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Dipendere dalle importazioni di cemento dagli altri paesi è un laccio al collo. Roberto Callieri

Roberto Callieri, presidente di Federbeton: «il settore del cemento, del calcestruzzo e dei materiali da costruzione in genere, si trova in un momento particolarmente complesso a causa della crisi energetica che si è ultimamente verificata.»

Napoli, Italian Concrete Conference 2022.

L’ing. Roberto Callieri, presidente di Federbeton, è intervenuto all’evento di apertura degli Italian Concrete Conference, e fin dalle sue prime parole ha evidenziato «il settore del cemento, del calcestruzzo e dei materiali da costruzione in genere, si trova in un momento particolarmente complesso a causa della crisi energetica che si è ultimamente verificata.»

Un problema di gravità che non riguarda solo la produzione, considerato che il cemento è "un settore ad alta intensità energetica e, giusto, per darvi un numero, al momento la energia elettrica corrisponde al 40% dei costi di produzione, quando prima erano pari al 7-8%» e ha aggiunto «E’ chiaro che ci troviamo in una situazione particolarmente critica e sfidante, perché è ovvio che ne va della continuità produttiva».

Il cemento e il calcestruzzo sono prodotti essenziali per la realizzazione del PNRR, e su questo punto il presidente Callieri ha posto una riflessione "Noi tutti abbiamo trascorso il 2021 come anno di lancio sperando che queste risorse che venivano messe a disposizione potessero rappresentare una grande opportunità di rilancio, di ripartenza, perché sappiamo appunto che c'è veramente una lunga lista di di progetti infrastrutturali, che ovviamente rappresentavano la nostra aspettativa di riportare il consumo di cemento di calcestruzzo in Italia non dico a
livelli pre crisi, però a livelli stazionari fisiologici che dalle 20 milioni di tonnellate di cemento attuali si stimava di poter raggiungere in qualche anno le 25 milioni di tonnellate. Con questi costi tutto questo è messo a serio rischio ed è un vero peccato. Ci troviamo in una tempesta.
»

L'intervento dell'ing. Roberto Callieri durante l'evento

Quali sono quindi rischi che sul PNRR si corrono se non si prenderanno determinati provvedimenti: «Innanzitutto una possibile fermata dei cantieri.» ha aggiunto Callieri «Ma la cosa più importante però per noi è il rischio della localizzazione. Cioè se il nostro settore va in crisi, e ripeto, va in crisi un settore strategico perché, permettetemi con tutto rispetto per tanti altri materiali da costruzione, sono i nostri prodotti quelli che ci permettono di fare le case dove viviamo, le aule dove stiamo, le strade che percorriamo, gli aeroporti da cui prendiamo gli aerei, i porti da cui partono le navi … se noi perdiamo questi settori e vengono delocalizzati perché vanno in crisi e noi inizieremo a dipendere dall’importazione.»

Una dipendenza dall’estero per una produzione strategica che potrebbe avere conseguenze importanti "Stiamo vedendo cosa vuol dire dipendere energeticamente da qualcun altro. Immaginatevi di dover dipendere anche per materiali da costruzione, e non dico solo il calcestruzzo. Dipendere dalle importazioni da altre nazioni significa veramente mettersi un laccio al collo ancora più stretto di quanto l'abbiamo oggi.» e ha aggiunto "Se c'è una delocalizzazione vuol dire che l'industria chiude in Italia. Ci sono alcune soluzioni da adottare, ci sono tante attività che possono essere portate avanti e che vanno accelerate.»

La più importante, per il Presidente Callieri: «Abbiamo speranze per l’Energy Release, la messa a disposizione quindi di energia prodotta con fonti rinnovabili che dovrebbe in qualche modo, diciamo addolcire, il conto della bolletta elettrica per l’anno prossimo. Ma ci sono tante altre attività che vanno portate avanti, di natura anche più strutturale e non solo temporanea e sono quelle a cui noi guardiamo con grande attenzione. Innanzitutto, per esempio, un impulso all’economia circolare. Si sono tante opportunità nel nostro settore dall'utilizzo di materiali di riciclo inerti, di combustibili alternativi al posto dei combustibili fossili nella produzione del cemento e, poi, ci sono anche appunto azioni strutturali di difesa del settore. Per esempio una tassa sulle importazioni. Oggi noi ci troviamo a importare materiale da nazioni che non hanno politiche ambientali, non rispettano i TS, quindi le regole sulle emissioni e sui crediti emissivi e, quindi, chiaramente si trovano a sbarcare il loro prodotto in Italia con dei costi sinceramente molto più competitivi, molto più bassi, di quanto non costi a noi, che paghiamo le tasse sulle emissioni. Tutto questo va livellato in modo tale che ci sia un piano competitivo corrente per noi produttori a km 0.»

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Roberto callieri intervento ICC

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