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L'intonaco deumidificante nel risanamento delle murature umide

In questo articolo verranno analizzate le caratteristiche principali di tali cicli e prodotti, mettendo le basi per una prima valutazione preliminare del loro utilizzo rispetto alla problematica esistente.

Risolvere il problema dell’umidità nelle murature è a volte un intervento che richiede conoscenze multidisciplinari e tanta esperienza. Una delle tecnologie utilizzate in molti interventi di risanamento è costituita da stratigrafie di intonaci denominati “deumidificanti”. In questo articolo verranno analizzate le caratteristiche principali di tali cicli e prodotti, mettendo le basi per una prima valutazione preliminare del loro utilizzo rispetto alla problematica esistente. 

In altro articolo sono state trattate le metodologie di risanamento atte a ridurre l’assorbimento d’acqua per capillarità e ridurre l’effetto di cristallizzazione delle soluzioni saline nella muratura, in questo vengono invece approfondite le metodologie per il rivestimento e protezione della muratura, al fine di favorire una migliore asciugatura del muro, evitare l’ingresso di acqua apportata dagli eventi metereologici o da apporti laterali; facendo la distinzione tra murature “fuori terra” e murature “controterra”.

 

Proteggere la muratura: distinguiamo tra muri fuori terra e controterra

Il caso dei muri fuori terra

Iniziamo con le murature “fuori terra”. Dopo aver analizzato la muratura, eseguito ad esempio una “barriera chimica” di tipo fluido o in gel secondo la tipologia della stessa, applicato il trattamento antisalino (indispensabile in presenza di sali), dovremo valutare il rivestimento finale, l’intonaco che regolarizzerà la muratura e la proteggerà dagli agenti esterni, e infine le finiture protettive, pittoriche, ecc. 

La stratigrafia ricorrente quindi è così composta:

  • Trattamento antisale
  • Rinzaffo
  • Intonaco
  • Rasatura e coloritura, oppure prodotti rasanti già colorati in pasta.

Un elemento secondario è, inoltre, l’impermeabilizzante che proteggerà l’intonaco quando parte dello stesso fosse a contatto direttamente con il terreno o con sottofondi di pavimentazione (classico esempio sono i marciapiedi).

Le caratteristiche principali dei prodotti da utilizzare nei cicli di risanamento devono essere: elevata permeabilità al vapore, basso contenuto di sali solubili nei propri componenti, avere una buona idrofobicità per evitare l’assorbimento dell’acqua, ed essere compatibili meccanicamente con la muratura, cioè avere un basso modulo elastico per evitare che si creino tensioni nell’interfaccia d’adesione con i conci murari. 

Nell’ambito del risanamento delle murature umide la dizione tecnico-commerciale ricorrente legata alle malte è “intonaci deumidificanti”, prodotti premiscelati che dovranno assolvere a 2 funzioni specifiche: proteggere la muratura e sopportare l’eventuale cristallizzazione dei sali provenienti dalla stessa.

La preparazione dei supporti: essenziale per la durabilità di qualsiasi intervento

Prima di procedere alla stesura dell’ intonaco e della finitura sulla muratura, dobbiamo soffermarci sulla preparazione dei supporti, importanti fasi preliminari che precedono l’applicazione di qualsiasi prodotto di finitura, in quanto nel corso degli anni si saranno concentrati sulla parte corticale dei conci murari e delle malte di allettamento la maggior parte dei composti salini presenti, sali che se non venissero rimossi precluderebbero l’efficacia o la durabilità del nuovo intervento di risanamento.

Da analisi effettuate in laboratorio si è notato, infatti, che su alcuni conci murari persisteva una specie di “crosta salina” che limitava fortemente la penetrazione delle soluzioni antisaline e, nel contempo, pregiudicava l’aggrappo degli intonaci, quasi come se il supporto fosse “vetrificato”. 

Quindi sarà essenziale che gli interventi di preparazione dei supporti comprendano:

> l’asportazione in profondità di almeno 2 cm di malta d’allettamento

> l’asportazione della “crosta salina”. Il metodo più efficace per la rimozione è la sabbiatura o l’idrosabbiatura e, se non fosse possibile utilizzare questi sistemi, si potrà abradere la superficie coadiuvandosi con una soluzione di acqua ed alcol al fine di rimuovere il più possibile i depositi derivati dalle subefflorescenze.

Negli interventi più “nobili” si possono utilizzare anche impacchi che assorbono una buona parte di sali presenti oppure lavaggi con acqua deionizzata.

È importante sottolineare che in qualsiasi intervento di risanamento la preparazione dei supporti è essenziale per la durabilità e nessun prodotto potrà mai sostituire questa importante fase del lavoro di risanamento, almeno a nostra conoscenza sino ad oggi.
 

Gli intonaci deumidificanti

Le formulazioni degli intonachi deumidificanti in questi decenni sono variate notevolmente, e quelli che hanno comunque dato i migliori risultati in pratica sono quelli definiti “macroporosi” cioè con una distribuzione interna di pori che superano di molto il normale volume medio di aria presente nelle comuni malte da intonaco.

Gli intonaci macroporosi, grazie anche alla “riserva di vuoti” presenti nella loro matrice, permettono di assorbire le tensioni derivanti dall’eventuale presenza dei sali evitando o opponendosi alla disgregazione derivante dall’azione espansiva di cristallizzazione.

Con la pubblicazione della norma UNI EN 459-1 del 2010 che classificava le calci, il mercato ha iniziato ad utilizzate anche la calce idraulica naturale NHL per formulare questa tipologia di malte, consentendo in tal modo di ridurre la presenza di altri tipi di leganti idraulici meno performanti in queste situazioni (ad. Esempio, il cemento ferrico) e soprattutto di conferire agli intonaci un basso modulo elastico.

Un’altra evoluzione delle formulazioni è quella di aver conferito agli intonaci deumidificanti anche la caratteristica di bassa conducibilità termica, che consente di mantenere più calda la muratura e quindi di permettere una più veloce evaporazione dell’umidità interna.

Aumentando, inoltre, la trasmittanza della muratura stessa anche se, ovviamente, per ottenere dei significativi aumenti di resistenza termica si dovranno applicare spessori rilevanti di intonaco, sia internamente che esternamente.

Per ottenere il massimo di tale prestazione termica, la scelta d’utilizzare perle cave di vetro nelle frazioni granulometriche degli intonachi deumidificanti è una interessante evoluzione (quando ritenuti importanti gli aspetti termici e non solo deumidificanti,) in quanto queste sfere di vetro risultano essere inerti rispetto ai sali, diminuiscono la conducibilità termica, non assorbono umidità e permettono di ottenere resistenze meccaniche di buon livello.
 

I cicli applicativi per i muri fuori terra

I cicli applicativi sono sostanzialmente due: 

- intonaci deumidificanti che devono essere applicati con una malta d’aggrappo o rinzaffo preliminare, utilizzabile anche per eventuali rincocci della muratura, e successiva applicazione dell’intonaco deumidificante finale.

- intonaci in monostrato, cioè che assolvono le due funzioni (rinzaffo e finitura) venendo applicati solo utilizzandoli con diverse consistenze.

La scelta ottimale è dettata dal tipo di paramento murario:

-se ci sono conci poco assorbenti, come pietre o ciottoli di fiume, la preferenza deve essere data ai cicli rinzaffo + intonaco, 

-se le murature sono formate da conci assorbenti, come mattoni e tufo, si possono utilizzare anche i cicli monostrato, 

-qualora la muratura abbia delle lacune, intese come mancanza di alcuni conci murari oppure con cavità di qualche centimetro, è meglio sempre utilizzare per il rincoccio le malte da rinzaffo con di pezzi o scaglie di mattone o pietra, in modo da ricostruire la tessitura muraria originale.

intonaco-deumidificante-cereda-02.JPG

ATTENZIONE ALLE TRACCE PER GLI IMPIANTI ELETTRICI O IDRAULICI

Particolare attenzione si dovrà porre, all’inserimento nella muratura da risanare, degli impianti tecnologici elettrici e idraulici, infatti molte volte si utilizzano delle comuni malte rapide cementizie (come nelle normali abitazioni), a volte anche malte a base gesso.

Questi prodotti sono assolutamente da evitare negli interventi di recupero “deumidificante” perché possono provocare un degrado accelerato proprio in corrispondenza delle tracce o delle scatole di derivazione.

La procedura corretta prevede quindi di eseguire gli scassi, pulire accuratamente le superfici, applicare il trattamento antisalino e poi utilizzare una malta da rinzaffo dedicata per alloggiare gli impianti. 

 

Stratigrafie, spessori, assorbimenti delle finiture finali

Le finiture estetiche finali applicate sugli intonaci deumidificanti, devono possedere a loro volta delle caratteristiche prestazionali precise, quali, ed esempio, avere una permeabilità al vapore maggiore rispetto agli strati precedentemente applicati, in quanto solo in questo modo si permetterà il flusso evaporativo corretto verso l’esterno della muratura.

Per calcolare la correttezza della stratigrafia applicata o da applicare, si utilizza il rapporto Sd cioè il prodotto tra la permeabilità al vapore  µ  x spessore sp,  espresso in metri:
 

Sd =  µ x sp.    mt = metri d’aria equivalenti
 

Sd definisce la resistenza al passaggio di vapore equivalente rispetto ad uno spessore di aria ferma, quindi più basso sarà l’indice Sd migliore sarà la traspirabilità.

Le finiture inoltre devono avere un basso assorbimento d’acqua, al fine di proteggere dalle precipitazioni atmosferiche il paramento murario, e pertanto si consiglia di scegliere pitture decorative che abbiano un valore di assorbimento d’acqua in Classe W3 secondo EN 1062-3, mentre se si vogliono utilizzare intonachini minerali già colorati è consigliabile che siano in Classe W2 di assorbimento d’acqua.

L’importanza di questi valori d’assorbimento d’acqua è molto importante, soprattutto se immaginiamo le sollecitazioni che agiscono soprattutto nella zona basamentale delle murature, che può essere investita dall’acqua di rimbalzo durante le piogge oppure essere investita da notevoli quantità d’acqua se la muratura è attigua ad una strada.

Quindi l’importanza di avere un rivestimento finale traspirante e poco assorbente, un po' come la nostra pelle, è essenziale per conferire durabilità all’intervento di risanamento. 

L'articolo continua con la trattazione del caso delle murature contro terra. Per completare la lettura scarica il PDF

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