Appalti pubblici: nel 2024 267mila gare per un valore di 271 mld di euro, un calo del 4% rispetto all'anno precedente
Il presidente Anac Giuseppe Busìa è intervenuto alla Camera dei Deputati e ha denunciato i ritardi del Pnrr, l’uso eccessivo di affidamenti diretti e il calo degli appalti.
Il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), Giuseppe Busìa, è intervenuto alla Camera dei Deputati per presentare il bilancio dell’attività svolta dall’Autorità nel 2024, lanciando un chiaro segnale d’allarme su diverse criticità che minacciano la trasparenza, l’efficienza e la legalità nel sistema degli appalti pubblici italiani.
Uno dei nodi principali riguarda i ritardi nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr): in alcuni settori, ha sottolineato Busìa, la spesa effettiva non raggiunge nemmeno il 30% delle risorse stanziate. Ma non è solo una questione di tempi. Preoccupa soprattutto il ricorso massiccio agli affidamenti diretti, che nel 2024 hanno rappresentato ben il 98% degli acquisti di servizi e forniture.
«Si assiste a un preoccupante addensamento degli affidamenti non concorrenziali subito sotto la soglia dei 140.000 euro», ha dichiarato Busìa, segnalando come questo valore, più che triplicato rispetto al limite di 75.000 euro fissato nel 2021, lasci gli amministratori onesti più esposti a pressioni indebite, senza neanche la possibilità di richiamarsi all’obbligo di gare competitive.
Appalti pubblici: nel 2024 un calo del 4% sul '23 e del 7.3% sul '22
Nel complesso, il 2024 ha visto un calo degli appalti pubblici: 271,8 miliardi di euro distribuiti su 267.000 procedure di gara, in diminuzione del 4,1% rispetto al 2023 e del 7,3% rispetto al 2022. In particolare, gli appalti di lavori pubblici hanno subito una contrazione drastica del 38,9%.
Parallelamente, si segnala un boom negli acquisti di prodotti farmaceutici, cresciuti del 37,2% rispetto all’anno precedente, per un valore superiore ai 40 miliardi di euro.
Busìa ha denunciato anche l’“eccesso di frazionamento artificioso” degli appalti, una pratica che consente di restare sotto le soglie di legge ma dietro la quale si celano sprechi e infiltrazioni criminali, comprese quelle mafiose.
Tra le criticità evidenziate dal presidente Anac ci sono anche i vuoti di tutela creati dall’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, le recenti riduzioni delle garanzie sull’inconferibilità degli incarichi e la mancanza di una disciplina organica sulle lobby. «Si mette a rischio la separazione tra politica e gestione e si indeboliscono le garanzie amministrative poste a presidio dell’indipendenza e correttezza dell’agire pubblico», ha avvertito Busìa.
Sul fronte normativo, inoltre, Busìa ha criticato il recente correttivo al Codice dei contratti per non aver introdotto l’obbligo di dichiarare i titolari effettivi delle imprese. "Il contraente pubblico deve sapere con chi ha a che fare, anche per prevenire offerte combinate o alterazioni della concorrenza", ha detto.
Sicurezza sul lavoro e parità di genere: ancora troppi passi indietro
Un’altra emergenza è quella della sicurezza sul lavoro. Secondo i dati del Casellario delle imprese, nel 2024 sono state registrate 1.448 annotazioni per violazioni delle norme su salute e sicurezza, con un incremento del 43% rispetto al 2023 e dell’87% sul 2022. I rischi maggiori, ha evidenziato Busìa, arrivano dai subappalti a cascata.
Per quanto riguarda la parità di genere, nonostante le spinte del Pnrr, i progressi sono minimi: le procedure in cui sono state inserite specifiche clausole di genere sono cresciute di meno del 2%. "Un freno è dato dalle numerose eccezioni, ma anche dalla mancanza di misure per stimolare un cambiamento culturale nelle aziende", ha spiegato.
Nel settore sanitario, Busìa ha ribadito la necessità di valorizzare le professionalità interne attraverso concorsi meritocratici, invece di affidarsi ai cosiddetti “gettonisti”. Ha anche denunciato la prassi di acquistare macchinari a prezzo scontato, compensati però da onerosi contratti di manutenzione, che rischiano di creare una dipendenza duratura da un unico fornitore.
Infine, sul tema emergente dell’intelligenza artificiale, Busìa ha lanciato un monito: «Ancora pochi, nella Pubblica Amministrazione, sono in grado di gestire adeguatamente l’IA, col rischio che decisioni pubbliche vengano inconsapevolmente delegate a operatori privati». Per affrontare questa nuova frontiera, ha concluso, è urgente garantire la trasparenza algoritmica e l’intellegibilità delle decisioni, a tutela di cittadini e imprese.
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