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Riforma Codice Appalti: i punti da migliorare secondo Busia, presidente di ANAC

Il nuovo Codice ha portato a diverse modifiche che hanno creato criticità nel mondo degli appalti pubblici. Il presidente ANAC analizza sette punti deboli della riforma.

Nuovo codice appalti, Busia: necessari dei miglioramenti

Pur giudicando molto positivo il nuovo Codice dal punto di vista della semplificazione e digitalizzazione dei contratti, oltre che per la valorizzazione del ruolo di Anac a favore delle pubbliche amministrazioni, riteniamo ci siano diversi punti da migliorare. Ne indico sette.

Queste le parole sostenuta dal presidente di ANAC durante la commissione Ambiente alla Camera nell'ambito dell'esame dello schema di decreto sul Nuovo Codice dei Contratti Pubblici.

Ecco i punti critici secondo il presidente ANAC.

Si alza a 500.000 euro la soglia per le stazioni appaltanti qualificate

É previsto un innalzamento a 500.000 euro della soglia per la qualificazione delle stazioni appaltanti. Il che vuol dire che vanno ad aumentare le gare con soggetti non qualificati (+65%), la maggior parte degli affidamenti ricadrebbero su soggetti senza titolo per comprare. La richiesta di ANAC è quella di ritornare alla soglia a 150.000 euro. Anche perché sarebbe il Paese in sé ad avere problemi in termini di spese.

É possibile partire da un'iniziale soglia dei 500.000 per poi porre l'obbiettivo alla soglia dei 150.000 euro per sfruttare al meglio le risorse.

Registro dell'in-house: secondo ANAC non è corretto

ANAC si oppone alla cancellazione del registro in-house. Non si tratta di una vera semplificazione, in quanto è uno strumento importante per le imprese, per non trovarsi in una concorrenza sleale e permette di fare delle verifiche preventive.

Infatti, in molte situazioni due terzi dei casi riguardano PA che non possiedono i requisiti. Poterli informare prima permette di non creare situazioni di stallo, contenziosi e allungamenti dei tempi. 

Conflitto d’interessi: modifiche in contrasto con le direttive europee del settore

Purtroppo, il testo presentato in Parlamento ha modificato le disposizioni sul conflitto di interessi. Riteniamo che ciò sia in contrasto anche con le direttive europee di settore, e in contrasto con l’ordinamento in generale che prevede norme stringenti per i conflitti di interesse, tanto più rilevanti nei contratti pubblici.

É stato introdotto un onere della prova invertito in modo improprio, degradando l’idea di imparzialità della pubblica amministrazione, come se questo fosse solo interesse dell’impresa esclusa. No, è interesse generale di tutti.

Noi chiediamo di ritornare alla formulazione esistente, coerente con la normativa internazionale. Proponiamo, poi, l’evidenziazione del titolare effettivo dell’impresa. Chi partecipa alle gare, deve indicare chi è l’effettivo titolare dell’impresa, adeguandosi alla normativa antiriciclaggio. L’amministrazione pubblica deve conoscere i soggetti a cui affida risorse pubbliche

Affidamenti diretti: alzata la soglia a 140.000 euro

Alzata la soglia degli affidamenti diretti, che vengono svolti fino a 140.000 euro per servizi e forniture senza svolgere una ricerca di mercato, questo comporta a confrontare i prezzi usando internet, senza permettere la rotazione effettiva delle imprese.

Corretta progettazione deve essere più efficiente

Progettare in maniera corretta è alla base per le amministrazioni per capire l’obiettivo che intendono perseguire, e quindi scegliere il mezzo migliore per raggiungerlo. Nel nuovo Codice c’è una sottovalutazione di questo. Solamente sopra soglia è previsto il documento di affidabilità delle alternative progettuali. Questo richiede di portare ad una sottostima delle spese, facendo scoprire solo dopo l’esistenza di oneri più elevati. C’è il rischio, ancora una volta, di spendere male il denaro pubblico, e comprimere la libera concorrenza.

L’appalto integrato

Quando si parla di appalti più complessi potrebbe essere utile, ma non deve essere sempre usato. Va usato solo quando e dove è necessario. Dall'osservatorio ANAC, è  stato rilevato che il più delle volte le PA bandiscono progetti ed esecuzione, e quando arriva il progetto esecutivo, si scopre un aumento rilevante dei costi. La pratica insegna che non c’è riduzione di tempi e di costi con l’appalto integrato. 

Contratti collettivi equivalenti

Le imprese possono proporre un contratto collettivo diverso di quello indicato dalla stazione appaltante. E questo avviene attraverso un’autodichiarazione di equivalenza. Ora, se questa non viene controllata da un ente terzo, ci possono essere abusi e a comportamenti diversi fra le amministrazioni. Occorre un vaglio centralizzato di questo, che potrebbe essere svolto dal Cnel, indicando un codice che poi noi utilizziamo all’interno della Banca dati Anac e del fascicolo digitale.

Fonte: ANAC

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