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Piani di Manutenzione: la guida per la corretta redazione

Piani di Manutenzione: ecco una guida alla corretta redazione del piano di manutenzione con i riferimenti normativi e le soluzioni software
Il Piano di Manutenzione delle opere pubbliche, ai sensi dell’art. 33 del dpr 207/2010, è un elaborato obbligatorio del progetto esecutivo.

Piani di Manutenzione: ecco una guida alla corretta redazione del piano di manutenzione con i riferimenti normativi e le soluzioni software.
 
Il Piano di Manutenzione delle opere pubbliche, ai sensi dell’art. 33 del dpr 207/2010, è un elaborato obbligatorio del progetto esecutivo.
 
Il Piano di Manutenzione delle opere pubbliche, ai sensi dell’art. 33 del dpr 207/2010, è un elaborato obbligatorio del progetto esecutivo.
Il piano di manutenzione deve essere redatto tenendo conto dell’opera effettivamente realizzata allo scopo di garantire nel tempo il mantenimento delle caratteristiche di qualità e di efficienza. La normativa richiede che vengano individuati i requisiti e le prestazioni del manufatto in corso di progettazione affinché tali caratteristiche possano essere stimate e garantite.
Nella redazione del piano vanno individuati puntualmente i requisiti prestazionali e i controlli previsti dai Criteri Ambientali Minimi (CAM – dm 11 gennaio 2017) secondo quanto disposto dal nuovo Codice degli appalti (dlgs 50/2016).
Anche le Norme Tecniche per le Costruzioni (dm 14 gennaio 2008) hanno introdotto l’obbligo di allegare al progetto strutturale esecutivo il “piano di manutenzione della parte strutturale dell’opera”.
Il progettista deve farsi carico, dunque, per tutte le opere pubbliche e private, di redigere questo ulteriore elaborato che la norma definisce nel seguente modo:
il Piano di Manutenzione è il documento complementare al progetto strutturale che ne prevede, pianifica e programma, tenendo conto degli elaborati progettuali esecutivi dell’intera opera, l’attività di manutenzione dell’intervento al fine di mantenerne nel tempo la funzionalità, le caratteristiche di qualità, l’efficienza ed il valore economico
Il piano di manutenzione delle strutture va depositato, unitamente agli altri elaborati progettuali, presso gli uffici del Genio Civile competenti per territorio.
 
I contenuti del Piano di Manutenzione
Il Piano di Manutenzione deve essere costituito dai 3 seguenti documenti operativi:
  • Manuale d’uso
  • Manuale di manutenzione
  • Programma di manutenzione
Di seguito analizziamo i 3 elementi
 
Manuale d’uso
Il manuale d’uso deve contenere le informazioni relative all’uso corretto “delle parti più importanti del bene”.
Lo scopo del manuale d’uso è evitare danni derivanti da un’utilizzazione impropria e far conoscere all’utente le operazioni atte alla conservazione del bene.
La normativa introduce il concetto di “parti più importanti del bene” e prevede che il progettista, in questa fase di redazione dell’elaborato, debba “scomporre” l’opera.
 
Manuale di manutenzione
Il manuale di manutenzione deve fornire “in relazione alle diverse unità tecnologiche, alle caratteristiche dei materiali o dei componenti interessati, le indicazioni necessarie per la corretta manutenzione nonché per il ricorso ai centri di assistenza o di servizio” (art. 38 c. 5).
Le parti più importanti del bene sono, dunque, le unità tecnologiche; questa definizione è ripresa da normative UNI inerenti la manutenzione delle opere edili, alle quali il Legislatore fa più volte riferimento.
Tra i contenuti del manuale di manutenzione (che rispetto al manuale d’uso ha carattere più tecnico essendo rivolto principalmente ad operatori specializzati), individuati al comma 6 dell’art. 38, troviamo “il livello minimo delle prestazioni”.
Ai sensi dell’art. 38 c.6 lettere e) f) g), il progettista deve individuare le anomalie riscontrabili e distinguere le manutenzioni eseguibili dall’utente da quelle eseguibili da personale specializzato.
 
Programma di manutenzione
Il terzo ed ultimo documento del piano di manutenzione è il programma di manutenzione.
Il programma di manutenzione deve essere articolato secondo 3 distinti sottoprogrammi:
  • il sottoprogramma delle prestazioni
  • il sottoprogramma dei controlli
  • il sottoprogramma degli interventi
Il sottoprogramma delle prestazioni, infatti, “prende in esame, per classi di requisito, le prestazioni fornite dal bene e dalle sue parti nel corso del suo ciclo di vita.”
Per il progettista c’è dunque l’obbligo di individuare per ogni parte dell’opera e per ogni suo componente (che con terminologia ripresa dalle norme UNI abbiamo precedentemente indicato come “elemento mantenibile”) requisiti e relative prestazioni; l’introduzione del concetto di requisito e di prestazione costituisce, per il professionista tecnico, l’elemento di maggiore innovazione della normativa.
Da ultimo, nei sottoprogrammi dei controlli e degli interventi, il progettista è chiamato a definire un programma di controlli, verifiche ed interventi (indicandone la cadenza temporale o “altrimenti prevista”).
In particolare nel sottoprogramma dei controlli, il progettista dovrà indicare i valori estremi delle prestazioni: quello di collaudo e quello minimo (di norma o da lui stimato).
 
Chi può redigere il Piano di Manutenzione
Non sono previste particolari restrizioni per la redazione del Piano di Manutezione. Tutti i progettisti possono redigere il Piano di Manutenzione (ingegneri, architetti, geometri, ecc.).
 
Piano di Manutenzione: soluzioni software
Tra i vari software per la redazione del Piano di Manutenzione c’è ManTus-P.
ManTus-P è il programma ACCA per la redazione del Piano di Manutenzione (documento obbligatorio del progetto esecutivo) secondo le più recenti norme. ManTus-P consente di redigere piani di manutenzione conformi ai nuovi Criteri Ambientali Minimi (CAM), contenuti nel Dm 11 gennaio 2017 e resi obbligatori dal nuovo Codice degli Appalti (dlgs 18 aprile 2016, n.50).
 

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