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Calce aerea o idraulica: quando e come sceglierle? Malte e intonaci per il restauro e la bioedilizia

Mauro Menaldo, Product manager di Fassa Bortolo per il sistema risanamento, racconta le origini della calce aerea e di quella idraulica naturale, indicandone le caratteristiche e spiegando come scegliere la malta giusta per gli interventi di restauro e la realizzazione di edifici più confortevoli e rispettosi dell'ambiente. 


Le differenze tra calce aerea e calce idraulica

Non sempre è chiara la distinzione tra le tipologie di calce presenti sul mercato e a volte è difficile scegliere il giusto legante per gli interventi di restauro storico e per la realizzazione di opere secondo i canoni della bioedilizia.

Mauro Menaldo, Product manager di Fassa Bortolo per il sistema risanamento, racconta le origini della calce aerea e di quella idraulica naturale, indicandone le caratteristiche e spiegando come scegliere la malta giusta per gli interventi di restauro e la realizzazione di edifici più confortevoli e rispettosi dell'ambiente. 


Menaldo, qual è la differenza tra calce aerea e calce idraulica?

«Le differenze sono plurime: innanzitutto la più evidente e conosciuta dagli operatori del settore è che la calce aerea (essendo un legante di tipo aereo per l’appunto) può indurire o, per meglio dire far presa, esclusivamente in aria, mentre la calce idraulica (essendo un legante idraulico che comunque differisce dal cemento perché richiede spegnimento prima della messa in opera) può far presa sia in aria sia in ambiente fortemente umido o in acqua. Oltre a questo, la calce aerea può essere sia in pasta, ossia in forma umida (idrossido di calcio), sia in polvere fine e impalpabile definita calce idrata, quindi idrato di calcio.
 Approfondendone la conoscenza capiremo poi che le differenze sono date dalla materia prima da cui provengono i due leganti, ossia: la calce aerea deriva dalla cottura (calcinazione) di pietre calcaree costituite prevalentemente da carbonato di calcio. Per pietra da calce aerea si intendono secondo la trattatistica antica i famosi ciottoli bianchi da fiume o del carbonato di calcio da cava. La normativa UNI EN 459-1, che riguarda i leganti, classifica le calci aeree secondo la percentuale dell’idrossido o dell’idrato di calcio presenti: CL 70S-PL, CL 80S-PL o CL 90S-PL. Più sale la percentuale, più la calce aerea si definisce calce «calcica», una calce più pura e che in gergo conosciamo come «calce grassa» (CL 90S-PL).


La calce idraulica invece deriva dalla cottura di una “marna”, ossia una pietra calcarea sedimentaria ove, insieme al carbonato di calcio, sono presenti naturalmente percentuali di impurità terrose, argillose o ferrose contenenti cariche idrauliche. Tali cariche, prevalentemente silicati e alluminati, combinandosi poi con l’ossido di calcio creatosi dopo la cottura, danno vita a silicati di calcio e alluminati di calcio, ossia legami idraulici insolubili permettendo alla miscela di indurire sia in aria sia in ambiente umido o in acqua. Un’altra grande differenza è anche temporale, ossia di uso e conoscenza da parte dell’uomo».



 

Intervista a Mauro Menaldo Product manager di Fassa Bortolo su come scegliere male e intonaci per il restauro storico
Mauro Menaldo, Product manager di Fassa Bortolo per il sistema risanamento.

Quali sono le origini della calce aerea e di quella idraulica?



«L’uomo usa la calce aerea da almeno 10.000 anni. Il primo legante impiegato per realizzare opere murarie è stata l’argilla, dopodiché, una volta giunti alla gestione autonoma del fuoco l’uomo ha iniziato a cuocere i materiali per modificarli chimicamente, dapprima con il gesso, che necessita di temperature inferiori per la calcinazione e successivamente con la calce aerea (grassello di calce spenta).
 A essere individuato come primo impasto a base di calce aerea e datato come risalente al 7000 a.C. è stato un conglomerato ritrovato nella pavimentazione ed intonacatura di alcuni edifici a Jiftah, una cittadina della Galilea meridionale in Israele. Oggigiorno si parla maggiormente di calce idraulica naturale, ma la storia dell’architettura mondiale è fondata indubbiamente sulla calce aerea».


Calce aerea e calce idraulica: quale scegliere per la bioedilizia e il restauro storico?



Entrambe vengono usate per la bioedilizia e il restauro storico, ma secondo quali criteri devono essere scelte?

«Preciso che restauro e bioedilizia sono due correnti di pensiero e di approccio all’architettura diverse. La maggior parte delle volte però trovano, per quanto concerne gli intonaci, un anello di congiunzione nell’utilizzo sia della calce area sia di quella idraulica, perché la calce è imprescindibile per l’ottenimento di malte e intonaci naturali consentendo di ottenere materiali da costruzione, intonacatura e finitura, che sono più rispettosi dell’ambiente durante la fase di produzione, dal momento che la calce, rispetto al cemento, esige delle temperature inferiori in fase di cottura.

Nel dettaglio, la calce aerea ha una sua naturale macroporosità che la rende più salubre per gli ambienti interni e rispetta maggiormente sia la muratura storica, sia quella nuova, perché regolamenta più facilmente l’umidità interna e fa sì che anche le facciate esterne possano assorbire e diffondere umidità meteorica salvaguardando se stesse e la struttura muraria, non causando accumuli di acqua ed evitando così degrado e proliferazione di funghi e muffe».



Che cosa differenzia un intonaco per la bioedilizia da uno classico?



«Un intonaco da bioedilizia si differenzia per la qualità e la raffinatezza delle materie prime che lo compongono. Invece, nel mix design di un intonaco destinato alla grande distribuzione, spesso vengono ridotte le percentuali di calce naturale, sia aerea sia idraulica, privilegiando il cemento che a livello meccanico consente di ottenere miscele similari ma qualitativamente inferiori. Inoltre, un intonaco da bioedilizia presenta una macroporosità naturale ed è garantito da certificazioni che appurano l’assenza di sostanze volatili dannose per l’uomo e ne attestano le performance di salubrità».



Quali sono le soluzioni che propone Fassa Bortolo per quanto riguarda per la bioedilizia?

«Fassa Bortolo propone il Sistema Bio-Architettura composto da una linea in calce aerea e da una in calce idraulica naturale. La linea in calce aerea, PURACALCE, include prodotti per l’intonacatura interna ed esterna, tutti con certificazione ANAB e ICEA. Mentre per la calce idraulica, anch’essa certificata ANAB-ICEA, abbiamo la linea EX NOVO Bio-Restauro Storico. Le due tipologie di calce si prestano a usi differenti. Ad esempio, nel caso di un edificio nuovo in muratura che non prevede l’uso del cappotto per la coibentazione, conviene realizzare l’intonacatura interna in calce aerea perché mantiene l’ambiente più asciutto e più sano. Oltretutto, essendo la calce aerea fortemente alcalina, contrasta la proliferazione di funghi e muffe nel tempo. All’esterno, invece, per andare a preservare la muratura e garantire più durabilità all’intonaco, è preferibile utilizzare impasti in calce idraulica naturale». 

 

Sistema Bio-Architettura di Fassa Bortolo: la linea in calce aerea e idraulica naturaleSistema Bio-Architettura




La malta per il restauro storico degli edifici 



Quali sono i requisiti previsti dalle Soprintendenze quando si interviene su un edificio storico?



«In un intervento di restauro è fondamentale che i materiali impiegati siano il più simili possibili, per miscela e comportamento, a quelli originali, in quanto non devono provocare il degrado dell’opera ed è per questo che devono essere privi di sali solubili o sostanze che potrebbero peggiorare le condizioni del manufatto. Che si tratti di malte da costruzione o di intonaci di fondo o di finitura, devono essere totalmente compatibili a livello chimico e comportamentale. Fassa Bortolo, per esempio, grazie al centro di ricerca interno Fassa I-Lab, è in grado di analizzare la miscela del materiale originale, per stabilire se è a base di calce aerea o se contiene calce idraulica naturale oppure se è cementizia, stabilendo anche la tipologia dell’inerte o dell’aggregato. Un altro requisito è la reversibilità, ciò significa, per esempio, che se si interviene sulla facciata di un edificio storico con un apposito intonaco di restauro, esso poi deve poter essere rimosso meccanicamente dall’uomo o dagli agenti atmosferici, senza aver rovinato o intaccato il paramento murario più di quanto non lo fosse già prima dell’intervento». 



Per mantenere gli edifici storici occorre quindi usare prodotti ad hoc che siano compatibili con i materiali già esistenti, quali rischi si correrebbero altrimenti?



«Prendiamo il caso di un intervento di restauro su una muratura, questo non deve apportare patologie cambiandone il comportamento. Ad esempio, bisogna fare attenzione a non applicare materiali che limitino la traspirabilità della muratura stessa causando poi problematiche derivanti dall’umidità di risalita capillare e impedendo ai sali di fuoriuscire a causa dello strato di intonaco. I materiali poi, devono avere comportamenti di elasticità simili a quelli degli originali, evitando così di provocare tensioni igrotermiche di facciata». 



Come deve essere composta la malta da utilizzare per interventi di restauro di edifici storici? Quali soluzioni propone Fassa Bortolo?

«Considerata la storia del nostro patrimonio edilizio, si potrebbe pensare che sia più idonea la malta con legante di calce aerea: essa, infatti, è stata largamente utilizzata fino alla fine dell’800, per poi essere sempre più addizionata con percentuali cementizie al fine di accelerarne la presa e di ottenere impasti più resistenti nel mal riuscito tentativo di riprodurre gli antichi impasti idraulici ottenuti dalle civiltà passate miscelando il grassello di calce a pozzolana o altri materiali a presa “pozzolanica”. E, anche se i primi cenni storici che riguardano l’uso della calce idraulica risalgono intorno al 1400-1500, bisogna precisare che la ricetta per la preparazione scientifica di calce idraulica naturale è figlia dell’ingegnere inglese J. Smeaton che la mise a punto nel 1756 e solo nel Dopoguerra si iniziò in Italia a utilizzarla diffusamente per l’edilizia.

Per i materiali da restauro, Fassa Bortolo ha scelto la calce idraulica naturale NHL 3,5, con cui si ottengono miscele che sono più vicine agli impasti storici, anche se formati da calce aerea idraulicizzata. Tale tipologia di calce è più morbida e consona al restauro rispetto all’NHL 5 che ha prestazioni che potrebbero risultare troppo forti e controproducenti in un intervento di restauro».

Fassacouche per la protezione e la decorazione delle facciate: l’intonaco speciale di Fassa Bortolo



Tra le caratteristiche che deve avere la malta usata per interventi di restauro storico vi è quella che riguarda la colorazione della miscela che deve corrispondere a quella del materiale originale. Per agevolare i professionisti Fassa Bortolo ha sviluppato l’intonaco Fassacouche, di cosa si tratta? Quali vantaggi offre?



«Nei secoli, la colorazione delle malte è sempre stata determinata dalle materie prime impiegate per farla. Per rispettare la tradizione, Fassa Bortolo ha riproposto un intonaco speciale, il cui impasto è fatto a base di calce aerea interamente colorata nel suo spessore (sul mercato italiano proponiamo 19 diverse colorazioni). Ciò significa che con un unico materiale è possibile realizzare sia la fase di intonacatura di fondo, sia lo strato di finitura e il materiale assicura durabilità cromatica perché la tinta è ottenuta esclusivamente con polveri minerali. Utilizzato nei centri storici, Fassacouche, conferisce maggior morbidezza cromatica alle facciate e oltretutto le preserva da problematiche estetiche nel tempo. Infatti, se il materiale viene scalfito o rovinato da eventuali sfregi, il danno estetico è molto limitato, proprio perché non vi è una stratificazione di colori diversi, ma un’unica tonalità. Inoltre, l’intonaco Fassacouche è più vantaggioso economicamente, poiché taglia i tempi di realizzazione consentendo di lavorare fresco su fresco». 

 Fassacouche, intonaco monostrato colorato per la protezione e la decorazione delle facciateFassacouche, intonaco monostrato colorato per la protezione e la decorazione delle facciate


Per conoscere meglio i prodotti di Fassa Bortolo chiedi all'Assistenza Tecnica


 

Il Premio Internazionale Domus Restauro e Conservazione di Fassa Bortolo



A proposito di restauro e conservazione manca poco al termine delle iscrizioni della nuova edizione del Premio Internazionale Domus Restauro e Conservazione Fassa Bortolo. A chi si rivolge? Cosa prevede?



«Il Premio Internazionale Domus Restauro e Conservazione, promosso da Fassa Bortolo in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, è la dimostrazione di quanto l’Azienda sia sensibile e attenta ai temi del restauro. Questa VIII edizione, dedicata alle Opere Realizzate, è indirizzata non solo ai progettisti, ma anche alle imprese specializzate che abbiano realizzato interventi di restauro rispettandone i canoni. Le candidature, infatti, possono essere presentate da singoli professionisti o in raggruppamento temporaneo, da studi di architettura-ingegneria e dalle imprese di costruzione che hanno realizzato lavori di restauro. Ogni candidato può concorrere con un solo progetto realizzato, la cui opera dovrà essere ultimata entro 10 anni dalla data di pubblicazione del bando. Completa l'iniziativa il Premio Speciale Fassa Bortolo, dedicato a coloro che abbiano saputo utilizzare le soluzioni appartenenti al Sistema Integrato Fassa Bortolo, nel rispetto dei principi conservativi, della sostenibilità e della qualità architettonica. Il termine per iscriversi è il 20 dicembre e la presentazione degli elaborati deve essere fatta entro il 10 gennaio». 

 Restauro del Complesso del Pio Loco delle Penitenti (VE) - Vincitore Ex-Aequo Medaglia D’argento  Premio Domus e Vincitore Ex-Aequo Premio Speciale Fassa Bortolo - Edizione 2017Restauro del Complesso del Pio Loco delle Penitenti (VE)
Vincitore Ex-Aequo Medaglia D’argento Premio Domus e Vincitore Ex-Aequo Premio Speciale Fassa Bortolo - Edizione 2017

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