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Calcestruzzo preconfezionato, ATECAP dice no all’armonizzazione EN 206: "Rischio per qualità e competitività del materiale""

ATECAP si oppone all’armonizzazione della norma EN 206, ritenendola inadatta a un materiale “su misura” come il calcestruzzo, che richiede soluzioni flessibili e adattabili al contesto locale. L'intervista integrale al presidente Giuseppe Ruggiu.

Calcestruzzo preconfezionato, Ruggiu: "Applicare requisiti unici significherebbe non rispettare le esigenze progettuali o ambientali italiane"

In un momento cruciale per il futuro del settore delle costruzioni, la proposta di armonizzazione della norma EN 206 nel quadro del nuovo Regolamento sui Prodotti da Costruzione (CPR) solleva forti perplessità tra i produttori di calcestruzzo preconfezionato. Ne parliamo con Giuseppe Ruggiu, Presidente di ATECAP, che spiega le ragioni della contrarietà dell’associazione e il ruolo strategico che essa gioca nel contesto europeo.

Presidente, qual è la posizione ufficiale di ATECAP rispetto all’ipotesi di armonizzazione della norma EN 206 nel nuovo Regolamento CPR? E quali sarebbero le ricadute per i produttori italiani?

Giuseppe Ruggiu:

ATECAP esprime una posizione contraria all’armonizzazione della norma EN 206 nell’ambito del nuovo Regolamento sui Prodotti da Costruzione. Il calcestruzzo preconfezionato non è un prodotto finito e standardizzabile come altri materiali da costruzione: è un materiale “su misura”, che deve essere progettato in funzione delle caratteristiche specifiche del cantiere, delle condizioni ambientali e delle normative locali. Oggi la EN 206 è una norma europea non armonizzata, che consente a ciascun Paese di integrare indicazioni tecniche attraverso appendici nazionali, come avviene in Italia con la UNI 11104.

Questa possibilità garantisce flessibilità e adattabilità, permettendo al produttore e al progettista di individuare la soluzione più adatta al contesto in cui il calcestruzzo verrà utilizzato. Con l’armonizzazione, la norma diventerebbe vincolante in tutta Europa, senza possibilità di integrazione locale. Questo significherebbe dover applicare requisiti unici e vincolanti, che non sempre rispecchiano le esigenze progettuali o ambientali italiane. I produttori perderebbero quindi la possibilità di personalizzare il prodotto rispetto alle reali condizioni del cantiere, con il rischio di una perdita di qualità, di efficienza e di competitività.

 

Il settore tedesco si è espresso con fermezza contro l’armonizzazione, sottolineando la natura “semi-finita” del calcestruzzo. Quanto questa visione è condivisa a livello europeo e che ruolo ha avuto ATECAP nel coordinamento delle posizioni all’interno di ERMCO?

Giuseppe Ruggiu:

La posizione tedesca, che definisce il calcestruzzo un materiale “semi-finito” non idoneo a una marcatura CE standardizzata, è ampiamente condivisa da numerosi Paesi europei compresa l’Italia. In seno a ERMCO, ATECAP ha contribuito attivamente al confronto, sostenendo la necessità di tutelare l’approccio prestazionale e locale che contraddistingue il settore. Abbiamo partecipato alla definizione di una posizione comune e al rafforzamento del dialogo con la Commissione Europea, evidenziando come un’armonizzazione mal concepita possa danneggiare l’intera filiera, senza portare reali benefici in termini di sicurezza o qualità.

La lettera congiunta firmata da FIEC ed ERMCO alla Commissione Europea segna un passaggio importante: che peso specifico hanno oggi le associazioni tecniche e industriali nel processo legislativo europeo sui prodotti da costruzione?
La lettera congiunta FIEC–ERMCO rappresenta un esempio concreto della coesione tra le associazioni e di come le associazioni possano esercitare un ruolo strategico nei processi decisionali europei. Il nuovo CPR richiede un coinvolgimento continuo e competente da parte delle rappresentanze industriali, per orientare le scelte normative verso soluzioni realistiche e sostenibili. In questo senso, il contributo delle associazioni è indispensabile, perché garantisce un dialogo diretto tra chi produce e chi legifera.

 

In un contesto normativo europeo in rapida evoluzione, quale sarà, secondo lei, il contributo prioritario che ATECAP dovrà garantire nei prossimi mesi, sia a livello nazionale sia europeo?

Giuseppe Ruggiu:

Il nostro impegno sarà duplice: da un lato, continuare a presidiare i tavoli tecnici e istituzionali europei, affinché le esigenze dell’industria italiana siano rappresentate con competenza; dall’altro, rafforzare il supporto operativo alle imprese, aiutandole a interpretare e applicare correttamente le nuove norme. Il percorso verso la sostenibilità, l’innovazione e la digitalizzazione richiede strumenti concreti e accompagnamento costante, che Atecap è pronta a offrire.

 

Quali sono le principali attività tecniche e formative che ATECAP sta promuovendo attualmente per supportare le imprese associate nella transizione normativa e tecnologica?

Giuseppe Ruggiu:

Stiamo lavorando su più fronti: dalla divulgazione della Prassi di Riferimento UNI sui profili di sostenibilità dei calcestruzzi, alla partecipazione alla revisione delle norme tecniche nazionali, fino all’organizzazione di corsi specialistici all’interno di Atecap Academy. L’obiettivo è trasferire conoscenza e strumenti operativi, puntando su una formazione continua che accompagni le imprese al cambiamento.

 

Recentemente ATECAP ha avviato un’iniziativa di divulgazione tecnica attraverso una serie di video dedicati al calcestruzzo preconfezionato. Qual è l’obiettivo di questo progetto e a chi si rivolge principalmente?

Giuseppe Ruggiu:

Questa iniziativa nasce dalla volontà di ATECAP di rafforzare la cultura tecnica nel settore, partendo da un linguaggio semplice e diretto.

La serie video “Il calcestruzzo: pratiche da evitare in cantiere” è pensata per fornire indicazioni chiare sulle principali criticità operative che possono compromettere le prestazioni del materiale, anche quando viene prodotto a regola d’arte. Ci rivolgiamo principalmente agli operatori di cantiere, ma anche a tecnici, direttori lavori e progettisti: figure che, a vario titolo, contribuiscono alla corretta gestione e messa in opera del calcestruzzo.

L’obiettivo è sensibilizzazione! La qualità non si esaurisce nella fase di produzione, ma dipende anche da come il materiale viene gestito e utilizzato sul campo. La nostra intenzione è quella di affiancare alla normativa strumenti concreti e facilmente fruibili, che aiutino a ridurre errori ricorrenti e a promuovere buone pratiche condivise.

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