Durabilità del calcestruzzo, Spaggiari (MBS): "Non deve essere basata sulla composizione delle miscele"
Il nostro Direttore ed Editore Andrea Dari continua la serie di interviste che hanno come tema la progettazione e la prescrizione del calcestruzzo, con un occhio a sostenibilità e normative tecniche. Questa volta a rispondere alle domande è Roberto Spaggiari (MBS).
Sostenibilità del calcestruzzo: va considerata tenendo conto dell'intero ciclo di vita dell'opera
Andrea Dari:
Alla luce delle nuove tecnologie, all’uso dei cementi di miscela così come di prodotti speciali, a tuo parere si dovrebbe superare la prescrizione del rapporto acqua/cemento per andare nella direzione di una richiesta prestazionale, per esempio sui limiti della penetrazione cloruri e penetrazione acqua?
Roberto Spaggiari:
La garanzia della durabilità del calcestruzzo sia essa espressa in limiti di penetrazione di cloruri, dell’acqua o carbonatazione deve essere raggiunta prestazionalmente e non basata sulla composizione delle miscele. Questo potrebbe portare ad una riduzione del contenuto di legante e quindi potenzialmente di clinker, inferiore anche al limite di 300 kg/m3 attualmente riportato nella UNI EN 206-1.
Andrea Dari:
Nella prescrizione del calcestruzzo dovrebbe essere eliminata la parte di prescrizione a favore di una maggiore esplicitazione delle indicazioni prestazionali lasciando al fornitore di calcestruzzo la libertà di individuare il mix design più corretto per soddisfare le esigenze del progetto e dell’impresa?
Roberto Spaggiari:
Si, come espresso nella prima risposta, la durabilità garantita del calcestruzzo si riflette nella durabilità dell’opera sempre se costruita secondo le caratteristiche di progettazione.
Andrea Dari:
Oggi la norma UNI EN 206 sulla durabilità è più focalizzata sul calcestruzzo all’interno dello specifico ambiente che all’opera nello specifico ambiente. Qual è la tua valutazione, ovvero, è corretta questa impostazione, oppure la norma dovrebbe essere meno prescrittiva e più limitata alle prestazioni oppure dovrebbe scendere in maggiori dettagli prescrittivi per ogni soluzione?
Roberto Spaggiari:
È corretta questa impostazione. Si tratta di una norma che prescrive il calcestruzzo.
Andrea Dari:
L’impatto sulla sostenibilità del calcestruzzo dovrebbe essere considerata a partire dall’impronta di CO2 del calcestruzzo stesso o considerando il ciclo di vita completo dell’opera?
Roberto Spaggiari:
È giusto considerare il ciclo di vita completo dell’opera perché appunto il calcestruzzo è parte di essa.
Andrea Dari:
Ritieni corretto classificare la sostenibilità di un calcestruzzo in base al suo contenuto di cemento (tenendo conto del suo EPD) e degli aggregati di riciclo o ritieni che sia un’indicazione non corretta perchè può spingere committenti e progettisti a compiere scelte pregiudiziali che non tengono conto degli aspetti collegati all’opera completa?
Roberto Spaggiari:
Si è corretto classificare la sostenibilità di un calcestruzzo in base a tutti i parametri di valutazione “sostenibili”, la sua composizione, il trasporto in cantiere, l’energia spesa per la messa in opera ma deve essere vista anche nel complesso dell’opera.
Andrea Dari:
Ritieni che alla luce dell’evoluzione tecnica del calcestruzzo sia necessario impostare un nuovo modo di presentare il calcestruzzo oppure è corretto mantenere un’impostazione allineata alla EN 206 come oggi?
Roberto Spaggiari:
Mantenere la stessa impostazione tenendo conto dell’evoluzione dei materiali con specifici aggiornamenti.
Andrea Dari:
La norma EN 206 andrebbe semplificata riducendo le prescrizioni su componenti e calcestruzzo, puntando su una maggiore responsabilizzazione del produttore e fornitore, oppure aggiornata alle nuove soluzioni aumentando il livello di dettaglio prescrittivo?
Roberto Spaggiari:
Andrebbe aggiornata alle nuove soluzioni aumentando il livello di dettaglio prescrittivo.
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