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PERIFERIE: in arrivo il bando da 200 mil euro per la riqualificazione

Con il Piano Nazionale per la riqualificazione delle periferie, tutti i Comuni d’Italia potranno rimettere mano alle zone urbane più degradate. Per farlo dovranno presentare domanda entro il 30 novembre e potrà farlo qualsiasi Comune senza limiti demografici. Il finanziamento previsto dal Piano Nazionale per la riqualificazione prevedrà un finanziamento totale di 200 milioni di euro che verrà “spalmato” in tre annualità ovvero 50 milioni di euro nel 2015, 75 milioni di euro per l’anno 2016 e 75 milioni per il 2017.

Con il Piano Nazionale per la riqualificazione delle periferie, tutti i Comuni d’Italia potranno rimettere mano alle zone urbane più degradate.

Per farlo dovranno presentare domanda entro il 30 novembre e potrà farlo qualsiasi Comune senza limiti demografici.
Il finanziamento previsto dal Piano Nazionale per la riqualificazione prevedrà un finanziamento totale di 200 milioni di euro che verrà “spalmato” in tre annualità ovvero 50 milioni di euro nel 2015, 75 milioni di euro per l’anno 2016 e 75 milioni per il 2017.
 
Il bando, la cui bozza è stata oggetto dell’ultima riunione tecnica tra Regioni, enti locali e governo, conterrà tutti i criteri per selezionare i progetti di recupero sociale e immobiliare delle aree degradate.
Sulla bozza accolte alcune richieste avanzate dai Comuni volte a rendere “più fluida la gestione del bando e la ricaduta operativa del provvedimento”.
 
Tra le richieste dell’Anci «l'abrogazione dei diversi riferimenti alla "dichiarazione di immediata cantierabilità" effettuata dal direttore dei lavori e a "capitolati approvati dall'amministrazione" perché questo presuppone che i progetti siano finanziariamente già coperti».
 
Tra gli altri punti la richiesta dell’Anci ad una maggiore semplificazione rispetto a quanto previsto dallo schema di bando Bando che prevede che il progetto sia articolato almeno in 4 elementi.
La proposta dell’Anci prevede invece l’inserimento «di un indicatore sintetico, ottenuto dalla combinazione di 4 indicatori di esclusione socioeconomica, ovvero il tasso di disoccupazione, il tasso di occupazione, il tasso di concentrazione giovanile e il tasso di scolarizzazione». L'obiettivo è rendere la valutazione in linea con sistemi già rodati. Tale indicatore, spiega l'associazione dei comuni, «costruito con meccanismi analoghi a quello che ha consentito di individuare le Zone Franche Urbane, consente di poggiare l'ammissibilità delle domande sulla base di presupposti oggettivi e reali».
 
Per ultimo l’Associazione dei comuni propone «che il Piano nazionale preveda la possibilità di presentare progetti che non contemplino necessariamente interventi di riqualificazione fisica, oppure che questi possano essere previsti come parte di un progetto più ampio e multidimensionale di riqualificazione».

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