5 domande sulla verifica termoigrometrica: le risposte degli esperti
La VTI rappresenta un aspetto delicato della progettazione: è determinante per prevenire lo sviluppo di patologie edilizie ed evitare di andare incontro a potenziali contenziosi. L’elevata responsabilità del progettista in questo processo è causa di molti dubbi: analizziamo i più frequenti.
Le immagini riguardanti la verifica del rischio di formazione di muffe nei ponti termici sono generate tramite il software EC709 – Ponti termici di Edilclima, l’abaco di ponti termici basato su simulazioni agli elementi finiti.
Muffa superficiale e condensa interstiziale: quando fare la verifica termoigrometrica
Quando devo fare la verifica di muffa superficiale e condensa interstiziale? È obbligatoria anche sui ponti termici?
Se guardiamo al testo del DM 26.06.15 la verifica termoigrometrica è sempre obbligatoria laddove si intervenga su un componente opaco esposto all’ambiente esterno (comprendiamo anche le strutture contro terreno, che sono spesso le più critiche da verificare).
Cosa occorre garantire con i ponti termici? Se intervengo su una facciata facendo il cappotto devo garantire l’assenza del rischio di formazione di muffa anche per i ponti termici? Se prendiamo il significato letterale del testo del decreto la risposta è sì. La legge prescrive che la verifica debba essere condotta “con particolare attenzione ai ponti termici negli edifici di nuova costruzione”. Anche se questa specifica sembra lasciare una certa flessibilità verso gli edifici esistenti, dove gli interventi di correzione possono diventare tecnicamente difficili da realizzare, è sempre raccomandabile fare il possibile per evitare la formazione di muffe onde evitare futuri contenziosi.
Nel caso di intervento che riguardi le strutture opache delimitanti il volume climatizzato verso l’esterno, si procede in conformità alla normativa tecnica vigente (UNI EN ISO 13788), alla verifica dell’assenza:
• di rischio di formazione di muffe, con particolare attenzione ai ponti termici negli edifici di nuova costruzione;
• di condensazioni interstiziali.
Rif. Allegato 1 Art. 2.3 c.2 DM 26.06.15
Condensa interstiziale sotto i limiti ammissibili
Posso considerare positiva una verifica se ho una quantità di condensa interstiziale al di sotto dei limiti ammissibili?
Secondo il Decreto requisiti minimi (allegato 1, punto 2.3, comma 2), nel caso di interventi sulle strutture opache delimitanti il volume climatizzato verso l’esterno occorre verificare l’assenza di:
- rischio di formazione di muffe (con particolare attenzione ai ponti termici negli edifici di nuova costruzione);
- condensa interstiziale.
Si aprono quindi, in merito in particolare alla verifica di condensa interstiziale, differenti interpretazioni circa il concetto di “assenza” della condensa.
Secondo la norma UNI EN ISO 13788 la verifica è da considerarsi positiva ove siano soddisfatte le seguenti condizioni:
- quantità di condensa inferiore a quella minima ammissibile;
- evaporazione completa della condensa al termine di un ciclo annuale (assenza di residui).
La FAQ n.3.11 formulata dal MISE e pubblicata nel dicembre 2018 ha specificato che è da intendersi corretta l’impostazione della norma e non è pertanto richiesta in senso assoluto la totale assenza di condensa (tale indicazione è stata recepita anche dalla Regione Lombardia nella Dduo n. 18546 al par 5.3).
Per la verifica della condensa interstiziale si procede in conformità alla normativa tecnica vigente (UNI EN ISO 13788). Si ritiene che la condensazione interstiziale possa considerarsi assente quando siano soddisfatte le condizioni poste dalla norma, ovvero la quantità massima ammissibile e nessun residuo alla fine di un ciclo annuale. Tale norma definisce infatti la quantità ammissibile di condensa presente in un elemento al termine del periodo di condensazione. Lo stesso paragrafo specifica anche che tutta la condensa formatasi all’interno di un elemento deve sempre evaporare completamente alla fine di un ciclo annuale.
Rif. FAQ 3.11 del MiSE serie Dicembre 2018
Verifica del rischio di formazione di muffa nei mesi caldi
Perché in alcuni casi la formazione di muffa sembra impossibile da risolvere proprio nei mesi più caldi?
In alcuni casi la verifica del rischio di formazione di muffa risulta negativa proprio nei mesi estremi della stagione, quelli più caldi, in cui ci si aspetterebbe di superare più facilmente il requisito; in questi casi può apparire quasi impossibile intervenire sulla stratigrafia, come se esistesse un vincolo matematico.
In effetti la verifica termoigrometrica può facilmente risultare negativa quando ricadiamo in un mese non compreso nella stagione di riscaldamento.
Secondo l'appendice nazionale della norma UNI EN ISO 13788, per gli edifici destinati ad abitazioni e simili, per questi mesi si deve considerare una temperatura interna degli ambienti pari alla temperatura esterna oppure pari a 18°C, nel momento in cui la temperatura esterna media mensile sia inferiore a 18°C.
Il calcolo della muffa superficiale prevede la determinazione del parametro fRSI,min, un parametro che dipende dalle condizioni di temperatura interna ed esterna e quale dalla pressione di saturazione minima accettabile. Il calcolo con una temperatura interna di 18°C porta a un valore elevato di questo parametro tale per cui la verifica risulta negativa.
Poiché nella realtà è irrealistica una temperatura interna pari a 18°C e la correzione della stratigrafia può andare oltre le regole di buona progettazione, in questi casi consigliamo di includere nella verifica soltanto i mesi in cui è attivo il riscaldamento e di esplicitare eventualmente le motivazioni se lo si ritiene opportuno all'interno della relazione.
Muffa di un ponte termico: come risolvere il problema
Come si può risolvere la formazione di muffa di un ponte termico?
Nel corso di una simulazione di calcolo dedicata all’isolamento dell’involucro, può capitare che in luogo dei ponti termici venga evidenziato il rischio di formazione di muffa superficiale. Di solito, capita se non si è prestata particolare attenzione alla correzione del ponte termico ovvero alla realizzazione di tutte quelle opere edili necessarie al contenimento delle sue dispersioni.
Un classico esempio è quello del nodo parete – serramento.
Se ci si limita a realizzare il cappotto esterno, lasciando scoperta la spalletta su cui è installato il serramento, l’aumento del flusso termico comporterà la formazione di un punto freddo posto sul lato interno della parete nelle vicinanze del telaio. Se la temperatura superficiale calcolata comporta un’umidità relativa superficiale maggiore dell’80% vi sarà un rischio di formazione muffa.
Per evitare di incorrere in tale situazione, occorre studiare soluzioni correttive che consentano di aumentare la temperatura superficiale del ponte termico annullando di conseguenza il rischio di formazione della muffa.
Per il ponte termico parete – serramento, anche nel caso in cui non vengano sostituiti i serramenti, è necessario procedere ad una protezione della spalletta risvoltando il cappotto con materiale isolante. La lavorazione dovrà confrontarsi con gli spessori disponibili; il risvolto dovrà avere uno spessore inferiore rispetto a quello del cappotto utilizzando di conseguenza un materiale dal maggior potere isolante.
In questo modo, la correzione sarà in grado di contenere il rischio di formazione della muffa.
VMC e riduzione dell'umidità interna
La VMC è una soluzione per ridurre l’umidità interna: come ne tengo conto nel calcolo?
Il DM 26.06.15 specifica che le condizioni interne di utilizzo sono quelle previste nell’appendice alla norma UNI EN ISO 13788, specificando che debba essere seguito il criterio di determinazione delle condizioni di umidità interna secondo il metodo delle classi di concentrazione.
Viene specificato inoltre che le medesime verifiche possono essere effettuate con riferimento a condizioni diverse, qualora esista un sistema di controllo dell’umidità interna e se ne tenga conto nella determinazione dei fabbisogni di energia primaria per riscaldamento e raffrescamento.
La presenza di un eventuale sistema di ventilazione meccanica viene tenuta in considerazione nel calcolo tramite uno sgravio della classe di concentrazione del vapore, che può passare al valore di 0,004 kg/m3.
Questa scelta è alla base anche dei meccanismi suggeriti dalla FAQ 16D pubblicata da ENEA, dove si specifica che per poter portare in detrazione ai fini degli incentivi fiscali un impianto di ventilazione meccanica controllata occorre dimostrare che tale impianto risolve i problemi di condensa dei ponti termici, ed è necessario che il tecnico abilitato alleghi all’asseverazione una relazione tecnica dalla quale emerga la sussistenza di detto presupposto (dovrà anche dimostrare che il sistema di VMC installato consegua un risparmio energetico).
Nella FAQ 16D si specifica che se il pericolo di formazione di muffe o condense permane anche dopo avere corretto i ponti termici, i sistemi di VMC rappresentano una valida soluzione tecnica e sono da ritenersi quindi ammissibili alle detrazioni fiscali.
Sei vuoi conoscere più nel dettaglio la FAQ 16D di ENEA, ti suggeriamo di guardare questa intervista all’Arch. Valentina Raisa, libera professionista e partner di Sistene Esco, della rubrica Expert Talks di Edilclima.
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