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Restauro di Torre Velasca: un attento recupero del colore originale dell’intonaco di facciata grazie a Mapei

Per il restauro di Torre Velasca, iconico edificio di Milano, i Laboratori di Ricerca&Sviluppo Mapei hanno portato avanti un’attenta analisi scientifica e materica sull’intonaco originale per sviluppare un legante ad hoc: il Legante Velasca.

Legante Velasca: il contributo MAPEI al restauro di Torre Velasca

La Torre si propone di riassumere culturalmente e senza ricalcare il linguaggio di nessuno dei suoi edifici, l'atmosfera della città di Milano, l'ineffabile eppure percepibile caratteristica” così Ernesto Nathan Rogers descrive l’idea progettuale che ha portato lo studio BBPR a concepire la Torre Velasca, uno degli edifici più iconici della città.

Realizzata tra il 1955 e il 1957, la torre è frutto di un dialogo con lo spazio circostante: il suo slancio verticale si contrappone in primo luogo con la piccola piazza omonima alla sua base, ma anche con il resto del centro cittadino, che i progettisti ritenevano in grado di accogliere un nuovo edificio alto, a prima vista estraneo al tessuto urbano: “Il continuo crescere in altezza dell’edilizia corrente degli inizi del secolo – spiegava Lodovico Barbiano di Belgioioso, studio BBPR – aveva appiattito il profilo dell’orizzonte cittadino, sommergendone quasi le emergenze tradizionali come le torri, le cupole e i campanili, i fastigi dei palazzi. Il creare nuovi episodi di rilievo qualificati architettonicamente, anche nel centro, a noi è sembrata una tesi sostenibile, anzi auspicabile”.

Torre Velasca, uno degli edifici più iconici della città di Milano
(© Giacomo Albo)

Un edificio moderno, quindi, che trasforma lo skyline del centro storico, riprendendo però alcuni elementi degli edifici storici circostanti, primo tra tutti il Duomo, del quale richiama gli archi rampanti, ma anche l’architettura medievale lombarda. La sua struttura “a fungo”, infatti, è anche una evidente citazione della Torre di Bona di Savoia del Castello Sforzesco.

Pochi progetti hanno generato tanti e tali dibattiti quanto la Torre Velasca, che è stata oggetto negli anni di accese discussioni nel mondo dell’architettura ma anche tra i milanesi, che diedero presto all’edificio il soprannome di "grattacielo con le bretelle”.

L'edificio è alto 106 metri e si innalza per 28 piani, di cui due interrati. Gli elementi strutturali in cemento armato (colonne, travi, parapetto, tiranti e puntoni) sono rivestiti con un doppio strato di intonaco di spessore variabile composto con inerti di graniglie di marmo veronese di color rosa frattazzato a ruvido.

Gli elementi di chiusura esterni che incorporano le finestre sono costituiti da un insieme di elementi prefabbricati che, accostati con una certa disuniformità, generano una caratteristica scansione decorativa per le facciate della Torre.

Dettaglio della facciata della Torre Velasca.
(© Giacomo Albo)

I pilastrini sono elementi monolitici prefabbricati a sezione variabile costituiti da graniglie di marmo Rosso Verona in malta di cemento bianco.

Tra il 15º e il 18º piano è evidente l'aspetto strutturale più caratteristico dell'edificio: la struttura portante progettata per sostenere il modulo aggettante superiore che ospita i restanti otto piani. Venti travature oblique emergono dai prospetti esterni in corrispondenza del 18º piano, per innestarsi ai pilastri perpendicolari superiori e ai grandi puntoni di raccordo.

Il modulo terminale dell'edificio ha infatti una planimetria più larga: secondo i progettisti le abitazioni private dal 19º al 25º piano necessitavano di una profondità maggiore del corpo di fabbrica rispetto agli uffici sottostanti e, al tempo stesso, dovevano determinare una sorta di distacco formale che suddivideva nettamente le due aree dell'edificio.

Dettaglio del modulo aggettante superiore di Torre Velasca.
(© Giacomo Albo)

La Torre Velasca

La Torre Velasca, situata nel cuore di Milano, è un'icona dell'architettura moderna progettata dal gruppo BBPR, formato da Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers. Costruita tra il 1956 e il 1958, si distingue per la sua forma unica che ricorda una torre medievale, progettata per integrarsi con il profilo storico della città. Alta 106 metri, la torre è un esempio precoce del brutalismo in Italia, combinando innovazione architettonica e rispetto per il contesto urbano storico.

Intervento di restauro e consolidamento di Torre Velesca

Nel 2020 il gruppo immobiliare Hines, proprietario dell'edificio, in accordo con la Sovrintendenza ai Beni Culturali e con il Comune di Milano, ha siglato un accordo volto alla riqualificazione della Torre Velasca, che comprende anche il rinnovo della piazza, destinata a diventare una zona pedonale.

La conclusione del cantiere è prevista per il 2024.

Progettata dallo Studio Asti Architetti di Paolo Asti e in collaborazione con lo studio CEAS per i lavori di risanamento delle facciate, la ristrutturazione ha visto il completo restauro e consolidamento degli esterni originali in pietra per mantenere l'iconica facciata e recuperare le cromie originarie.

Gli spazi interni sono invece stati ripensati e suddivisi in differenti aree funzionali e comprenderanno spazi commerciali, ristoranti, una spa, uffici e appartamenti.

Per riportare alla tonalità originaria le facciate dell’edificio, esposte per oltre 60 anni a inquinamento e agenti atmosferici, lo studio di progettazione si è rivolto a Mapei, che ha studiato e realizzato un legante appositamente per questo cantiere: il Legante Velasca.

Legante Velasca Mapei: Si tratta di un intonaco decorativo a base di cemento bianco formulato con specifici polimeri per poter essere miscelato con gli aggregati, di cui sono stati ricostruiti tipologia e granulometria originaria dell’epoca, fino all’ottenimento di una formula in grado di avvicinarsi quanto più possibile al colore autentico dell’intonaco costituente le facciate della Torre Velasca.

Un lavoro che ha richiesto numerosi test e prove di laboratorio, sia prima dell’inizio dei lavori che a cantiere in corso.

Mapei ha fornito anche i prodotti per il rinforzo strutturale dei tiranti presenti sui piani alti dell’edificio. Un cantiere complesso, che presentiamo in queste pagine.

Test e prove, sia prima dell’inizio dei lavori che a cantiere in corso.
(© Giacomo Albo)

Soluzioni MAPEI per la riqualificazione dell'iconica Torre

Preparazione e ripristino delle superfici in calcestruzzo

Il primo intervento ha riguardato la rimozione dell’intonaco esistente e la preparazione delle superfici rimuovendo parte del copriferro in calcestruzzo carbonatato mediante idroscarifica fino all’ottenimento di una superficie fortemente scabra, compatta e priva di polveri.

Le armature messe a nudo in fase di asportazione del conglomerato cementizio sono state adeguatamente pulite, rimuovendo interamente l’ossidazione attraverso la stessa idroscarifica, poi trattate con MAPEFER 1K, malta cementizia anticorrosiva monocomponente per la protezione dei ferri d’armatura, da applicare a pennello in uno spessore di almeno 2 mm. Dopo aver adeguatamente preparato le superfici e applicato MAPEFER 1K sulle armature rimaste scoperte, è stata effettuata la ricostruzione delle parti rimosse mediante l’applicazione a mano e a spruzzo di MAPEGROUT 430, malta tissotropica fibrorinforzata a ritiro compensato resistente ai solfati per il risanamento del calcestruzzo, applicabile in uno spessore minimo da 10 mm fino a 50 mm. La scelta di questo prodotto è stata effettuata non solo per le sue caratteristiche meccaniche intermedie e coerenti con il calcestruzzo del supporto, ma anche per la lavorabilità e la facilità di pompaggio con macchine sia a miscelazione separata che continua.

Le armature messe a nudo in fase di asportazione del conglomerato cementizio sono state adeguatamente pulite, poi trattate con MAPEFER 1K.
(© Giacomo Albo)

All’interno dello strato di ricostruzione del copriferro è stata posizionata una rete elettropuntata amagnetica maglia 24x24 filo 0,80mm inox AISI 304 e fissata nel supporto con appositi tasselli di ancoraggio formati da un tondino di acciaio inox AISI 304 adeguatamente sagomati.

 

Il Legante Velasca per ripristinare la tonalità originale

Dopo aver eseguito il risanamento e la ricostruzione del calcestruzzo, per garantire un’adeguata adesione al nuovo intonaco di finitura della Torre Velasca, si è reso necessaria l’applicazione di una mano intermedia di strollatura distribuita sull’intera superficie con spatola dentata (del tipo per adesivi per ceramiche) in modo da fornire un ingranamento di tipo meccanico allo strato seguente. Questo strato di strollatura è stato realizzato con PLANITOP HDM MAXI, malta cementizia premiscelata bicomponente, a base di leganti a reattività pozzolanica, fibrorinforzata a elevata duttilità.

Mapei inoltre è intervenuta per ripristinare la tonalità originale delle facciate. L’intervento ha richiesto un’attenta analisi scientifica e materica sull’intonaco originale presso i laboratori R&D. Mediante prove di laboratorio sono stati individuati gli inerti e i colori per sviluppare infine un legante ad hoc, appositamente studiato per la Torre Velasca, da cui prende il nome.

 

Il Legante Velasca per ripristinare la tonalità originale.
(© Giacomo Albo)

 

Il nuovo Legante Intonaco Velasca a base di cemento bianco è stato formulato per poter essere miscelato con gli aggregati in curva granulometrica provenienti da cave Bellamoli e Ferrari, di cui sono stati ricostruiti la tipologia e curva granulometrica originaria, fino all’ottenimento di una “ricetta” in grado di avvicinarsi quanto più possibile all’intonaco originario costituente le facciate Torre Velasca. Il Legante Intonaco Velasca è stato modificato con specifici polimeri per ottenere un prodotto fortemente adesivo, idrofugato ed esente da fessurazioni, in modo da garantire la massima durabilità possibile alla superficie esposta agli agenti atmosferici e aggressivi dell’ambiente urbano.

Numerose prove eseguite sia in sito che in laboratorio hanno permesso di soddisfare le richieste espresse della Soprintendenza per definire colore e texture e realizzare così il miglior risultato sotto il profilo del restauro conservativo.

 

Rinforzo dei tiranti con sistema FRP

Alla luce dell’importanza strutturale che le catene/tiranti rivestono nella statica dei piani alti dell’edificio, è stato ritenuto necessario mettere in opera un intervento di rinforzo strutturale per incrementare la resistenza a trazione di tali elementi strutturali.

Fra le varie tecnologie che Mapei è in grado di proporre, è stato selezionato un rinforzo basato sull’utilizzo di MAPEWRAP C-UNI AX SYSTEM, sistema FRP con fibre di carbonio, in grado di garantire:

  • una bassa invasività estetica e architettonica, tali da non interferire con il vincolo monumentale della Torre Velasca;
  • un incremento della capacità strutturale degli elementi, mantenendo inalterate masse e rigidezze della struttura esistente;
  • una elevata durabilità dell’opera, mediante un sistema certificato di comprovata validità scientifica.

Grazie agli esegui spessori di applicazione, i tessuti in fibra di carbonio della linea MAPEWRAP sono stati applicati all’interno e all’esterno del solaio in maniera tale da ripercorrere fedelmente i tracciati delle catene annegate nel getto del solaio e dei tiranti esterni.

Considerando la particolare geometria degli elementi esterni, è stato progettato un sistema di tessuti e appositi connettori costituiti anch’essi in fibra di carbonio della linea MAPEWRAP C FIOCCO.

 

Trattamento idrorepellente delle superfici intonacate

A completamento del ciclo è stato applicato su tutte le facciate trattate PLANISEAL WR 100, un protettivo idrofobizzante che grazie alla sua composizione riesce a penetrare in profondità proteggendo l’intonaco da fenomeni di degrado e mantenendo invariata la componente estetica delle superfici e le tonalità delle stesse.

Grazie all’importante riduzione di assorbimento d’acqua delle superfici trattate, PLANISEAL WR 100 evita il degrado dovuto all’azione del gelo-disgelo aumentandone conseguentemente la durabilità.

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