Abitare nella città della policrisi: l’Austria accende il dibattito alla Biennale Architettura 2025
Cosa vuol dire “abitare meglio” nell’era della policrisi? Alla Biennale Architettura 2025, il Padiglione dell’Austria affronta la crisi dell’abitare tra speculazione immobiliare, edilizia pubblica e autogestione. Roma e Vienna: due modelli a confronto.
"Agency for Better Living": occorre ripensare le politiche abitative, la crisi abitativa è un'emergenza
Il Padiglione Austriaco alla 19ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia presenta Agency for Better Living. Più che una mostra, è un laboratorio aperto per ripensare il concetto di abitare in un mondo attraversato da crisi ambientali, economiche e sociali.
Il Padiglione si trasforma in uno spazio di negoziazione collettiva, dove architetti, attivisti e visitatori esplorano scenari alternativi di convivenza. Al centro del progetto: il confronto tra Roma e Vienna, due modelli urbani profondamente diversi ma entrambi paradigmatici.
PADIGLIONE AUSTRIA - BIENNALE ARCHITETTURA 2025
Agency For Better Living
Commissario: The Arts and Culture Division of the Federal Ministry for Art, Culture, the Civil Service and Sport of Austria;
Curatori: Michael Obrist, Sabine Pollak and Lorenzo Romito
Sede: Giardini

Speculazione vs Diritto all’Abitare
Tra le emergenze urbane più urgenti da risolvere, oggi c'è la crisi abitativa. L’alloggio, da bene primario, si è trasformato in asset finanziario: oggetto di speculazione, strumento di rendita, leva del profitto. In molte città, l'edilizia residenziale è stata progressivamente demandata al settore privato, con effetti distorsivi sull’accessibilità: gli affitti crescono senza controllo, i quartieri centrali si svuotano di residenti stabili, mentre proliferano appartamenti di lusso, investimenti immobiliari e locazioni turistiche temporanee.
Il risultato è una città sempre più "inabitabile" per ampie fasce della popolazione. Chi destina oltre la metà del proprio reddito all’affitto si trova spesso costretto ad abbandonare il centro, alimentando fenomeni di gentrificazione e marginalizzazione. I meccanismi del mercato, lasciati privi di regolazione, determinano in maniera crescente la qualità e le condizioni dell’abitare.
In questo scenario, diventa urgente ripensare radicalmente le politiche abitative. Serve un cambio di paradigma: dall’alloggio come merce all’alloggio come diritto. Un ritorno, ma anche un superamento, dell’edilizia sociale tradizionale, per costruire città più giuste, accessibili e inclusive.
Agency for Better Living esplora le alternative alla produzione speculativa di alloggi mettendo a confronto due narrazioni urbane emblematiche e divergenti: Vienna e Roma. Due storie “mitiche” che incarnano approcci opposti all’abitare – top-down e bottom-up – ma che, nella loro diversità, offrono spunti complementari per immaginare modelli abitativi più equi, resilienti e collettivi.
Vienna: il modello pubblico, solido ma chiuso
"Vienna è una città di inquilini. Quasi l'80% della popolazione vive in affitto", in particolare nei municipal apartments gestiti dalla città (parliamo di 220.000 appartamenti comunali e ben 200.000 appartamenti in alloggi sovvenzionati).
Questo sistema è il frutto di un secolo di politiche pubbliche, avviate con la
Rote Wien
degli anni ’20: grandi riserve fondiarie pubbliche, edilizia popolare di qualità e superblocchi dotati di servizi integrati – lavanderie, biblioteche, piscine, ambulatori.
Il modello viennese negli anni ha garantito affitti accessibili (storicamente il 4% del reddito medio), sicurezza abitativa e inclusione sociale. Ma questo approccio top-down, sebbene efficace, presenta criticità: poca sperimentazione, partecipazione limitata dei residenti, architetture omologate.
Il Padiglione solleva una domanda cruciale: come evolvere questo modello per rispondere alle sfide di oggi – l’invecchiamento della popolazione, la povertà crescente, il cambiamento climatico – e per trasformare Vienna in una vera Caring City, in cui i cittadini non siano solo protetti, ma attivamente coinvolti nella cura collettiva della città?
L'ALLESTIMENTO CHE RACCONTA VIENNA
Il sistema abitativo viennese è raccontato attraverso nove stazioni tematiche che combinano fotografie, estratti cinematografici, infografiche e casi studio. Vengono illustrati sia gli spazi urbani quotidiani sia i nuovi quartieri come Sonnwendviertel e Nordbahnhof, esempi di trasformazione del patrimonio esistente. Il percorso include anche esperienze pionieristiche come la Sargfabrik e politiche innovative come la pianificazione di genere. Al centro dello spazio espositivo, l’installazione Megastructure on the Couch, un mobile su cui ci si può sedere e distendere, che reinterpreta simbolicamente l’abitare collettivo ispirandosi alla sala giochi del Wohnpark Alterlaa, un progetto residenziale degli anni Settanta.

Roma: la città che si reinventa dal basso
All’opposto, Roma rappresenta il paradigma del modello bottom-up. In una città segnata da fallimenti istituzionali e speculazione, oggi quasi 10mila persone vivono in spazi occupati, reinventando edifici abbandonati come luoghi di convivenza e resistenza.
Tra questi, spicca Spin Time Labs, nel centro della capitale, dove 450 persone di 27 nazionalità coabitano in un ex edificio pubblico trasformato in spazio sociale, culturale e abitativo. È uno dei tanti esempi di rigenerazione spontanea, in cui la città si riattiva dal basso attraverso pratiche di riuso, cura e solidarietà.
Roma ha da sempre una straordinaria capacità di rigenerarsi dalle proprie rovine. Oggi, le rovine della modernità – caserme dismesse, immobili vuoti – diventano "territori del possibile", dove emergono forme inedite di vita collettiva, biodiversità urbana, convivenza interculturale. Sono esperienze fragili ma indispensabili, continuamente minacciate da sgomberi e mancanza di riconoscimento.
L'ALLESTIMENTO CHE RACCONTA ROMA
La sezione dedicata a Roma propone una rilettura urbana dal punto di vista della lotta per l’abitare, focalizzandosi su pratiche di adattamento e riuso di luoghi dismessi o mai completati. Sette casi esemplari raccontano esperienze di auto-organizzazione e resistenza civile che hanno dato vita a nuovi spazi collettivi. Tra questi, il Lago Bullicante, nato da un processo spontaneo di rinaturalizzazione urbana, e Ararat, sede storica della comunità curda. Luoghi come Spin Time Labs, Metropoliz, Quarticciolo, 4 Stelle e Porto Fluviale testimoniano la trasformazione di edifici abbandonati in spazi abitativi, culturali e sociali complessi, dove coesistono culture e funzioni diverse. Una grande mappa e un modello reinterpretato del Corviale, realizzati dal collettivo Stalker con IURmap e Scomodo, tracciano la geografia delle “rovine del presente”: oltre 100 siti occupati, rinaturalizzati o in attesa di futuro, che raccontano un’altra possibile idea di città.

Due città, un’unica sfida: ripensare l’abitare
Vienna garantisce protezione e stabilità, Roma crea sperimentazione e resilienza. Entrambe offrono risposte parziali, ma complementari, alla domanda centrale del Padiglione: come possiamo vivere meglio nelle città della policrisi?
Il confronto tra le due città suggerisce una via ibrida: un modello che unisca la forza delle politiche pubbliche con la vitalità dell’autorganizzazione civica, per dare vita a città inclusive, empatiche e adattive.
Il Padiglione Austrico come spazio di co-progettazione
Durante la Biennale, il cortile del Padiglione si trasforma in un vero spazio di negoziazione, animato da incontri, workshop, dibattiti e performance ( Consulta il Programma ).
L’allestimento sfrutta la simmetria originale dell’edificio progettato da Josef Hoffmann nel 1934 per creare un percorso duplice: da un lato Vienna, dall’altro Roma, collegate da uno spazio di scambio centrale.
L'ALLESTIMENTO DEL CORTILE CENTRALE
Il plateau nel cortile – ispirato alla vasca a forma di rene che Hoffmann disegnò per il giardino delle sculture del padiglione, oggi scomparso – è costruito con blocchi in laterizio rettificato prodotti nei pressi di Venezia che, una volta finita la Biennale, potranno essere riutilizzati nel ciclo produttivo delle abitazioni. Con i suoi 25 m², la superficie coincide con quella di un modulo abitativo sostenibile, simbolo di una nuova misura del vivere. Le piante selezionate per l’installazione sono specie resilienti al cambiamento climatico, adatte alle future condizioni ambientali previste per Roma e Vienna.

A completare il percorso, l’installazione fotografica Position Papers, Places of Planning, and Self-Organization di Armin Linke documenta i luoghi e i protagonisti dell’abitare a Vienna e Roma, offrendo uno sguardo critico e partecipato sulla complessità delle politiche urbane.

Una pubblicazione per proseguire il dibattito
Il confronto tra le due città è approfondito nella pubblicazione bilingue ARCH+ 260 – Wien/Roma – Agency for Better Living, che raccoglie contributi teorici, saggi visuali e riflessioni interdisciplinari. Il volume mira a estendere il dibattito oltre la durata della Biennale, innescando nuove connessioni tra ricerca, progetto e attivismo.
Abitare come relazione, non come merce
Agency for Better Living ci ricorda che l’abitare non è solo questione di spazio, ma di giustizia, cura e relazione. È tempo di superare la dicotomia tra pubblico e privato, pianificazione e spontaneità, per immaginare un futuro in cui vivere bene non sia un privilegio, ma un diritto garantito – e condiviso.
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