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Conservazione, restauro e riuso dell’architettura moderna: sfide e opportunità

L'Ordine degli Architetti PPC di Macerata organizza un evento online di approfondimento.

Quali difficoltà e criticità si riscontrano quando si interviene nell'ambito della conservazione, del restauro e del riuso dell'architettura moderna? Come superare queste sfide per non perdere un importante patrimonio architettonico? 

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Palazzo Exgil (Macerata), un tempo sede della “Casa del Balilla” è un'opera dell’arch. Mario Ridolfi (1933-1935). Recentemente l'edificio è stato oggetto di un importante progetto di recupero e riuso.

Il ciclo di eventi RIUSO DEL MODERNO, l’iniziativa itinerante che pone al centro del dibattito lattuale problematica del Riuso alla luce di un rinnovato confronto sul ruolo futuro degli Architetti all’interno dei processi di trasformazione e valorizzazione del patrimonio architettonico, nel corso del suo lungo viaggio che percorre la costa adriatica - da Rimini a Campobasso - approda con una tappa nella città di Macerata.

Ingenio ha intervistato larch. Vittorio Lanciani, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Macerata, per scoprire di più sul seminario online da loro organizzato e dedicato al tema della conservazione, del restauro e del riuso dell’architettura moderna in cui saranno presentati diversi casi studio.

 


Conservazione, restauro e riuso dell'architettura moderna: quali criticità?

Presidente Lanciani il vostro Ordine ha organizzato un seminario online nell’ambito dell’iniziativa RIUSO del MODERNO. Quale è il tema al centro del vostro evento e in che modo sarà affrontato?

Vittorio Lanciani: “L’incontro tratterà il complesso tema della conservazione del patrimonio architettonico costruito nella prima metà del secolo scorso, attraverso alcuni esempi d’intervento, su edifici simbolo della città di Macerata, con i progettisti che ne hanno seguito i lavori.

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Contestualmente verrà affrontato il tema a scala generale, mostrando le difficoltà e le criticità che si possono riscontrare, ed allo stesso tempo individuando i possibili campi di intervento. Verrà effettuata una panoramica a livello nazionale ed internazionale su quelli che sono stati gli interventi più rappresentativi per ciò che concerne la conservazione, il restauro e il riuso dell’architettura moderna.

RIUSO DEL MODERNO è un’iniziativa interessante in quanto accende i riflettori su una tema complesso come quello del riuso del moderno, ma soprattutto su quelli che sono i concetti di riqualificazione urbana, di ristrutturazione urbana e di ristrutturazione edilizia. Realtà sulla quali c'è poca sensibilità e c'è poco rispetto di quelle che sono le prerogative della figura dell'architetto.

Per i territori colpiti dai recenti eventi sismici la questione è ancora più delicata perché nell’ambito del processo della ricostruzione insiste una possibilità di demolizione e ricostruzione molto estesa e dove il concetto di 'rispetto' vale soltanto per gli edifici vincolati. Non è vero che tutti gli edifici che hanno valore culturale siano solo quelli vincolati. Il Dlgs 42/2004 fa una distinzione tra edificio vincolato e non vincolato, ma non prende in considerazione tutto l'altro patrimonio edilizio segnalato all’interno dei piani urbanistici.”

Una Legge per l'Architettura

Esiste un metodo di valutazione oggettiva attraverso il quale è possibile identificare l’interesse culturale di un’architettura tale da renderla oggetto di tutela?

Vittorio Lanciani: “A mio avviso manca un cappello legislativo che il nostro Consiglio nazionale purtroppo non è ancora riuscito a mettere al di sopra di quella che è la discrezionalità di valutazione dell'interesse culturale. Mi riferisco in questo caso a una la Legge per l’Architettura. In Italia, non abbiamo una legge sulla architettura che offra la possibilità di dare una valutazione oggettiva di quella che è la 'qualità architettonica' di un manufatto, sia esso storico o sia esso moderno. Abbiamo un lasso di tempo che va dai cinquanta ai settanta anni – si fa riferimento al Dlsg 42/2004 – all’interno del quale possiamo dire che l’immobile è equiparabile a un edificio vincolato, ma non esiste un parametro di valutazione di riferimento.

La nostra società deve essere capace di tutelare la memoria e nello stesso tempo di proiettare l’edificio verso un suo stesso riuso nel prossimo futuro. Se la tendenza attuale è quella di andare verso un consumo zero del territorio e quindi di riqualificare il più possibile, noi dobbiamo avere certezza e consapevolezza di cosa significa riqualificare nel rispetto della memoria. Il rischio che si corre quando si tratta di riqualificare il tessuto urbano è quello di perdere tutte le caratteristiche e le peculiarità che ne contraddistinguono l’identità, sia essa attribuita a un singolo edificio o all’intero edificato.”

Il Superbonus 110% può essere quindi un’arma a doppio taglio per il nostro patrimonio costruito?

Vittorio Lanciani: “Io ho messo in discussione l’architettura del cappotto. Quando si indossa il cappotto non si vede il vestito. Il rischio è che tanta architettura moderna di qualità, nel momento in cui non viene opportunamente valutata perché non esiste una Legge per l’Architettura, possa essere ricoperta dal cappotto termico che va a nascondere quei caratteri peculiari che contraddistinguono l’architettura stessa.”

Il ruolo dell'architetto all'interno dei processi di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio architettonico

Quale è il ruolo dell’architetto all’interno dei processi di riqualificazione?

Vittorio Lanciani: “L’architetto è il depositario della visione. L’architetto sviluppa un progetto partendo da una visione generale per poi scendere nel particolare. Per queste ragioni, l’architetto non può non assumere il ruolo di coordinatore all’interno di un team di progettisti e operatori specializzati. Non sempre la somma di particolari è il risultato di una visione. Si tratta di mettere in atto un percorso a doppio passaggio: bisogna partire da una visione per poi arrivare al particolare e dal particolare ritornare alla visione iniziale. Tempo fa abbiamo condiviso sul nostro sito un’intervista realizzata nel 1969 a Pier Luigi Nervi che meglio spiega quanto prima riportato. In una società smart, caratterizzata dalla specializzazione, l’architetto deve diventare più pragmatico nel gestire la grande quantità di dati.”


La ricostruzione post-sisma, un'opportunità per il territorio di Macerata

La ricostruzione post-sisma si presenta come un’opportunità per il vostro territorio?

Vittorio Lanciani: “I piani straordinari per la ricostruzione sono piani che offrono grandi possibilità alle singole amministrazioni perché permettono di avere una visione di quello che sarà lo sviluppo futuro del territorio, e non solo a livello comunale. Purtroppo, a livello normativo c’è stato un grosso errore, ovvero la mutazione frettolosa alla ragione Marche (2016) delle norme per la ricostruzione emanate in seguito al terremoto dell’Emilia (2012); ricordo che si tratta di due regioni che presentano caratteristiche territoriali differenti. La strada intrapresa oggi è quella del riallineamento per correggere questi errori normativi.

Per ritornare al tema del riuso e dalla riqualificazione, la ricostruzione può presentarsi come un’opportunità per risolvere due importanti criticità che insistono sul nostro territorio attualmente: la riqualificazione delle aree SAE e la necessità di ripristinare un equilibrio tra la costa e le aree interne.

Le aree SAE sono state costruite in fase emergenziale post-sisma, in deroga ai piani urbanistici, in zone di vincolo. Si tratta di quelle aree che ospitavano le soluzioni abitative di emergenza (SAE) e che di fatto hanno amplificato più del doppio il consumo di suolo sul territorio marchigiano.

L’altra emergenza invece riguarda appunto la necessità di ristabilire un equilibrio con le aree interne. Negli ultimi anni tutta la popolazione è ‘scivolata’ verso la costa a causa di una massiccia infrastrutturazione localizzata in quell’area. Alla luce del dibattito in corso sui nuovi modi di abitare nel post pandemia, attuare politiche di reinsediamento e di riqualificazione delle aree interne significa anche mettersi nelle condizioni di garantire un distanziamento sociale naturale.”

Quale strumento utilizzare per riqualificare queste aree affinché vi sia massima attenzione alla qualità del progetto?

Vittorio Lanciani: “Lo strumento per ottenere progetti di qualità è il concorso di progettazione in due gradi. Permette a tutti i professionisti di partecipare al processo di ricostruzione e ovviamente la scelta dei progetti avviene in base alla qualità. All’interno del processo della ricostruzione sul nostro territorio sono stati banditi due concorsi di progettazione: la scuola di Matelica e la scuola di Petriolo.”

 

Articolo integrale in PDF

L’articolo nella sua forma integrale è disponibile attraverso il LINK riportato di seguito.
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