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La progettazione naturalistica delle aree verdi

Oggi il progettista che si trova a progettare un parco o un giardino privato non può esimersi dal fondamentale presupposto di esprimere le sue idee nel concreto, attraverso una attenta e completa valutazione dell’energia che il progetto stesso richiede. La strategia progettuale è proprio questa: riscoprire l’importanza del bilancio di energia nel sistema, in entrata e in uscita, tenendo bene in considerazione la sua quantità degradata. Ma di tutto questo ne parliamo tra un po’.

 

Progettare un parco: un’alchimia di architettura, ingegneria ed ecologia

Il concetto e la struttura del parco, piccolo o grande che sia, è cambiata nei secoli. Oggi finalmente si assiste ad un ritorno alla naturalità della struttura dell’area verde qualunque sia la sua destinazione d’uso. Infatti, il progettista deve lasciare, con stima e rispetto, che l’ambiente si ritrovi nel suo stato fondamentale: lo status quo biodinamico del suo particolare ecosistema. Egli, deve solo assecondare i suoi movimenti, le sue prospettive, le sue peculiarità. Ma per essere il maestro direttore e compositore di questa nuova ritrovata armonia deve possedere nuovi parametri e nuovi strumenti di misura, di confronto.

Diventa, tramite queste trasformazioni mentali e professionali, progettista naturalista. O meglio, è l’idea nuova del progettare che diventa naturalistica. Ma il progettista, come spesso avviene quando c’è di mezzo la natura in ogni sua forma ed espressione, è, in realtà, una figura astratta. È, nei fatti, un insieme di professionisti che ognuno per le sue competenze, studia e applica il miglior modo di rispettare l’ambiente. Finalmente l’ecologia entra a pieno titolo nell’ottica del disegno di un’aiuola, di un viale, di un gioco d’acqua.

La progettazione naturalistica è infatti un’alchimia di architettura, ingegneria e ecologia. E non proprio in quest’ordine! La geometria, le forme, le evoluzioni prospettiche ed architettoniche sono al vaglio e al consiglio ponderato delle forze e delle leggi matematiche dell’ingegneria. Ma tutto deve sempre compiersi sotto la determinazione oggettiva e non soggettiva delle regole dell’ecologia. Ecco perché il progettista naturalista non è e non potrà mai essere una sola persona, un solo professionista.

 

Il ragionamento guida nella progettazione naturalistica è il Principio dell’Energia Minima (PEM)

Ogni oggetto costituente il giardino di qualche centinaio di metri o il parco di qualche ettaro, è governato da questo principio. Un boschetto, un prato, una naturale area verde è naturalmente governata dal PEM. Il suo ecosistema è in omeostasi e ogni piccola perturbazione che subisce è sapientemente assorbita, e fino ad un certo livello non provoca particolari danni allo stesso ecosistema. Danni maggiori provocano, ovviamente, danni maggiori.

Il mantenimento omeostatico dell’ecosistema è mantenuto perché ogni trasformazione è termodinamicamente giustificata da un’entrata e un’uscita di energia (la materia è energia) con spreco (calore) ridotto al minimo.

 

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Descrizione della figura: In un sistema naturale delimitato (un giardino è un sistema delimitato) entra energia e altri materiali di input e questa stessa energia è trasformata in altra forma (ad esempio biomassa). Molta o poca dell’energia entrante, dipende dalla efficienza del sistema, è degradata in calore: è energia persa.

 

Il concetto è talmente elementare che può essere, come si diceva, applicato ad ogni oggetto esistente all’interno del giardino o del parco. Ma, ovviamente, può essere applicato all’intero sistema giardino o parco. Se l’area verde che vogliamo rivalutare a parco è esistente, e se la si osserva attentamente e la si valuta con un metro ecologico, la stessa vive e sopravvive senza tanti problemi: non deve essere innaffiata, non deve essere curata, non ha bisogna di manutenzione. Biodinamicamente si evolve passando da uno stadio all’altro più o meno velocemente a seconda proprio delle condizioni bioclimatiche. Gli alberi crescono e si avvicendano con garbo e maestria, i fiori crescono e si succedono nello spazio e nel tempo. Un parco simile è un esempio di equilibrio energetico: la quantità di energia che entra è quasi tutta utilizzata in produzione di biomassa o per il mantenimento dell’omeostasi ecologica. Poca di questa energia entrante è trasformata in calore.

Un giardino o un parco, che viceversa, deve essere progettato ex novo o rinaturalizzato poiché area fortemente degradata, deve essere progettato tenendo come elementi guida proprio questo concetto.

Oggi, anche nella progettazione di aree verdi non è possibile sprecare energia!

Non è possibile impiantare specie e disporre di oggetti che in realtà sono energivori come ad esempio, un prato. Se analizzassimo da un punto di vista del PEM l’oggetto prato, osserveremmo che molta energia deve entrare per il suo sostentamento e molta di questa è in effetti degradata a calore (intendendo con questo che molta dell’energia in entrata è letteralmente persa). Un esempio? Si pensi all’energia acqua. Molta di questa in realtà è persa per semplice evaporazione nelle giornate particolarmente calde. Il sistema è fortemente sbilanciato!

Meglio allora che il progettista naturalista pensi a ricostituire o alla semina ex novo, di un prato rustico che sicuramente a un PEM molto vantaggioso, oppure a pensare ad una ridistribuzione delle aree e degli oggetti in modo da ridurre l’area prato e contenere la perdita per degradazione dell’energia in entrata. Oggi l’ottica di progettazione è questa!!!

Pensare di costruire o ristrutturare un parco, anche cittadino, con i principi della progettazione naturalistica è sperimentare nuovi concetti e nuove architetture, applicare principi matematici di verifiche statiche e dinamiche. È cioè, possibile e anzi dovrebbe essere auspicabile, utilizzare dove possibile costruzioni di ingegneria naturalistica. E lì dove non potrebbe essercene la possibilità, sforzarsi sempre di prevederla. Semplicemente perché un’opera di vera ingegneria naturalistica è un’opera già di per se energeticamente statica, che non altera l’ecosistema, ma che si fonde con esso completamente.

L’ingegneria naturalistica nella sistemazione planimetrica del sito è una conditio sine qua non! Semplicemente perché le sue strutture, se ben progettate, spariscono alla vista dell’osservatore inghiottite dal verde che ne è parte integrante. Ogni situazione progettuale è risolvibile con la giusta alchimia delle possibilità costruttive e architettoniche previste dall’ingegneria naturalistica. 

E ovviamente, una volta definita la struttura paesaggistica, il progettista naturalista si trasforma di fatto in ecologo paesaggista. La distribuzione delle piante, la loro messa a dimora, la loro stessa selezione, è un processo che non avviene (non deve assolutamente avvenire) a caso! Ma anche le piante, erbacee, arbustive o arboree, devono essere scelte secondo lo stesso medesimo principio che abbiamo visto essere valido per ogni oggetto del parco o del giardino. Secondo quanto detto, per esempio, una pianta tappezzante potrebbe egregiamente assolvere a riempiere spazi in aiuole, muretti o altre strutture del giardino, senza pesare su consumo di acqua, concimazione, manutenzione, produzione eccessiva di biomassa che poi deve essere smaltita.

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Descrizione delle figure: Immagiamo un’area del giardino che è stata pensata per essere adibita a semplice prato di qualità pregiata o meno. Pensiamo di progettarne l’irrigazione e quindi l’impianto. L’area è più o meno quadrata. Per coprire l’area decidiamo di utilizzare ben 5 pop-up. Consumo idrico x litri minuto. A parte il consumo, la cosa che colpisce il progettista naturalista sono le aree di sovrapposizione dei pop-up, aree necessarie per la copertura dell’appezzamento. In quelle aree è evidente un surplus di acqua che in effetti è sprecata e questo incide negativamente sul suo PEM. Il progettista naturalista, potrebbe pensare di risolvere la situazione pensando ad una progettazione del tipo di quella illustrata in figura a destra. Cosa ha fatto? Ha ridotto le aree a prato ma soprattutto le ha dimensionate esattamente in base all’area bagnata dai pop-up che già sono stati ridotti di numero. Ha successivamente armonizzato e movimentato l’area con l’inserimento di altri oggetti che ha valutato nel complesso poco energivori. Il risultato è un evidente salto di qualità del PEM.

 

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Descrizione della figura: i principi e le opere di ingegneria naturalistica possono essere applicati ad ogni dove dell’area parco: collinare, laghetto, di versante. In figura sono stati utilizzate molte opere di I.N. e ognuna, in seguito, diventerà un tutt’uno con l’ambiente, non alterando minimamente l’intero ecosistema. In a) palificate vive doppia del tipo Enotria; in b) palizzate vive; in c) grate vive; in d-e) massi e fascinate vive; in f) piantumazione alberi o arbusti. 

Pietro Martino

Dottore in Scienza della Natura in Ingegneria Civile e in Ingegneria Gestionale dei sistemi energetici

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