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WebIM: tra Transizioni e Transazioni Digitali

È stato presentato il 2 Luglio 2019, presso il Senato della Repubblica, WebIM, un programma di ricerca finanziato dal MIUR, condotto da diversi atenei, di cui il PI è l’Università Politecnica delle Marche, teso a istituire un ecosistema digitale che abiliti e supporti il mercato in transizione e in trasformazione

Presentata la piattaforma Open finanziata dal MIUR

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È stato presentato il giorno 2 Luglio 2019, presso il Senato della Repubblica, WebIM, un programma di ricerca finanziato dal MIUR, condotto da diversi atenei, di cui il PI è l’Università Politecnica delle Marche, teso a istituire un ecosistema digitale che abiliti e supporti il mercato in transizione e in trasformazione: segnatamente, che accompagni l’evoluzione del versante della Domanda e dell’Offerta.

Dagli interventi dei relatori e dai contributi di un pubblico altamente qualificato è emerso che, a prescindere dalla definizione dell’«oggetto» (ambiente, ecosistema, piattaforma), ciò che occorra sia un ambito computazionale in cui i dati e le informazioni (numericamente) siano gestite in maniera relazionata e sincronizzata.

Di fatto, sussiste un intimo nesso tra il dato e la sua transazione che verte essenzialmente, lungo le fasi del Project Life Cycle, sulla ottimizzazione dei processi decisionali destinati inevitabilmente a risultare nell’Asset Life Cycle.

Ciò spiega le ragioni per cui dati, oggetti, modelli, strutture siano vocaboli che richiedono una attenta finalizzazione verso un vero e proprio progetto industriale che funga da meccanismo di regolazione degli scambi.

In definitiva, quello che si intende ottenere con WebIM è un instrumentum che corrisponda a una strategia, se non addirittura a una politica industriale, rivolta a creare Connected & Strategic Supply Chain, in cui, secondo i paradigmi della «collaborazione» e dell’«integrazione», il committente possa persino ergersi a leader, se non almeno a enabler.

Di questo framework, che WebIM ambisce a essere, si potrebbero probabilmente declinare diverse versioni, evocate nel corso dell’evento, da contesto strategico a digital marketplace, passando attraverso la spinosa questione del Public Procurement.

Questi, infatti, potrebbe essere interpretato variamente a seconda delle modalità di formulazione delle richieste della committenza, dei criteri di aggiudicazione, delle modalità di esecuzione dei contratti, ma anche in dipendenza dalla natura della stazione appaltante o della amministrazione concedente: società veicolo, committenza delegata, struttura ordinaria.

La maggiore difficoltà che si possa intravedere nello scenario delineato consiste nella compresenza di piani eterogenei, ma interdipendenti, come l’architettura dei dati, la configurazione della organizzazione, l’ingegneria del contratto, entro un paesaggio di regolazioni fini.

«Intelligenza» del dato per creare «valore»

A ulteriore annotazione, occorre rammentare come, nella dialettica tra un Portfolio o un Programme e i singoli Project, così come tra i Project e gli Asset, si stagli un profilo di rivisitazione del mercato che leghi semanticamente tra di loro i dati, possibilmente strutturati (ma quanto davvero?), che, soprattutto, connetta unitariamente un tessuto di micro professionalità e di micro imprenditorialità.

Per quanto WebIM resti, anzitutto, un programma fortemente orientato alle soluzioni tecnologiche, il suo successo dipenderà essenzialmente da una interpretazione organizzativa, gestionale e giuridica dell’ambito in cui si muove, poiché i dati e il loro valore sono straordinariamente influenti, e pure straordinariamente influenzati, dalle policy e dai constraint.

Di conseguenza, in prospettiva, Common Data Environment e Digital Twin, nell’ordine che si desidera, rappresentano l’oggetto obbligato di qualsiasi AECO-Sphere, ma poiché investono non solo i cespiti, immobiliari e infrastrutturali, ma anche gli utenti, non esclusivamente gli spazi chiusi, bensì pure gli spazi aperti, non potranno che divenire «luoghi sociali», social medium, cioè luoghi dell’interazione e della interconnessione, luoghi «pubblici», epperò elettivi della sfera, appunto, di competenza delle Technology Company: tema di cui si occuperà la conferenza internazionale che si terrà a Bologna nel Novembre 2019 in occasione di DIGITAL & BIM ITALIA.

Qui iniziano, tuttavia, le avvertenze: concepire data-driven process non può equivalere a sciorinare la lunga teoria di Artificial Intelligence, BIM, Augmented & Virtual Reality, Distributed Ledger Technology, e quant’altro.

Significa, piuttosto, avere una «intelligenza» del dato per creare «valore».

Il che, però, pur a fronte di ipotesi affascinanti di Space as an Experience, deve, poi, confrontarsi coll’esigenza di «atterrare» la «piattaforma» in un terreno poco propizio, per orientarsi verso orizzonti sconosciuti.

La sfida che WebIM dovrà affrontare consiste, infatti, proprio nel condurre un mercato sin troppo noto verso confini ignoti, in bilico tra l’«efficientare» e l’«evolvere».

Il discrimine che separa transazioni da transizioni è sottile.

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