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Pavimenti di ceramica posati su terrazzi e balconi: cosa c'è da sapere

Perché scegliere un pavimento di ceramica? Quali criteri guidano alla scelta? Esistono alternative alla posa incollata? Ecco un articolo di approfondimento che fa il punto sull'argomento.

Pavimento di ceramica in balcone o terrazzo: i principali vantaggi

Può capitare che il terrazzo presenta piastrelle danneggiate, problemi di infiltrazione e/o impermeabilizzazione oppure è solo arrivato il momento di voler rinnovare lo stile dei nostri ambienti outdoor, ecco che allora decidiamo di intervenire e/o di sostituire il pavimento esistente. Ricordo che, in specifici casi, i costi per il rifacimento della pavimentazione del balcone/terrazzo possono beneficiare degli incentivi fiscali oggi a disposizione.

La definizione di terrazzo ci dice che "negli edifici di abitazione, il terrazzo viene definito come ognuno dei ripiani, scoperti ma anche coperti, posti generalmente allo stesso livello dei luoghi dal quale vi si accede ma spesso è anche sinonimo di copertura piana di un edifico quando addirittura non è un piano, anche carrabile, posto a copertura di un vano di servizio (garage, vano impianti) che può essere sotterraneo o piano sopra elevato. Può essere di piccole o medie dimensioni (generalmente terrazze di abitazione) così come al contrario può avere una superficie di molti mq (generalmente coperture carrabili e non)."

Non è scopo di questo articolo affrontare le tecniche e le normative da rispettare in materia di impermeabilizzazione di un edificio, le quali sono demandate a specialisti del settore. Mi limito, invece, a trattare il tema alla sola tipologia di finitura da scegliere per pavimentare il terrazzo o balcone, in questo caso ovviamente parlerò di pavimenti in gres porcellanato.

Al gres porcellanato, così come agli altri materiali usati per la copertura di una terrazza, spetta il compito principale di creare una superficie calpestabile, il più possibile gradevole, resistente alle sollecitazioni meccaniche e agli agenti atmosferici.

Il gres porcellanato si presta ad essere il candidato ideale per questa funzione su tutti i tipi di terrazzo, anche di grande dimensione e molto sollecitate per traffico e intensità di carico. Perché? Ecco un breve riepilogo circa i principali vantaggi del gres porcellanato:

  • resistente sia a carichi e urti che a intemperie e gelo;
  • inalterabile ai raggi UV, ovvero nel tempo non cambia colore;
  • sicuro perché antiscivolo;
  • matriale non poroso, collabora quindi all’impermeabilizzazione e antimacchia;
  • facilmente pulibile;
  • igienico e resistente ai prodotti chimici;
  • facile da gestire perché non ha bisogno di manutenzione ordinaria particolare o di trattamenti chimici preventivi,
  • ecologicamente compatibile;
  • basso coefficiente di dilatazione per cui possiede una buona stabilità dimensionale agli sbalzi termici;
  • può servire da fondo per eventuali nuove coperture.

Come ho detto, l’articolo non vuole scendere nei dettagli della stratigrafia ideale del pavimento per il terrazzo, ci limitiamo a fornire indicazioni sulla scelta delle piastrelle e a dare qualche indirizzo sulla posa in opera.

 

Consigli per scegliere le piastrelle di ceramica per il pavimento del terrazzo

Quali criteri guidano nella scelta delle piastrelle in gres porcellanato da posare in esterno quando si realizza il terrazzo?

Al di là di scelte di tipo estetico, che possono essere del tutto personali e che il mondo ceramico è in grado di soddisfare appieno in termini di colori, texture, formati vanno prese in considerazione alcuni elementi di ordine pratico. Ricordo, non si tratta di vere e proprie prescrizioni ma bensì di semplici consigli pratici:

  • Per piccole superfici (balconi) meglio utilizzare piastrelle di piccolo formato anche per dare la giusta pendenza e avere meno tagli;

  • Per terrazze con carichi gravosi (carrabili) utilizzare piastrelle con spessore adeguato (9-10 mm) e in casi estremi piastrelle a spessore maggiorato (2 cm);

  • Per le terrazze completamente esposte ai fenomeni meteorologi e notevole flusso di traffico (pubblico) utilizzare superfici con coefficiente di attrito adeguato (vedi articolo Pavimentazioni ceramiche: i metodi di misurazione della scivolosità). La piastrella non è un pavimento drenante per cui l’acqua che normalmente rappresenta l’elemento scivolante deve essere evacuata il più velocemente possibile quindi nella scelta delle piastrelle potrebbe essere utile utilizzare piastrelle la cui struttura superficiale risponde  a tale requisito. Questa caratteristica è misurata da un coefficiente V indicante il volume minimo di deflusso dell’acqua richiesto in cm3/dm2. La classificazione va da V 4 (4 cm3 per dm2) fino a V 10 (10 cm3 per dm2). In pratica il coefficiente V misura la superfice asciutta calpestabile;

  • L’uso di piastrelle chiare, specialmente in grandi superfici, garantisce la riflessione della luce solare e quindi un coefficiente SRI migliore e limitare l’effetto isola di calore.

 

Posa incollata della piastrellatura ceramica in esterno

La norma UNI 11493 fornisce tutti i parametri tecnici necessari per una posa corretta in esterno su massetto, ma possiamo comunque sottolineare alcuni aspetti importanti riguardo a:

  • Intemperie: pioggia, neve e ghiaccio non fanno asciugare correttamente la colla. Questo potrebbe creare problemitiche alla piastrellatura relativamente all’adesione tra supporto e piastrella;

  • Vento: il vento non è un grande alleato in quanto l’esagerata areazione della colla potrebbe farla asciugare prima del tempo creando uno strato biancastro sulla sua superficie che potrebbe provocare il distacco tra colla e piastrella o tra colla e supporto;

  • Temperatura: il troppo caldo o il troppo freddo potrebbero far asciugare la colla o troppo rapidamente o con tempi molto lunghi creando problematiche di adesione. La temperatura consigliata per la posa delle piastrelle è tra i 15 e 30° C;

  • Umidità: l’umidità residua nel massetto o nell’ambiente potrebbe rallentare l’evaporazione dell’acqua presente nella colla in fase di asciugatura. In questo caso è consigliato rimanere tra un’umidità dell’ambiente tra i 40 e i 60%;

  • Stabilità: il massetto deve essere comunque “maturo” e stabile e l’umidità residua rispondente ai requisiti richiesti dalla norma UNI 11493;

  • Pendenza: la norma per le terrazze impone una pendenza per deflusso dell’acqua minimo di 1-1,5% e tale pendenza è demandata al massetto e quindi non è consentito creare pendenza con l’adesivo;

  • Giunti di dilatazione: per ampie superfici la norma UNI 11493 pone come necessari i giunti di dilatazione specialmente per piastrelle di grande formato che “irrigidiscono” la superficie;

  • Letto pieno: possiamo sottolineare l’importanza della posa a “letto pieno” senza vuoti d’aria. I vuoti d'aria possano creare punti di bassa resistenza meccanica o rischi di danni per infiltrazioni d’acqua e danni da gelo;

  • Punti particolari: scarichi, gronde devono raccordarsi con le piastrelle in modo corretto per evitare perdite;

  • Scarico acqua: come detto, la ceramica non è un materiale drenante e quindi gli scarichi vanno dimensionati molto attentamente specialmente in caso di terrazze che non possono scaricare in esterno ed in considerazione della frequenza degli attuali fenomeni atmosferici. Non entro nel merito di questi problemi che dipendono da molti fattori ma segnalo che una terrazza in ceramica deve poter evacuare l’acqua in senso orizzontale non potendo sussistere una evacuazione verticale. Oggi il mercato offre numerose soluzioni tecnicamente valide ma ho visto anche scarichi molto belli dal punto di vista estetico ma poco efficienti.

Come ho detto non mi soffermo ad analizzare il massetto e le tecniche di impermeabilizzazione, non è questo lo scopo di questo articolo. Di seguito mi limito a fornire, a mero titolo informativo, un elenco di normative di riferimento da cui poter ricavare tutte le prescrizioni del caso:

  • Norma posa guaina ardesiata UNI EN 13707;
  • Norma posa membrane bituminose UNI EN 1133;
  • Norma per coperture continue realizzate con membrane bituminose e/o sintetiche UNI 8178-2;
  • Criteri per il progetto e l’esecuzione dei sistemi di coperture continue-resistenza al vento.

Aggiungerei anche la norma UNI 8178-1 relativa all’analisi degli elementi e strati funzionali delle coperture discontinue che possono intersecarsi con l’ambito terrazze in ceramica.

Segnalo un articolo interessante "Il massetto in esterno: indicazioni secondo UNI 8627 e codice di buona pratica" scritto da Marcello Canuri (Responsabile Ufficio Tecnico Schlüter-Systems Italia).

 

Il problema delle efflorescenze saline nei pavimenti di ceramica

Le pistrellature ceramiche installate con adesivi cementizi possono, nel tempo, presentare problematiche dovute alla presenza antiestetica di efflorescenze saline nelle fughe della pavimentazione. Questi problemi sono dovuti alla natura cementizia dell'adesivo.

Come riporta la Guida alla valutazione tecnica delle piastrellature di ceramica a cura di Giorgio Timellini, le effluorescenze saline sono dovute "alla fuoriuscita dalle fughe di acqua contente in soluzione dell'idrossido di calcio Ca(OH)2: la portlandite, prodotto dall'idrolisi dei silacati di calcio contenuti nel cemento, nel corso del processo di presa ed indurimento dell'adesivo (così come di eventuali altri strati cementizi ad esso sottostanti). Tale idrossido tende a precipitare in prossimità delle fughe, allorché l'acqua, fuoriuscita da quste, evapora, ed a crbonatarsi poi più lentamente, a contatto con l'anidiride carbonica presente nell'aria".

Risulta evidente che rappresentano fattori di rischio della comparsa di efflorescenze anche l'umidità del supporto, o l'umidità di risalità se il massetto non è isolato dal terreno ma non è il caso in esame ora.

Il "letto pieno" dell'adesivo è un altro requisito fondamentale per evitare il problema poiché l'acqua meteorica può penetrare sotto la piastrellatura qualora questa non sia adeguatamente sigillata e protetta.

É bene ricordare che non sempre la presenza di efflorescenze indica la presenza di problematiche inerenti l'integrità della piastrellatura, ovvero fenomeni di distacco delle piastrelle dal supporto.

In generale fughe non eseguite correttamente, che presentano problemi di integrità, distacco o altro possono aumentare il rischio di comparsa delle efflorescenze saline.

 

Alternativa alla posa incollata del rivestimento ceramico: la tecnica del pavimento sopraelevato

L’ingresso nel mercato di piastrelle spessorate di 20-30 mm ha permesso di utilizzare la tecnica del pavimento sopraelevato su supporti di plastica regolabili ed autolivellanti per realizzare pavimenti esteticamente identici a quelli di spessore normale ma con innegabili vantaggi operativi.

I pavimenti sopraelevati per esterno si usano prevalentemente su superfici piuttosto ampie e regolari, o in sovrapposizione al vecchio pavimento, purchè privo di segni di infiltrazione. Le fughe aperte tra le lastre consentono all’acqua piovana di scivolare nell’intercapedine che si viene a creare sotto i pannelli. La struttura portante è composta da piedini in polipropilene, con base larga e bordi arrotondati per non danneggiare le guaine di isolamento.

Optare per l’installazione di un pavimento sopraelevato al posto della classica posa ceramica a colla, offre vantaggi logistici ed economici:

  • Velocità di installazione: contrariamente a quanto si possa pensare, la posa di pavimenti sopraelevati riduce i tempi di installazione e di manodopera. Il pavimento può essere posato senza demolire la vecchia copertura.

  • Riduzione dei costi: diminuendo il tempo di manodopera si dimezzano anche i costi richiesti dall’intera installazione.
     
  • Funzionalità: la posa di pavimenti sopraelevati consente di dar vita ad un vano tecnico ispezionabile tra le piastrelle e il sottofondo, nel quale possono trovare alloggio gli impianti idraulici ed elettrici.

  • Praticabilità: offre la possibilità di creare un piano perfettamente parallelo demandando al massetto la pendenza necessaria alla evacuazione delle acque meteoriche e di lavaggio che percolano tra le fughe aperte del pavimento.

  • Gestibilità: in caso di problemi sul massetto o sugli elementi impermeabilizzanti, il pavimento è facilmente asportabile per la relativa manutenzione.

  • Versatilità: utilizzando piastrelle o lastre di spessore di 3 cm e con adeguati piedistalli il pavimento può essere addirittura carrabile.

Possiamo sicuramente affermare che la soluzione della posa sopraelevata, per quanto possibile, si pone come valida alternativa al pavimento incollato per le evidenti ragioni sopraesposte.

In ogni caso, sia con posa classica, sopraelevata o flottante, il gres porcellanato si conferma vincente come elemento di finitura di superfici esterne impermeabilizzate a patto di progettare correttamente l’intera stratigrafia al fine di sfruttare al meglio tutte le caratteristiche di ogni singola componente.

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