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Petizione sul ponte Morandi: demoliamo quello che non serve, manteniamo quello che funziona

Un appello lanciato da Gabriele Camomilla e firmato da importanti ingegneri

gabriele-camomilla.jpgIn questi giorni mi sono fatto molte domande sulla tragedia di Genova e delle terribili vicende che hanno colpito le persone e le attività vitali della città. Per la mia professione e per la mia natura pragmatica, al di là della ricerca delle colpe del crollo della pila 9, se ci sono state, mi sono concentrato sulle soluzioni in atto per i genovesi, alcuni letteralmente senza casa ed il resto con una prospettiva di vita difficile per i prossimi anni (quanti? Uno? Non ci crede nessuno).

"La scelta sul ponte morandi non può essere dettata dalla emotività"

Ho visto la serie di decisioni dettata dal dovere formale (magistratura) e da quello emotivo, con motivazioni ed ottiche diverse, delle amministrazioni locali e cdi quella Centrali. 

Se è giusto che la prima reazione possa essere emotiva, nei responsabili pubblici questa emotività va rapidamente smorzata dalla razionalità che la funzione impone. 

Quindi mi sembra, che come si fa con i pentiti di mafia, le informazioni vitali per la collettività vadano cercate anche con l’aiuto dei “ colpevoli” (tra l’altro presunti) che sanno.

Ora nel caso del ponte non ci sono ancora colpevoli, ma coloro che sanno meglio di tutti delle effettive condizioni del ponte sono i gestori della concessione, esclusi a priori per colpevolezza probabile da ogni azione conoscitiva per cui ancora oggi gli sfollati della pila 10 non sono ammessi neppure per minuti alle loro case. Si devono apporre “sensori” di controllo, la cui natura si sta scegliendo senza chiedere a chi lo sa quali non funzionano o non servono in quanto ne ha già provati molti nel corso degli anni. 

Ma le polemiche sono inutili.

Rimane il fatto che il TEMPO di intervento è fondamentale per le persone e per la città che, con il porto mal collegato, muore.

Lo stato del tratto di 500-600 metri sopra le fabbriche è stato giudicato affrettatamente “logoro ed inaffidabile”.

Non poteva che essere così stante l’emozione del momento e la non pefetta valutabilità di detto stato nelle condizioni operative del momento.

"Dai media conclusioni fantasione sui ponti in calcestruzzo"

I media da ciò hanno dedotto conclusioni a dir poco fantasiose del tipo: i ponti in cemento armato durano 50 anni; oppure che la struttura con le pile a V è stata rattoppata con guaine bituminose confondendo i presidi localizzati per evitare la caduta di piccoli elementi  di copriferro sulla testa di chi sotto a quei ponti ci lavora, con manutenzioni di tipo strutturale o di tipo protettivo avanzato che ci sono state e che invece mancano su gran parte dei ponti italiani a gestione pubblica degli enne enti preposti alla gestione delle strade e che non vengono definiti talmente “logori” da doverlo abbattere come per i complessivi 8- 90 metri integri del viadotto Morandi.

Per correggere queste percezioni che stanno portando ad un terrorismo non temperato sullo stato dei ponti italiani mi è sembrato importante cercare di rivalutare lo stato dell’esistente, per evitarne se possibile la demolizione, rinviando il chiarimento delle cause del crollo, che ancora non sono scientificamente note e che comunque riguardano le sole parti con stralli di tipo originale, ad analisi necessariamente lente e complesse.

Ecco la parte crollata del viadotto polcevera

Chiedere quindi con una petizione firmata da decine di esperti della strada molti dei quali hanno effettuata la riparazione del difetto esecutivo scoperto nel 1992 sulla pila 11, ospitata ad una testata tecnica come INGENIO, consensi qualificati prima e di “popolo” poi sulla possibilità di revisione delle decisioni che sembrano essere irrevocabili. 

Non si chiede niente che non sia razionale. Tutto è fatto alla ricerca del guadagno di tempo per ricominciare almeno al punto in cui la tragedia ha interrotto il flusso normale delle cose. 

Riparata una via nel modo più rapido si potranno affrontare i problemi irrisolti dell’area 

Una petizione per riflettere sul futuro ponte sul polcevera

Questo è il senso della petizione che in sintesi dice: non demoliamo ciò che resta che è in gran parte perfettamente utilizzabile in sicurezza; ricostruiamo il minimo necessario per riprendere la vita, del traffico e delle famiglie sfrattate. 

Poi vedremo di fare le aggiunte. Ricordo, e non ne ero a conoscenza fino a ieri, che ci sono già 3 progetti oltre a quello di Piano, per bypassare il Morandi: tutti eseguibili e tutti però che non ne prevedevano la demolizione.

(Allego le immagini delle varianti del 2009 senza demolizione del ponte sistente; naturalmente richiedono la revisione degli accessi per cui oggi sarebbero più lente della riparazione.)

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Ing. Gabriele Camomilla - Terotecnologo delle strutture stradali  


Ecco la petizione:

SALVIAMO CIÒ CHE RESTA DEL PONTE DI GENOVA, con esso 150 case ed il porto.

Siamo un gruppo di ingegneri, architetti e tecnici stradali ma, soprattutto, cittadini italiani interessati a difendere gli interessi degli abitanti di Genova duramente colpiti dal recente lutto cittadino e dalle conseguenze del crollo di un tratto (la pila 9 e i vicini 200m) del ponte più importante della città e della regione.

Assistiamo con sconcerto alla discussione pubblica su quanto occorra fare per restituire al più presto alla città di Genova la viabilità e il regolare svolgimento delle attività e della vita di tutti i giorni, gravemente colpiti dal crollo.

La Procura prima ed il Ministero delle infrastrutture poi hanno dichiarato necessaria la demolizione integrale dell’opera (lunga 1km) per ricostruirla sulla base di un disegno schematico dell’architetto Piano, tutto da progettare.

Dicono che ci vorrà 1 anno, ma solo la demolizione richiederà realisticamente molto di più, con disagi aggiuntivi.

I periti della Procura e del Ministero delle infrastrutture hanno dichiarato come fortemente logorate le parti ancora in piedi e questo blocca ogni soluzione alternativa

RICHIESTE

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VEDI FILE ALLEGATO

Per firmare la Petizione vai a questo LINK su Change.it

Articolo integrale in PDF

L’articolo nella sua forma integrale è disponibile attraverso il LINK riportato di seguito.
Il file PDF è salvabile e stampabile.