Rilievo 3D e modello HBIM del Colosseo: la base digitale per l’analisi sismica del monumento
Al Salone del Restauro 2025 di Ferrara è stato presentato il progetto di rilievo 3D e modellazione HBIM del Colosseo, sviluppato anche con l’obiettivo di integrare dati strutturali utili alla futura valutazione della vulnerabilità sismica. Un caso studio avanzato che combina rilievo digitale, codifica dei dissesti e modellazione informativa per supportare l’analisi strutturale del monumento.
A presentare il caso studio durante il convegno “La documentazione digitale del patrimonio archeologico attraverso il rilievo 3D e la modellazione HBIM: il Colosseo”, tenutosi il 14 maggio 2025 al Salone del Restauro di Ferrara, sono stati Fabio Fumagalli (collaboratore del Parco Archeologico del Colosseo), Andrea Giannantoni e Luisa Pandolfi (CFR – Consorzio Futuro in Ricerca).
Rilievo e analisi del dissesto: come un sistema digitale può supportare l’analisi sismica
Durante il convegno dedicato alla documentazione digitale del Colosseo, i relatori hanno illustrato il complesso lavoro di integrazione dei dati strutturali all’interno del modello HBIM, con l’obiettivo di supportare - ma non sostituire - la futura diagnosi della vulnerabilità sismica dell’anfiteatro. Una delle sfide principali è stata infatti quella di delimitare con precisione l’ambito dell’intervento: non la diagnosi strutturale in sé, ma la predisposizione di un sistema informativo in grado di sostenerla con interrogazioni mirate e rapide analisi preliminari.
Il modello è stato popolato con dati raccolti attraverso rilievi in situ, osservazioni dirette, documentazione fotografica, droni e nuvole di punti, restituendo quadri fessurativi e deformativi in formato 2D e successivamente trasferiti in 3D.
Ogni dissesto è stato classificato tramite un abaco di proprietà strutturali (ampiezza, orientamento, dislocazione, disposizione dei cigli), utili a formulare pre-diagnosi strutturali grazie a un sistema di filtri interrogabili.
Particolare attenzione è stata posta al confronto tra quadro fessurativo (più suscettibile a modifiche nel tempo) e quadro deformativo (memoria permanente del danno), con l’obiettivo di leggere in chiave integrata l’evoluzione delle criticità strutturali. A questo si è aggiunta la mappatura dei presidi esistenti, considerati non solo come dati da censire ma come indicatori di interventi passati e della loro efficacia.
Il trasferimento delle informazioni nel modello HBIM ha trasformato lesioni, deformazioni e presidi in oggetti digitali dotati di attributi, rendendo possibile una lettura incrociata tra dissesti, materiali, tecniche costruttive e stratificazioni storiche.
Questo approccio è oggi in fase di verifica sul campo: il modello informativo, infatti, è già utilizzato per affiancare le analisi di sicurezza sismica in corso, dimostrando la sua efficacia come strumento operativo a supporto della conservazione strutturale.

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