Palazzo Ducale di Urbino: completato il restauro dell’Appartamento del Duca e dello Studiolo
Dopo un importante intervento di restauro conservativo e adeguamento museografico, ha riaperto al pubblico l’Appartamento del Duca al piano nobile del Palazzo Ducale di Urbino. Cuore dell’intervento è lo Studiolo del Duca che torna a raccontare la sua storia più autentica, fatta di legni sapientemente intarsiati, ritratti di uomini illustri, silenziosa meditazione e orgogliosa autocelebrazione federiciana.
Il restauro dell’Appartamento del Duca: obiettivi e interventi conservativi
Dopo due anni di ricerche documentarie e sette mesi di intensi lavori di restauro e adeguamento, ha riaperto al pubblico l’Appartamento del Duca, al piano nobile del Palazzo Ducale di Urbino, che comprende il celebre Studiolo di Federico da Montefeltro. L’intervento ha restituito questi spazi in una veste profondamente rinnovata e più aderente all’assetto originario quattrocentesco.
La riapertura segue la chiusura temporanea del 4 novembre 2024, necessaria per avviare l’importante intervento di restauro conservativo, adeguamento impiantistico e normativo, miglioramento della sicurezza e riallestimento museografico. L’intero progetto è stato finalizzato a rendere gli spazi più sicuri, accessibili e rispondenti alle esigenze del pubblico contemporaneo.
Il cuore dell’intervento ha riguardato lo Studiolo, autentico simbolo del pensiero umanista del Duca, che è stato interamente smontato, sottoposto a un accurato trattamento conservativo e successivamente rimontato con la massima cura. Le tarsie lignee e il soffitto a cassettoni sono stati sottoposti a un trattamento in anossia, una tecnica di disinfestazione non invasiva che, nel pieno rispetto dei materiali originali, elimina gli insetti xilofagi come i tarli.

Il restauro ha avuto come obiettivo principale il recupero dell’unitarietà visiva e simbolica dello Studiolo. Sono stati ripristinati i colori originari delle superfici lignee e ricucito il legame visivo tra queste e il ciclo pittorico dei 28 ritratti di Uomini Illustri. Ai 14 dipinti originali si affiancano oggi riproduzioni “hi-tech” degli altri 14 conservati al Musée du Louvre, realizzate grazie a un accordo con il museo parigino, che ha messo a disposizione immagini ad alta definizione.

Il restauro ha interessato anche altri ambienti dell’appartamento, tra cui la latrina del Duca, adiacente allo Studiolo e oggi nuovamente leggibile nella sua configurazione originaria, e la ricollocazione corretta degli elementi erratici del fastoso lavabo nella camera da letto. Smembrato nell’Ottocento, quando il Palazzo fu adibito a sede della Prefettura, il lavabo era stato ricomposto nel corso del Novecento in modo non coerente. Grazie al supporto di fonti archivistiche e alle vedute ottocentesche di Romolo Liverani, è stato possibile identificarne la posizione originaria e restituire l’apparato alla sua veste autentica.

L’intervento ha trasformato anche l’atmosfera complessiva degli ambienti dell’Appartamento del Duca. Una nuova illuminazione ispirata alla luce naturale ha eliminato riflessi indesiderati e valorizzato dipinti e dettagli architettonici senza risultare invasiva. Completano l’intervento la pulitura dei pavimenti, il restauro di camini, portali e finestre, e l’inserimento di nuovi elementi d’arredo discreti, come i divanetti per la sosta dei visitatori. Una serie di migliorie puntuali che, pur rispettando la storicità degli ambienti, ne hanno elevato significativamente la qualità percettiva e museografica.
Nelle stanze dell’Appartamento del Duca sono state ricollocate opere emblematiche della Galleria Nazionale delle Marche – tra cui La Città Ideale, il Doppio ritratto di Federico e Guidobaldo di Pedro Berruguete, la Predella con il Miracolo dell’Ostia di Paolo Uccello e la Comunione degli Apostoli di Giusto di Gand – restituendo al pubblico un percorso museale coerente con la storia e l’identità del luogo.
I restauri sono stati finanziati con fondi del PNRR e con risorse proprie della Galleria Nazionale delle Marche, come dichiarato dal direttore Luigi Gallo in un’intervista di LaPresse (30 maggio 2025). Il programma di interventi proseguirà con l’avvio dei lavori nell’Appartamento della Duchessa il 3 giugno 2025, seguiranno quelli nel Salone del Trono a ottobre, e durante l’inverno toccherà all’Appartamento dei Melaranci. La conclusione del cantiere al Palazzo Ducale è prevista per giugno 2026.
Lo Studiolo di Federico da Montefeltro: architettura, simbolismo e materiali
Lo Studiolo del Duca, all’interno del Palazzo Ducale di Urbino, è una delle più alte espressioni dell’arte e della cultura rinascimentale, per la raffinatezza delle sue componenti architettoniche e decorative. Vero e proprio microcosmo intellettuale, incarna in modo compiuto gli ideali umanistici di equilibrio tra vita attiva — quella del condottiero — e vita contemplativa del principe-filosofo.
Opera d’arte totale — sintesi armonica di architettura, pittura, intarsio ligneo e simbolismo — lo Studiolo fu per Federico da Montefeltro lo spazio privilegiato in cui affermare la propria immagine di sovrano colto, saggio e mecenate, dando forma a un ambiente di straordinaria coerenza formale e densità concettuale. Spazio raccolto e meditativo, lo Studiolo fu al tempo stesso un sofisticato strumento di autorappresentazione, con cui il Duca accoglieva e affascinava i suoi ospiti.
Il progetto architettonico, le tarsie lignee e i ritratti di Uomini illustri
Si ritiene che la progettazione dello Studiolo del Duca sia opera dell’architetto Donato Bramante (1444–1514). Completato nel 1476, come attesta l’iscrizione posta sotto il soffitto a cassettoni, l’ambiente presenta una ricca decorazione lignea attribuita alla bottega fiorentina dei fratelli Benedetto e Giuliano da Maiano.
L’ambiente, dalla pianta irregolare, si trova al piano nobile del Palazzo Ducale, in corrispondenza della seconda loggia della facciata dei Torricini. Si tratta di un ambiente relativamente piccolo (3,60×3,35 m), ma caratterizzato da una notevole altezza: questa sproporzione spaziale fu compensata attraverso raffinati accorgimenti decorativi, pensati per riequilibrare la percezione complessiva della stanza.
L’apparato decorativo ligneo (220x360x335 cm) è articolato in tre fasce orizzontali sovrapposte:
- fascia inferiore: rivestimento ligneo intarsiato, che raffigura sedili ribaltabili e vari oggetti simbolici disposti sopra;
- fascia mediana: decorata con tarsie lignee che raffigurano le imprese araldiche del Duca;
- fascia superiore: tarsie lignee che simulano armadi traforati, al cui interno sono rappresentati strumenti musicali e scientifici, libri e ritratti, tra cui quello del Duca stesso.
L’apparato pittorico che decora la parte alta dello Studiolo comprende ventotto ritratti di Uomini Illustri del passato e del presente, disposti su due registri. I ritratti, dipinti su tavola, sono attribuiti ai pittori Giusto di Gand (figurano pagamenti nel periodo 1473-1474) e a Pedro Berruguete, che ne completò il ciclo subentrando a Giusto di Gand nella fase finale del lavoro.
Tecniche decorative dell’apparato ligneo: l’arte dell’intarsio e il trompe-l’œil
Il materiale dominante è il legno di noce intarsiato, proveniente da Firenze. La tecnica dell’intarsio raggiunge qui livelli di eccellenza, grazie all’uso magistrale del trompe-l’œil, che crea un’illusione prospettica capace di ingannare l’occhio e trasformare la percezione dello spazio.
Attraverso un continuo gioco tra architettura reale e simulata, le tarsie dilatano visivamente la profondità, mascherano le irregolarità perimetrali e conferiscono armonia a un ambiente altrimenti angusto. Il risultato è un ambiente che simula una biblioteca-studio perfettamente ordinata, simbolo del sapere e del prestigio intellettuale del Duca.
Il soffitto a cassettoni
Il soffitto a cassettoni, composto da 24 lacunari ottagonali e realizzato anch’esso dalla bottega fiorentina dei fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano, è decorato con motivi araldici del Duca, ripresi dalle decorazioni sottostanti in un raffinato gioco di corrispondenze simboliche che attraversa l’intero ambiente. I colori dominanti - bianco, azzurro e oro - creano un elegante contrasto con i toni caldi e più sobri dell’intarsio ligneo sottostante.
L’apparato iconografico pittorico: i ritratti degli Uomini Illustri
Sopra la decorazione lignea sono collocati i 28 ritratti di Uomini Illustri – dipinti su tavola 115x70 cm -, distribuiti su due registri (superiore per le personalità laiche, inferiore per le personalità ecclesiastiche), realizzati dal pittore fiammingo Giusto di Gand e completati da Pedro Berruguete. I ritratti seguono un programma iconografico enciclopedico e pedagogico, con figure del mondo classico e scientifico (primo ordine in alto), biblico e cristiano (secondo ordine in basso), molte delle quali raffigurate con attributi simbolici (es. un libro in mano) a sottolineare l’attività intellettuale legata al sapere.
Nel 1631, con la morte dell’ultimo duca di Urbino e il passaggio del ducato allo Stato Pontificio, i ventotto ritratti degli Uomini Illustri furono trasferiti a Roma, entrando a far parte della collezione della famiglia Barberini. Vi rimasero fino al 1812, quando 14 dipinti furono ceduti alla famiglia Sciarra-Colonna, che successivamente li vendette al noto collezionista Giampietro Campana. Nel 1861, i 14 ritratti passarono a Napoleone III, che li acquistò dal marchese Campana e li destinò al Musée du Louvre, dove sono tuttora conservati.
A seguito di un accordo tra la famiglia Barberini e lo Stato italiano, i 14 ritratti originali rimasti in Italia nel 1934 tornarono a Urbino e, nel 1983, furono ricollocati nello Studiolo, affiancati da riproduzioni fotografiche degli altri 14 dipinti conservati a Parigi.
Unica eccezionale occasione per ammirare l’intero ciclo pittorico ricomposto dei 28 ritratti originali fu la mostra "Lo Studiolo del Duca. Il ritorno degli Uomini Illustri alla corte di Urbino" (12 marzo – 4 luglio 2015).
Lo Studiolo di Gubbio: altro capolavoro ligneo dei Montefeltro
Lo Studiolo di Guidobaldo da Montefeltro, noto anche come Studiolo di Gubbio, si trovava nel Palazzo Ducale di Gubbio ed è oggi conservato al Metropolitan Museum of Art di New York, dove fu trasferito dopo lo smantellamento del 1939. Realizzato tra il 1479 e il 1482 su iniziativa di Federico da Montefeltro, padre di Guidobaldo, segue il modello dello Studiolo di Urbino, con tarsie lignee realizzate dalla bottega fiorentina di Giuliano da Maiano su probabile disegno di Francesco di Giorgio Martini. Rispetto a Urbino, lo Studiolo di Gubbio si distingue per un'impostazione più intima, incentrata sulle virtù personali del Duca piuttosto che su un intento celebrativo rivolto agli ospiti. >>> Per approfondire, CLICCA QUI
L’evoluzione del Palazzo Ducale di Urbino: da residenza signorile a museo
Il Palazzo Ducale di Urbino ha avuto un'evoluzione complessa, articolata in più fasi costruttive tra la metà del XV e il XVI secolo. Le sue origini risalgono a un primo palazzo voluto dal conte Antonio da Montefeltro, poi ampliato da suo figlio Guidantonio. La svolta avvenne con Federico da Montefeltro, che a partire dal 1454 avviò una trasformazione organica del complesso, fondendo le preesistenti residenze con un nuovo edificio centrale affidato agli architetti fiorentini guidati da Maso di Bartolomeo. A questa fase risale il cosiddetto Palazzetto della Jole.
Dal 1464, il progetto passò sotto la direzione del dalmata Luciano Laurana, che introdusse il Cortile e lo Scalone d’onore, la Biblioteca, le sale di rappresentanza e lo Studiolo, nonché la Facciata dei Torricini. Laurana si occupò anche degli aspetti difensivi, inserendo soluzioni architettoniche innovative per la protezione militare.
Nel 1472 subentrò Francesco di Giorgio Martini, che lavorò fino alla morte del duca e oltre, con interventi su facciate, logge, spazi privati e impianti, e con l’aggiunta di elementi tecnici e decorativi come la rampa elicoidale e il giardino pensile.
Nel Cinquecento, durante la fase roveresca, furono realizzati ulteriori ampliamenti, in particolare al secondo piano, con l’eliminazione delle merlature medievali e l’aggiunta di sale decorate da Federico Brandani, su progetto dell’architetto Filippo Terzi.
A partire dal Seicento, il Palazzo Ducale di Urbino fu progressivamente destinato a funzioni pubbliche, ospitando nel tempo la sede del Legato apostolico, il tribunale, il carcere, l’archivio notarile e vari uffici amministrativi.
Le sale dell'Appartamento del Duca, tra il 1717 ed il 1718, furono sistemate per ospitare Giacomo Stuart (pretendente cattolico al trono inglese) ed il suo seguito, durante l'esilio.
Tra il 1886 e il 1889 si svolsero i primi significativi interventi di restauro e consolidamento dell’edificio, diretti da Raffaele Faccioli con la collaborazione dello scultore Giuseppe Frenguelli.
Nel frattempo, un primo nucleo di opere d’arte – provenienti dagli edifici delle corporazioni religiose soppresse – andava costituendo, fin dal 1861, la collezione originaria della futura Galleria Nazionale delle Marche. Quest’ultima fu ufficialmente istituita nel 1912, sotto la direzione di Lionello Venturi, allora soprintendente, con l’obiettivo di raccogliere, conservare e valorizzare i beni artistici del territorio marchigiano, dando vita a una delle più importanti raccolte d’arte del Paese.
Nel corso del Novecento, il Palazzo ha ospitato anche l’Accademia Raffaello e la Scuola del Libro, confermando la sua vocazione culturale e formativa.
Nel 2013 è stato oggetto di nuovi interventi di restauro e consolidamento delle strutture interne, resi possibili anche grazie al finanziamento del Gioco del Lotto, come previsto dalla legge 662/96.
Federico edificò un palazzo, secondo la opinione di molti, il più bello che in tutta Italia si ritrovi; e d'ogni opportuna cosa sì ben lo fornì, che non un palazzo, ma una città in forma di palazzo esser pareva.
Federico da Montefeltro: ritratto di un principe umanista e mecenate
Federico da Montefeltro (Gubbio, 1422 – Ferrara, 1482), noto anche come Federico III, fu un illustre condottiero e duca rinascimentale, signore di Urbino dal 1474 fino alla morte. Conte di Montefeltro e signore di numerosi territori, si distinse anche come abile condottiero e capitano di ventura.
Utilizzò i cospicui proventi delle sue imprese militari per trasformare Urbino in un centro culturale d’eccellenza, promuovendo la costruzione del Palazzo Ducale di Urbino e di Gubbio, il rafforzamento delle difese militari e la creazione di una straordinaria biblioteca umanistica.
Fu uno dei maggiori mecenati del Rinascimento italiano, amico di Piero della Francesca, che lo ritrasse nel celebre dittico dei Duchi di Urbino - databile al 1465-1472 circa - oggi conservato agli Uffizi di Firenze, in cui il volto del duca si fonde simbolicamente con il paesaggio, rappresentando l’unità tra sovrano e territorio.
Il restauro dell’Appartamento del Duca e del celebre Studiolo offre un’opportunità unica per rivivere l’atmosfera del Rinascimento. Per informazioni su orari, biglietti e visite guidate, si rimanda al sito ufficiale della Galleria Nazionale delle Marche.
Fonti
Federico da Montefeltro | Wikipedia
Palazzo Ducale di Urbino | Wikipedia
- Le eccellenze della Galleria Nazionale delle Marche |beniculturali.it
- Lo Studiolo del Duca, Giuliano e Benedetto Da Maiano|gndm.it
- Lo studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino| eccellenza-italiana.com
Restauro dello Studiolo
- Lavori in corso: dal 30 maggio riapre lo Studiolo | gndm.it
- Grazie a un restauro e un allestimento hi-tech lo Studiolo di Palazzo Ducale a Urbino torna alle origini | musei.beniculturali.it
- Urbino: nel Palazzo ideale riapre lo Studiolo ideale, quello di Federico da Montefeltro | ilgiornaledellarte.com
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