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Equo compenso: dalla Camera il primo ok al provvedimento. Fondazione Inarcassa soddisfatta a metà

Fietta: “Non basta il segnale di attenzione che arriva dalla Camera. Ci attendiamo un miglioramento del testo in seconda lettura”.

Inarcassa esprime soddisfazione, ma si aspetta alcuni miglioramenti dopo la seconda lettura in Senato 

La Camera dei deputati ha dato un segnale di grande attenzione al mondo della libera professione. Non era affatto scontato che il provvedimento in materia di equo compenso venisse approvato in prima lettura in tempi rapidi dopo l’altolà della Ragioneria dello Stato sulle coperture. Per il momento possiamo dirci soddisfatti. Il grido d’allarme lanciato negli ultimi anni dai professionisti è stato finalmente raccolto. Una parte delle forze politiche si è accorta che la stagione delle liberalizzazioni ha disatteso ogni aspettativa. Noi pensiamo che i tempi siano ormai maturi per entrare in una nuova fase dove il tema di un reddito proporzionato al servizio reso ritorna ad essere centrale nelle politiche che guardano alla libera professione”. Così commenta il presidente della Fondazione Inarcassa, Franco Fietta, l’approvazione in prima lettura alla Camera dei Deputati della proposta di legge recante “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali”. 

 

Equo compenso: dalla Camera il primo ok al provvedimento-Il commento del Presidente di Inarcassa Franco Fietta

 

L’esame del provvedimento aveva subito una battuta d’arresto a luglio scorso quando era stato rinviato in commissione giustizia per risolvere alcune criticità relative alle coperture sollevate dalla Ragioneria dello Stato e dalla Commissione Bilancio.

Al Senato spetterà il compito in seconda lettura di apportare alcuni miglioramenti necessari al testo, prosegue Fietta. A giugno scorso la Fondazione durante l’audizione in commissione giustizia aveva sottolineato diversi punti su cui intervenire. È fondamentale a nostro giudizio estendere la portata dell’equo compenso anche ai rapporti con i privati. In secondo luogo, riteniamo sia opportuno, anche alla luce dei risultati disattesi dalle politiche liberalizzatrici, la reintroduzione di un limite o soglia al di sotto dei quali il compenso non può dirsi equo.

Occorre, quindi, fare uno sforzo in più dal punto di vista normativo e andare oltre la legge di mero principio sull’equo compenso introdotta nel 2017. Noi restiamo convinti che la tutela della libera professione passi da una buona legge sull’equo compenso che preveda l’applicazione, anche nei rapporti con la pubblica amministrazione e con i privati, di eque tariffe per il calcolo dei compensi proporzionate alle prestazioni professionali rese al committente. Siamo disposti a confrontarci su questo tema, così come sul tema della qualità progettuale che deve essere garantita dal professionista", conclude Fietta.

 


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