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Governare il territorio per la resilienza e l’adattamento degli insediamenti

Simona Tondelli, durante il SAIE Lab 2025 a Bologna, ha evidenziato l’importanza di un governo del territorio integrato e resiliente per affrontare il dissesto idrogeologico, puntando su rigenerazione urbana, contenimento del consumo di suolo e collaborazione tra enti. Ha sottolineato la necessità di un approccio sistemico basato su conoscenza, partecipazione e innovazione.

In occasione della seconda tappa dei SAIE Lab (Bologna, 15 aprile)  l’urbanista e professoressa Simona Tondelli dell’Università di Bologna ha aperto i lavori con un intervento di grande rilievo dedicato al ruolo centrale della pianificazione territoriale nella gestione del dissesto idrogeologico e nella costruzione di insediamenti resilienti e sostenibili. Un tema tanto tecnico quanto strategico, che tocca da vicino le sfide che oggi le nostre città e i nostri territori si trovano ad affrontare.

 

Dal regolamento alla governance: l’evoluzione dell’urbanistica

La professoressa Tondelli ha sottolineato come l’urbanistica abbia progressivamente superato il suo approccio storicamente “regolativo”, per abbracciare una visione sistemica e integrata del governo del territorio. Questo cambiamento di paradigma non riguarda solo il modo in cui si pianificano gli spazi urbani, ma coinvolge la capacità di coordinare competenze tecniche, ambientali, economiche e sociali, in una prospettiva condivisa e multilivello.

 

Le cause del dissesto e il ruolo del consumo di suolo

Tra i principali fattori di rischio per il territorio italiano, la docente ha evidenziato l’urbanizzazione incontrollata, l’eccessivo consumo di suolo e la fragilità idro-morfologica del nostro Paese, già segnato da un’alta densità di fiumi a regime torrentizio e da una conformazione prevalentemente montana e collinare.

Attraverso immagini eloquenti, Tondelli ha mostrato l’evoluzione dell’uso del suolo in Emilia-Romagna tra il 1976 e il 2020: un progressivo aumento delle superfici urbanizzate a discapito di quelle agricole e naturali. Un fenomeno non giustificato da un analogo aumento della popolazione, ma da un modello espansivo che ha artificializzato il territorio oltre le reali necessità insediative, contribuendo al degrado ambientale e all’incremento dei rischi.

 

La pianificazione come strumento di resilienza

Ripercorrendo l’evoluzione della normativa urbanistica in Emilia-Romagna – dalla legge 20/2000 fino alla riforma del 2017 – Tondelli ha spiegato come il piano urbanistico sia oggi uno strumento strategico per ridurre il consumo di suolo e promuovere la rigenerazione urbana. Non si tratta solo di evitare nuove edificazioni, ma di riutilizzare le aree già compromesse, rinaturalizzare zone degradate, e costruire sul costruito attraverso interventi mirati e sostenibili.

L’idea di “consumo netto pari a zero” – obiettivo previsto dalla normativa regionale – non implica il blocco assoluto delle trasformazioni, ma una compensazione tra nuove urbanizzazioni e rinaturalizzazioni, mirando a un equilibrio virtuoso tra sviluppo e tutela.

Fondamentale, nel nuovo approccio, è la rigenerazione urbana intesa non solo come riqualificazione edilizia, ma come opportunità per delocalizzare insediamenti a rischio e dotare il territorio di infrastrutture verdi e blu, come parchi, aree permeabili, corridoi ecologici, sistemi di drenaggio urbano sostenibile.

Queste dotazioni ecologico-ambientali – ha evidenziato la relatrice – devono essere parte integrante della pianificazione e inserite in una strategia per la qualità urbana ed ecologica, che fissi criteri di sicurezza, sostenibilità e resilienza verificabili e misurabili.

 

Conoscenza, monitoraggio e collaborazione: i pilastri del nuovo governo del territorio

Un governo efficace del territorio, ha ribadito Tondelli, si fonda su tre pilastri fondamentali: la conoscenza, la valutazione e il monitoraggio. Oggi disponiamo di una grande quantità di dati, spesso prodotti da fonti diverse, ma che raramente dialogano tra loro. È necessario integrare queste informazioni e renderle accessibili ai decisori politici e ai pianificatori, superando la frammentazione amministrativa e settoriale.

Non solo: alla base della conoscenza devono esserci anche la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini. Attraverso la coprogettazione e il dialogo con gli stakeholder locali – come dimostrato da un recente progetto Horizon su Ravenna – è possibile costruire politiche più efficaci, fondate su una comprensione condivisa dei bisogni e delle vulnerabilità del territorio.

 

Verso città adattive e intelligenti

La professoressa Simona Tondelli ha inoltre richiamato la necessità di abbracciare nuovi paradigmi: città che non siano più pensate come entità statiche, ma come organismi dinamici, capaci di adattarsi al cambiamento climatico, di integrare l’innovazione tecnologica – come i gemelli digitali e le smart city – e di rispondere alle sfide ambientali in modo proattivo.

Il governo del territorio diventa così la chiave per costruire insediamenti resilienti, sostenibili e intelligenti, dove la qualità della vita, la sicurezza e il rispetto dell’ambiente non siano obiettivi tra loro in conflitto, ma elementi di una strategia unitaria.

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