica fuori dall’Isola dell’Asinara [3] così come regolato dal Disciplinare del Parco Nazionale dell’Asinara e, conseguentemente, il trasporto tramite nave all’isola della Sardegna [Disciplinare etc., 2010].
La sfida progettuale era, dunque, quella di trovare una soluzione che riducesse quanto più possibile le quantità e gli oneri di disfacimenti dei materiali edili obsoleti [Sferra, 2014].
Individuati i vincoli e specificati gli obiettivi, sono state adottate soluzioni in grado di riusare i rifiuti dovuti dalle dismissioni di componenti edilizi direttamente, senza trattamenti e/o trasporti, nel progetto di riqualificazione degli involucri. Risolvere la riqualificazione delle strutture dell’Isola dell’Asinara evitando lo spostamento dei materiali provenienti dalle demolizioni di componenti edilizi a discarica avrebbe comportato la:
  • riduzione dell’impatto ambientale dovuto al riuso del materiale in situ;
  • contrazione del costo ambientale (e temporale) del trasporto via mare e una riduzione di impatto ambientale in termini di combustibile risparmiato e di inquinanti in mare;
  • riduzione degli impatti economici derivati dalla attività di gestione;
  • eliminazione di criticità socio-sanitarie;
  • difesa di risorse naturali limitate [Sferra, 2014].
L’attenzione progettuale si è rivolta quindi alle chiusure verticali opache, perché il cambiamento di destinazione d’uso degli edifici (la rifunzionalizzazione da carcere a centro velico) avrebbe implicato una pesante azione progettuale sui prospetti interni e pertanto le murature dovevano essere coinvolte e, nel contempo, salvaguardate per rispettare il più possibile l’esistente. Le coperture erano in buona parte già demolite o in avanzato stato di decadenza, tanto da non consentire altro se non il ripristino e/o il rifacimento ex novo delle stesse e le chiusure verticali trasparenti non potevano essere modificate per vincoli imposti dal bando stesso in quanto per buona parte ancora costituite dai componenti del nucleo carcerario originario e, pertanto, con una valenza figurativa da rispettare.
 
La soluzione proposta sulle chiusure verticali opache, tenuto conto delle diverse condizioni delle apparecchiature murarie, in parte vetuste e in parte ancora in buono stato, è stata la realizzazione di una controparete interna che consentisse di:
  • migliorare le prestazioni di isolamento termico e acustico;
  • realizzare una rete impiantistica agile e flessibile;
  • non alterare o modificare la muratura esistente per ridurre ulteriormente i rifiuti prodotti;
  • ridurre i rifiuti presenti dalle dismissioni degli altri componenti edilizi.
Per raggiungere l’obiettivo della riduzione dei rifiuti l’intercapedine della controparete è riempita con materiali provenienti in situ dalle inevitabili demolizioni per i rifacimenti delle coperture degli stessi edifici: sono in prevalenza frammenti di tegole [4] ridotti ulteriormente per poter costituire un riempimento dell’intercapedine. In questo modo il rifiuto viene rielaborato prima della sua produzione: si tratta del cosiddetto “Upcycle” o riuso creativo, teso ad attribuire una nuova funzione a un oggetto che ne risulta ormai privo, minimizzando l’impatto ambientale che provocherebbe se venisse dismesso [Sferra, 2014].
 
Definita la scelta tecnologica l’attenzione si è spostata sulla necessità di quantificare l’impatto ambientale della scelta progettuale descritta, cosi come le sue prestazioni energetiche. Raggiunta la definizione del “peso” energetico-ambientale del dettaglio lo stesso è stato simulato con una intercapedine in riciclato per poter avere un termine di paragone tra il valore ambientale del riuso rispetto al riciclo nel contesto in oggetto.
 
 
Riqualificazione dell’involucro: sistema tecnologico adottato.
 
Dettaglio Costruttivo.
 
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Da Baratta A. F. L., Catalano A., Il riciclaggio come pratica virtuosa per il progetto sostenibile, Edizioni ETS, Pisa, 2015

 

Laura Calcagnini

Architetto - Ricercatore universitario Dipartimento di Architettura - Università Roma Tre

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