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Ricostruzione di edifici storici crollati: quale approccio adottare? Il punto di vista di Nicola Berlucchi

Coinvolto nella ricostruzione di luoghi emblematici come il Teatro La Fenice e la Basilica di Norcia, quando si tratta di ricostruire lacune mancanti Nicola Berlucchi, Ingegnere Restauratore BB. CC., preferisce un approccio "timido" agli interventi, privilegiando materiali tradizionali. I dettagli nell’intervista.

Ricostruzione com’era o ricostruzione contemporanea

Il dibattito culturale sulla ricostruzione di parti mancanti in edifici storici dopo un crollo si presenta secondo due approcci contrastanti. Da un lato, c'è chi sostiene la ricostruzione fedele all'aspetto originario, seguendo l'approccio del "come era"; dall'altro, c'è chi propende per una ricostruzione basata su una visione contemporanea. Tuttavia, entrambe le posizioni convergono sull'importanza di preservare e tutelare ciò che è giunto sino ai giorni nostri.

Nicola Berlucchi, Ingegnere Restauratore BB. CC. e Specialist Architect presso la RIBA e con Diploma di Specializzazione in Restauro, è particolarmente coinvolto sul tema della ricostruzione di edifici storici. Solo per citare alcuni dei cantieri italiani di restauro più importanti, Berlucchi si è occupato della ricostruzione del Teatro La Fenice e della Basilica di Norcia.

"Non amo l'intervento moderno in contrasto" - dichiara nell'intervista l'ing. Berlucchi. "Credo nell'intervento timido. La lacuna e la parte nuova devono stare sottotono rispetto all'originale. Un bel intervento di restauro valorizza quello che è rimasto e va in linea con l'utilizzo di materiali che non siano in contrasto".

Quando si tratta di ricostruire parti mancanti, nei suoi interventi l'ing. Berlucchi predilige l'uso di materiali della tradizione combinati con tecniche di rinforzo e consolidamento moderne.

 

Il progetto di restauro si fa in cantiere

Nell'intervista l'ing. Berlucchi ha sottolineato anche quale ruolo assumono le indagini diagnostiche nell'analisi dello stato di salute dell’edificio storico prima di un intervento di restauro.

Secondo l’ingegnere "la miglior diagnosi è passar tanto tempo nell'edificio. Il progetto di restauro non si fa in ufficio ma si fa in cantiere. Solo conoscendo perfettamente l'edificio si può realizzare un progetto esecutivo ben fatto, riducendo al minimo le varianti. La diagnostica aiuta dove non si arriva con l'occhio. Endoscopie, georadar, carotaggi, termografie etc. sono un aiuto alla conoscenza della analisi in sito e dell’esperienza".

 

L'intervista a Nicola Berlucchi è stata realizzata da Ingenio in occasione della Convention di Assorestauro, tenutasi a Roma il 26 gennaio 2024.

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