Legno | CO2 | Materiali e Tecniche Costruttive
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Costruire in legno: sì, se, ma

In questo articolo si parla del legno, un materiale da costruzione che ci ha accompagnato dal buio della storia lontana e che abbiamo riscoperto. Un materiale affascinante ma difficile. Un materiale che rappresenta, in fondo, un paradosso da interpretare.

In Italia una nuova casa su 13 è costruita in legno

L’impiego del legno, che ha ormai invaso quasi tutti i settori merceologici, rappresenta la vera novità degli ultimi vent’anni nel mondo dell’edilizia, un mondo di solito ad alta inerzia, conservatore, lento ad assorbire cambiamenti specie se tecnologici.

In Italia l’impiego del legno nella struttura portante di un edificio è stato, storicamente, quasi interamente limitato alle zone alpine e appenniniche, data la sua disponibilità locale, in una conformazione strutturale del tipo puntuale pilastro-trave o a setti portanti ad incastro tipo blockhaus .

Infatti la tecnologia prevalente era la costruzione in laterizio o in pietra. Il legno trovava un largo uso strutturale nella carpenteria e nella realizzazione di tetti a falde inclinate e di solai intermedi nelle tipologie ricorrenti trave-assito o travicelli-tavelle in laterizio. Poi, nel corso del secolo scorso, l’edilizia tradizionale, e con essa l’uso strutturale del legno, è stata sostituita dai materiali “moderni” quali il cemento armato e l’acciaio impiegati nella struttura portante tridimensionale completati da laterizio per il tamponamento esterno e le partizioni interne.

Così il legno, ormai considerato poco “moderno”, fu per decenni relegato al settore dei serramenti, ma in forte concorrenza con acciaio e pvc, e nell’impiego come parquet.

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In questo articolo viene illustrato un metodo che permette di stimare la vita utile di balconi in legno e di definirne un piano di monitoraggio ottimizzato, attraverso ispezioni mirate e la previsione del degrado causato da un attacco fungino. L’obiettivo finale consiste nel programmare un piano ispettivo efficace, utile a ridurre al minimo il rischio di danneggiamento o collasso prematuro del balcone.

Quasi un cordone ombelicale

Poi, improvvisamente, davanti agli occhi della gente la “modernità” ha perso appeal, è diventata “vecchia”.

La critica ad un paradigma culturale di stampo capitalista in cui tutto viene fagocitato, anche la natura l’ambiente e l’umanità, per ottenerne un guadagno economico in concerto con una rinnovata sensibilità ambientale, ha portato ad una nuova visione della vita in cui prendono importanza concetti innovativi come efficienza energetica, sostenibilità ambientale, economia circolare , comfort abitativo con la riscoperta di tutto ciò che è naturale, vero, sobrio. E in tutto questo viene riscoperto il legno, quasi come cordone ombelicale fra la natura e la nostra vita. La casa in legno assume così una valenza culturale ed emozionale: diventa il sogno di una vita più vera, l’abbraccio con la natura.

Così il legno in edilizia riprende nuova vita in nuove forme. Vengono introdotte sul mercato tipologie costruttive sconosciute in Italia dette “a telaio” e a “setti di X-Lam” (o Cross-Lam o CLT). La tipologia “a telaio” riprende la tecnologia a “pilastro e trave”, con pilastri posti a passo piccolo, con la controventatura realizzata con assiti posti sulle due facciate. All’interno viene costipato materiale isolante. É una tipologia derivante dal “ballon frame” americano, tipica dell’autocostruzione proprio perché nella sua accezione basic gli elementi costruttivi sono di dimensioni limitate e di facile montaggio.

La tipologia “a setti in X-Lam” riprende, invece, la concezione di “scatolarità” degli edifici in muratura portante con la differenza che i setti vengono realizzati con pannelli di assi di legno incrociate fra loro su più strati direttamente in laboratorio e poi assemblati in loco. Da qui nasce l’equivoco diventato mito di una casa costruita in due giorni. Accanto a queste due nuove tecnologie trova ancora un suo posto la concezione strutturale già nota di pilastro-trave con elementi portanti in legno. Tutte queste tipologie strutturali si sposano ottimamente con il concetto di casa passiva e di nZEB che, nella visione odierna, li trasmutano in edifici naturali e sostenibili per l’ambiente.

Dal 2000 il mercato italiano delle case in legno assume una rilevanza crescente di anno in anno:

nel 2021 una casa su 13 è costruita in bioedilizia in legno, raggiungendo oggi una percentuale sul complessivo dei permessi di costruire superiore al 7,3%. L’Italia, con un valore di quasi 1,8 miliardi di euro, è diventata il terzo produttore europeo di case in legno, dopo Germania e Svizzera, registrando una crescita del 33% rispetto al 2020. Nel 2021 sono state realizzate 3.400 nuove unità abitative, con una tendenza verso la realizzazione di opere caratterizzate da una complessità ingegneristica crescente. Anche questa tendenza è una conferma di quanto sta accadendo al mercato dell’edilizia in legno da una decina di anni a questa parte: non più solo villette mono o bifamiliari, o edifici particolari, ma veri e propri edifici a più piani, spesso condomini in contesti urbani. (fonte: 7° Rapporto Edilizia in legno realizzato dal Centro studi di FederlegnoArredo).

E allora possiamo dire con tranquillità: vai col legno? Non è semplice rispondere a questa domanda.

La risposta va ponderata perché si rende necessario puntualizzare prima alcune cose, importanti e derimenti, ma che spesso vengono ignorate o sottovalutate.

Legno? Sì

Ormai sappiamo che la causa principale dei  cambiamenti climatici (fra i quali il surriscaldamento dell’atmosfera), che stanno mettendo a repentaglio addirittura il futuro della presenza umana sulla Terra, risulta essere l’emissione in atmosfera di grandi quantità di gas ad effetto serra, in particolare anidride carbonica CO2 , che l’ecosistema non è in grado di assorbire nella sua totalità. La causa dell’emissione in atmosfera di queste grandi quantità di anidride carbonica è dovuta principalmente ai fumi conseguenti alla combustione delle fonti fossili (carbone, petrolio, gas naturale) utilizzate per produrre energia per il riscaldamento/raffrescamento delle nostre case (40%) e per autotrazione (40%).

Pertanto si rende necessario, per quanto concerne l’edilizia, diminuire la richiesta di energia per il condizionamento termico degli ambienti per poter passare dalle fonti fossili a quelle rinnovabili (che non emettono CO2 ma che sono in grado di produrre potenze inferiori) attraverso, principalmente, la posa di  cappotti termici (cioè riduzione dell’energia legata all’uso dell’edificio) e, nel contempo, diminuire l’energia che serve per produrre e poi smaltite tutti i prodotti che vengono utilizzati nella costruzione. Mi spiego. Se per assurdo applichiamo un cappotto termico che può determinare una riduzione del fabbisogno energico finale pari a 100 (nel corso della sua intera vita utile) ma che per la sua realizzazione/smaltimento richiede energia pari a 150, è evidente che l’intervento non è sostenibile in termini ambientali. Pertanto per valutare la sostenibilità ambientale di un materiale è necessario calcolare il suo bilancio energetico complessivo, relativo all’intero ciclo di vita, cioè la differenza fra l’energia che è in grado far risparmiare con il suo impiego e l’energia necessaria alla sua produzione/smaltimento. Questo bilancio va sotto il nome di LCA cioè Life Cycle Assessment – Valutazione del Ciclo di Vita.

Il legno, a differenza di tutti gli altri materiali, ha una particolarità che lo rende unico: deriva dalle piante. E non è una cosa da poco perché le piante attraverso la fotosintesi assorbono CO2 dall’atmosfera ed emettono ossigeno, trattenendo il carbonio “sequestrato” dall’aria nei loro tessuti, cioè nel legno. Il legno cederà all’atmosfera il carbonio assorbito solo nel caso in cui esso venga bruciato (la combustione produce anidride carbonica) o quando marcisce in terra poiché nel processo di ossidazione viene rilasciata CO2 nell’atmosfera.

Sulla scorta di quanto visto possiamo fare alcune considerazioni:

  • le piante sono un elemento fondamentale per la nostra vita sulla Terra perché assorbono l’anidride carbonica (togliendola dall’aria che respiriamo e quindi riducendo la sua concentrazione) ed emettono ossigeno (elemento base per la nostra vita), sono indispensabili e non possono quindi né essere eliminate né diminuite in quantità
  • l’anidride carbonica assorbita si fissa nel  legno come carbonio di origine non fossile, biogenico, che viene quindi trasferito al prodotto realizzato con il legno
  • il carbonio viene restituito all’aria (tramite l’anidride carbonica) nel caso di combustione o di immarcimento, ma il carbonio ceduto sarà esattamente uguale a quello assorbito

e trarre le dovute conclusioni:

  • utilizzare legno significa abbattere la pianta che lo ha generato e quindi significa diminuire la cattura di CO2 e la sua trasformazione in ossigeno
  • il legno costituisce un “serbatoio” di carbonio di origine non fossile per tutta la vita. Non solo non ha richiesto energia per essere prodotto, ma per la sua produzione ha addirittura “eliminato” carbonio dall’aria! Ha un bilancio LCA estremamente positivo per l’ambiente, contrariamente a tutti gli altri materiali per la cui produzione hanno richiesto energia e quindi procurato emissioni di carbonio in atmosfera.
  • Per la sua lavorazione e per la sua trasformazione in prodotti, il legno richiede una quantità di energia estremamente basso, decisamente inferiore a quella richiesta per la cottura del laterizio o per la produzione e laminazione dell’acciaio.

Il legno è pertanto un materiale sostenibile per l’ambiente ma che deve essere usato con parsimonia per evitare disboscamenti incontrollati. E di questo ne parleremo fra breve.

Legno? Se..

É necessario risolvere questo paradosso: il legno aiuta l’ambiente perché non produce emissioni di CO2 ma, nel contempo, determina una diminuzione di assorbimento di CO2  dall’atmosfera e la sua trasformazione in ossigeno.

Una possibile risposta potrebbe essere questa: il volume di legno utilizzato in una determinata unità di tempo (ad esempio ogni anno) deve essere inferiore al volume di legno generato dalle piante che hanno sostituito quella abbattuta nella medesima unità temporale.

Per essere sicuri di ciò è necessario che il legno utilizzato possieda un certificato dal quale si evinca che ciò è stato verificato e realizzato. Inoltre è necessario proteggere dal disboscamento le aree sensibili e le essenze in pericolo di estinzione. Solo due certificazioni sono ritenute attendibili sia dall’Agenzia CasaClima che da ARCA che le richiedono per il rilascio dei loro certificati di sostenibilità e sono il FSC e il PEFC.

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Certificazione FSC: un impegno per la gestione sostenibile delle foreste

Il Forest Stewardship Council - FSC, è un’organizzazione non governativa senza scopo di lucro fondata nel 1993. La sua missione è promuovere la gestione responsabile delle foreste a livello globale.

L’obiettivo principale di FSC è la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati,
Per fare questo, tutta la filiera deve rispettare elevati standard di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Le foreste certificate FSC vengono gestite con attenzione all’ambiente, assicurando la conservazione della biodiversità , il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle comunità locali e il divieto di utilizzo di sostanze chimiche pericolose.

Certificazione PEFC: garanzia di sostenibilità nella filiera del legno

Il Programme for the Endorsement of Forest Certification - PEFC, è un sistema di certificazione internazionale che promuove la gestione responsabile delle foreste.

Fondata nel 1999, l’organizzazione PEFC collabora con le parti interessate di tutto il mondo per sviluppare e promuovere standard di sostenibilità forestale. La certificazione PEFC assicura che il legno e i prodotti derivati provengano da foreste gestite in modo sostenibile, con una particolare attenzione alla conservazione della fauna e della flora, alla tutela delle risorse idriche e al benessere delle comunità locali.

Perché richiedere certificazioni FSC e PEFC

  • protezione delle foreste: entrambe le certificazioni assicurano che il legno provenga da foreste gestite in modo sostenibile, contribuendo a combattere la deforestazione e la perdita di habitat naturali
  • riduzione dellimpatto ambientale: l’adesione agli standard FSC e PEFC promuove pratiche di lavorazione del legno che riducono al minimo l’impatto negativo sull’ambiente, come il ricorso a pesticidi e fertilizzanti chimici
  • responsabilità sociale: le certificazioni FSC e PEFC includono requisiti riguardanti i diritti dei lavoratori e il coinvolgimento delle comunità locali nella gestione forestale, favorendo il benessere delle persone coinvolte nella filiera del legno
  • sostenibilità economica: una gestione responsabile delle risorse forestali assicura la loro disponibilità per le generazioni future, garantendo anche un equilibrio economico nel lungo termine per l’industria del legno

Il legno è un materiale importante, troppo importante, per cui ritengo sia necessario utilizzarlo con le dovute cautele. Anche perché…


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  • Criticità del legno come il degrado biologico (es. difesa all'umidità e all'acqua piovana). Il legno va utilizzato solo se si conosce a fondo il materiale legno
  • La scelta del legno e della tipologia di costruzioni
  • Il legno. Un paradosso da costruzione

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