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Fondazione Feltrinelli: la progettazione impiantistica di un complesso architettonico dalla forte personalità

La progettazione impiantistica dell'Edificio Feltrinelli

L’EDIFICIO
Quello che viene comunemente indicato come “edificio Feltrinelli” è un complesso costituito da due corpi di fabbrica uguali dal punto di vista architettonico che si differenziano solo per la lunghezza: quello più corto è sede della Fondazione Feltrinelli, quello più lungo, di proprietà di COIMA sgr, è un direzionale che è stato immesso sul mercato delle locazioni in affitto.
I due edifici sono separati da un corridoio di circa 3 metri di larghezza che mette in comunicazione via Pasubio col parco antistante il complesso. Ci sono poi due livelli interrati (nei quali non è presente la separazione tra i due corpi di fabbrica che c’è invece a piano terra) dove sono collocati l’autorimessa, i locali tecnici, depositi e locali di servizio, l’archivio storico della Fondazione Feltrinelli.
L’edificio (d’ora in avanti con questa parola intendiamo l’insieme dei due corpi di fabbrica) ha una forte personalità in quanto l’involucro esterno è caratterizzato da ampie superfici vetrate alternate a pilastri in cemento armato e questo ha posto vincoli stringenti alla progettazione impiantistica.

INPUT PROGETTUALI AGLI IMPIANTISTI
Desiderio dei progettisti architettonici (studio Herzog de Meuron di Basilea) è stato quello che gli impianti non modificassero il rigore architettonico di questa alternanza e che il cemento dei solai rimanesse a vista e quindi è stata esclusa da subito la presenza di controsoffitti. L’unico spazio tecnico “orizzontale” era costituito dal volume risultante sotto al pavimento galleggiante.
Con queste premesse ci si è limitati al massimo per quanto riguarda la posa di impianti annegati nei solai in cemento armato, limitandoli a punti luce e a punti di installazione dei rivelatori di fumo; tutto il resto viaggia sotto al pavimento galleggiante.
La geometria dell’edificio - con le superfici vetrate inclinate dei piani alti a delimitare spazi abitati - ha reso non praticabile l’installazione di pannelli solari termici e/o fotovoltaici; per contro la presenza della falda ricca di acqua ha da subito indirizzato la scelta per la produzione dei fluidi vettori verso pompe di calore funzionanti ad acqua di falda.

CERTIFICAZIONI RAGGIUNTE
Grazie a questo, la classe energetica raggiunta è la classe “B”, nonostante la massiccia presenza di superfici vetrate. L’edificio sarà dotato di un certificato di sostenibilità ambientale secondo il protocollo LEED con livello GOLD.

PROBLEMATICHE AFFRONTATE IN FASE PROGETTUALE
In fase progettuale le grandi superfici vetrate hanno costituito “il tema” dei temi. Molteplici sono stati i fattori da tenere presente che spesso andavano in contrasto tra di loro. Sinteticamente gli aspetti affrontati sono stati i seguenti:

a) il rispetto della normativa sul risparmio energetico in vigore al momento della richiesta del permesso di costruire che ha portato ad individuare un valore massimo Uw del coefficiente di trasmissione termica dell’infisso (vetro piu’ telaio)
b) la protezione dalla radiazione solare diretta per evitare sovratemperature interne sia invernali che estive. Questo ha portato ad individuare come soluzione l’impiego di tende esterne del tipo a rullo su tutto il fronte S-SW (fig. 1).



Figura 1

c) La scelta dei progettisti architettonici di non avere tende esterne sui front. Questo ha portato ad individuare una tipologia di vetro che avesse un fattore solare “g” minore o uguale 0,3
d) La necessità di garantire sul fronte S-SW un fattore di shading 0,1 dell’insieme vetro+tenda per contenere la potenza termica frigorifera e contemporaneamente garantire un certo livello di luminosità naturale all’interno degli spazi.

Sono state fatte varie simulazioni con l’ausilio di software energetici per valutare l’impatto che le varie proposte via via presentate dagli architetti avevano sul rispetto dei minimi di legge e sul contenimento della potenza frigorifera. Un altro vincolo fissato dai progettisti architettonici è stato quello di voler avere a vista (e quindi assenza di c-soffitti) il cemento dei solai superiori e di non voler vedere impianti appesi/sospesi ai solai. Questo ha portato fin da subito ad individuare nei ventilconvettori lineari incassati a pavimento lungo le facciate perimetrali la soluzione per la climatizzazione. Così è stato studiato col costruttore un ventilconvettore che potesse avere anche l’ingresso dell’aria primaria e che potesse stare entro le misure stabilite dagli architetti (fig.2).

Una volta fatto il prototipo, abbiamo chiesto che venisse realizzato un moke-up di una porzione di fabbricato con la facciata inclinata per verificare l’andamento dei flussi d’aria in uscita dai ventilconvettori sia in regime estivo che in regime invernale. Questo per capire se la presenza del vetro inclinato poteva creare rimbalzi d’aria fredda verso i piedi degli occupanti. Le verifiche effettuare presso il laboratorio del costruttore dei ventilconvettori in Germania (al cui interno è stato realizzato il moke-up) hanno fornito risultati positivi così la scelta della soluzione è stata definitivamente confermata.



Figura 2 – sezione ventilconvettore speciale

I fabbisogni termici massimi dell’edificio nel suo complesso sono: potenza termica invernale: 562,7 kW; potenza frigorifera estiva: 1.637,3 kW. La centrale termofrigorifera è costituita da n. 2 pompe di calore polivalenti aventi ciascuna Pth=646 kW e Pf=608 kW e n. 1 chiller avente potenza frigorifera=560 kW. Le macchine sono tutte acqua-acqua e lavorano con acqua di falda. In inverno c’è dunque una riserva del 100% mentre in estate c’è un margine di circa il 10% sulla potenza massima contemporanea che si verifica solo per poche ore all’anno.

TIPOLOGIE IMPIANTISTICHE
Come anticipato, per quanto riguarda la climatizzazione si è fatto ricorso a ventilconvettori incassati a pavimento con ingresso di aria primaria all’interno del canale di contenimento dei ventilconvettori stessi. Dal punto di vista idronico, l’impianto è a 4 tubi, perché l’involucro esterno è tale che ci può essere necessità di avere contemporaneamente caldo in alcune parti dell’edificio e freddo in altre parti. Questa è la tipologia prevista in tutti i piani dal 1° al 5°. Vi sono poi alcuni ambienti dove invece l’impianto è a tutt’aria (libreria-caffetteria, archivio storico, sala polifunzionale).
La figura 3 illustra una porzione del piano 4° della Fondazione con i ventilconvettori incassati sotto alle finestre.



Figura 3

Per quanto riguarda l’illuminazione, è stata fatta la scelta di avere punti luce concentrati sulle postazioni di lavoro e/o di utilizzo per evitare inutili consumi di energia elettrica, ricorrendo alla tecnologia Led. E’ previsto un sistema di controllo accessi a tutti gli ambienti in cui non è previsto l’accesso del pubblico, un sistema di sorveglianza con TVCC, un sistema di illuminazione di sicurezza e un sistema di supervisione (BMS), tramite il quale gestire, monitorare e controllare tutti gli impianti.
 

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