Amianto nell’aria esterna: primo studio operativo sul monitoraggio ambientale a Reggio Emilia
Uno studio pilota a Reggio Emilia ha testato una metodologia per rilevare fibre di amianto aerodisperse in ambiente esterno con un limite di rilevabilità inferiore a 0,1 ff/L. I risultati e le tecniche adottate aprono nuove prospettive per il monitoraggio ambientale dell’amianto.
Amianto in atmosfera: perché è urgente un monitoraggio costante
L’amianto, pur vietato da tempo, è ancora oggi presente in numerosi manufatti disseminati sul territorio nazionale. Col tempo, questi materiali possono deteriorarsi, rilasciando fibre potenzialmente pericolose per la salute. Ma in assenza di norme tecniche che disciplinino il monitoraggio ambientale outdoor, come è possibile valutare l’esposizione della popolazione?
A questa domanda ha cercato di rispondere uno studio sperimentale condotto da ARPAE Emilia-Romagna presso due stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria di Reggio Emilia. L’obiettivo? Mettere a punto una metodologia efficace e replicabile per rilevare la concentrazione di fibre aerodisperse in ambiente esterno, con un limite di rilevabilità inferiore a 0,1 fibre per litro (f/L).
Origine delle fibre di amianto: fonti naturali e antropiche
Il rilascio di fibre di amianto in atmosfera può avvenire sia per cause naturali che per attività antropiche. Le principali fonti includono:
- il deterioramento di materiali contenenti amianto (MCA) presenti su edifici e infrastrutture;
- le operazioni di rimozione, trasporto e smaltimento;
- la presenza di cave, discariche e siti contaminati;
- eventi straordinari come incendi, alluvioni e terremoti.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle Air Quality Guidelines for Europe (2000), suggerisce un valore di riferimento per l’esposizione ambientale compreso tra <0,1 e 1 f/L, ma non esiste ancora una norma specifica europea o nazionale che regolamenti il monitoraggio outdoor.
Obiettivo del progetto: definire una metodologia affidabile
Lo studio mira a definire un protocollo operativo che consenta di determinare la concentrazione di fibre di amianto aerodisperse con un limite di rilevabilità <0,1 f/L, valore che rappresenta la soglia sotto la quale si ritiene trascurabile l'esposizione ambientale.
Strumentazione e metodo di campionamento
Il monitoraggio è stato eseguito nel periodo maggio–luglio 2015 su due siti differenti:
- Stazione di fondo urbano – San Lazzaro
- Stazione di traffico – Viale Timavo
Entrambe le stazioni sono dotate di strumentazione Tecora Skypost PM, dispositivo per il campionamento continuo di particolato atmosferico su filtri a membrana in policarbonato da 47 mm. La membrana trattiene le particelle aerodisperse che vengono poi analizzate con microscopia elettronica a scansione (SEM) e microanalisi EDX.
La durata dei prelievi è stata di 24 ore al giorno per 7 giorni consecutivi. Ogni filtro ha campionato circa 14.400 litri di aria, con una superficie utile di analisi pari a 1.256 mm².
Calcolo del limite di rilevabilità e incertezza di misura
Il limite di rilevabilità (Detection Limit) è stato calcolato secondo la norma UNI EN ISO 16000-7:2008 e tiene conto di:
- volume d’aria campionato (V)
- numero di campi letti al microscopio (Nc)
- area effettiva del filtro (A)
- area del campo (a)
Nel caso in cui non vengano rilevate fibre, il valore viene espresso come “< DL”, dove DL è calcolato assumendo una distribuzione di Poisson con livello di confidenza al 95%. La minima incertezza associata alla metodologia è anch’essa stimata con la stessa distribuzione statistica.
Il ruolo del meteo nel rilascio delle fibre
Un elemento chiave per la corretta interpretazione dei dati è rappresentato dalle condizioni meteorologiche, in particolare:
- velocità del vento (favorisce la risospensione delle fibre)
- precipitazioni (possono sia rimuovere polveri sospese che favorire il rilascio di fibre dai MCA)
- temperatura e umidità relativa
I dati meteo, forniti dalle centraline ARPA, sono stati integrati nel processo di analisi per meglio comprendere l’andamento delle concentrazioni rilevate.
I risultati: concentrazioni inferiori alla soglia di rilevabilità
Durante entrambe le campagne, i dati hanno mostrato valori generalmente inferiori a 0,09 f/L, sia nella stazione di fondo urbano sia in quella di traffico. Solo in due casi (13/05/2015 a S. Lazzaro e 27/06/2015 a V.le Timavo) sono state registrate concentrazioni pari rispettivamente a 0,04 f/L e 0,03 f/L, rimanendo comunque ben al di sotto dei valori soglia.
Questi risultati confermano la bassa presenza di amianto aerodisperso in condizioni ambientali ordinarie, ma evidenziano al contempo la necessità di monitoraggi sistematici, soprattutto in aree potenzialmente a rischio (cantieri, aree industriali dismesse, siti contaminati).
Validazione e riproducibilità della metodologia
La metodologia sperimentata ha dimostrato:
- elevata sensibilità, grazie alla capacità di analizzare campioni di grandi volumi d’aria;
- affidabilità, con margini di incertezza contenuti;
- riproducibilità, attraverso l’uso di protocolli standardizzati e strumentazione consolidata.
Il campionamento è stato effettuato su filtro a membrana, analizzato in SEM a 3000 ingrandimenti su 300 campi per filtro, selezionati con tecnica a greca e lettura casuale.
Conclusioni: perché questo studio rappresenta un riferimento per il settore
L’indagine condotta rappresenta un punto di riferimento tecnico e operativo per chi si occupa di amianto, ambiente e salute pubblica. I suoi punti di forza:
- Offre una metodologia replicabile in altri contesti urbani e industriali.
- Fornisce dati concreti sull’assenza o presenza di fibre in aria outdoor.
- Rende possibile l’integrazione dell’amianto aerodisperso nei Piani di Monitoraggio Ambientale.
- Costituisce un utile strumento per enti locali e aziende di bonifica nel pianificare interventi.
Prospettive future: dalla ricerca alla normativa
Il passo successivo auspicabile è l’armonizzazione normativa, con l’introduzione di standard tecnici per il monitoraggio dell’amianto in esterno, analoghi a quelli già previsti per l’indoor. L’attività di campionamento e analisi dovrà diventare parte integrante delle valutazioni ambientali preventive, soprattutto nei casi di bonifiche e demolizioni.
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