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Costruzione 2030: una prospettiva di medio-lungo periodo

Costruzione 2030: una prospettiva di medio-lungo periodo:

Con la presentazione di Digital Built Britain,sia pure in periodo pre-elettorale, la prosecuzione del Plan Transition Numérique du Bâtiment, coi primi appel d'offre, e l'avvio di Planen-Bauen 4.0, tramite il dialogo col Governo Federale, è possibile affermare che si stia finalmente entrando nell'Era della Digitalizzazione per il Settore delle Costruzioni in Europa.

È, però, altrettanto chiaro che molti sono gli ostacoli che si frappongono a una simile prospettiva, dovuti alla natura intrinseca del Settore, per cui poco senso ha parlare di arretratezza del medesimo in maniera assoluta.
Occorre, allora, considerare la Digitalizzazione come un fenomeno inevitabile, ma da affrontare criticamente, sul medio-lungo periodo. Se, infatti, si volesse individuarne, soprattutto, ma non solo, in Italia esiti immediati questi sarebbero davvero scarsi e poco visibili, eppure le sue ricadute saranno pervasive nei prossimi lustri.
Di fatto, la Transizione impone spesso una adesione al tema, unita, però, a una prudenza nel formalizzarne la diffusione, poiché anche i mercati più evoluti sono solo molto parzialmente maturi.
Qui risiede, tuttavia, l'insidia maggiore, quella di cedere alla tentazione di far valere uno scetticismo che appare sicuramente facilmente dimostrabile nell'immediato, ma che potrebbe condurre a scelte fuorvianti sul prosieguo.
Al di là di toni profetici o evangelici, del tutto risibili, naturalmente la popolarità di cui gode, ad esempio, il Building Information Modelling, che della Digitalizzazione è solo l'antefatto, è direttamente proporzionale alla riluttanza degli Operatori ad aderirvi in termini metodologici.
Il Settore, pertanto, ha necessità che gli si prospetti una concezione unitaria proiettata al 2030, in cui diversi scenari (Codice degli Appalti Pubblici, Transizione Energetica, Transizione Digitale, Rigenerazione Urbana, Smart City, è così via) siano ricomposti in maniera coerente.
È palese, infatti, che il livello di maturità effettiva, così come la disponibilità di risorse umane qualificate, sia insoddisfacente verso quegli orizzonti, pure laddove sembrerebbe il contrario, ma certamente il Nostro Paese pecca per intempestività e per cortomiranza.
Il ritardo che si sta accumulando non sta, infatti, nell'arretratezza delle prassi, non così, appunto, consolidate nemmeno altrove, quanto nella lentezza con cui si inizia a riflettere sulla problematica.
Non può, in effetti, esservi alcuna svolta, alcuna cesura che si consumi nel breve periodo, ma è in esso che servirebbe un disegno, una politica governativa lucida e sistemica, per ridurre tutte quelle incoerenze e frammentazioni, dimensionali, ad esempio, non meno che culturali.
È evidente che, in questo contesto di polverizzazione delle organizzazioni e di dispersione dei saperi, il ruolo che le Costruzioni potranno rivestire nell'Agenda Digitale sarà pressoché ineffabile.
Epperò, tutta la giusta attenzione dedicata al tema della Legalità rischia davvero di oscurare il fatto che le principali ragioni dell'inefficienza del Settore dimorino soprattutto altrove, specialmente nella Digitalizzazione dei Mercati e dell'Economia, da intendersi nelle implicazioni che essa avrà sui modi di pensare e di lavorare.
Il contesto di piena Digitalizzazione del Settore è relativamente remoto, ma forte è la tentazione di pensare che Crisi e Rilancio possano giocarsi interamente nel campo conosciuto dell'Analogico.
Netta appare, infatti, la volontà delle parti di ribadire le diverse identità, di distinguerle, di separarle, in netto contrasto con i leitmotiv della Collaborazione, della Integrazione, della Relazionalità.
Ha senso una simile attitudine nell'Epoca delle Connessioni? Ha senso ripensare con intensità al 1995-2007?
Probabilmente lo ha, nella misura in cui, per il Settore, Ripresa e Cambiamento non siano sinonimi, ma piuttosto antonimi, in cui Innovazione sia una parola d'ordine piuttosto che non un investimento oneroso.
La storia dell'Industrializzazione delle Costruzioni è, in effetti, una lunga vicenda conflittuale e resistenziale del Settore a stimoli esterni profondi e decisivi, posti, però, in maniera riduzionista e meccanicistica, con una eccessiva emulazione letterale dei paradigmi manifatturieri.
Occorre, dunque, sostituire una logica di elencazioni di interventi da effettuare con una gerarchia delle esigenze da soddisfare.
E il punto di svolta sembra poter essere la centralità ritrovata dei Comportamenti degli Utenti, vale a dire la capacità dei manufatti di supportare l'erogazione di servizi (alla comunità e alle singole persone).
Forse, in termini di credibilità e di reputazione, la chiave di lettura non è più semplicemente l'incidenza di Costruzione e di Immobiliare sull'economia nazionale, bensì il valore sociale del Settore dell'Ambiente Costruito e il suo contributo alla generazione del consenso politico e civile.
Tutte le difficili Transizioni in corso devono essere supportate e interpretate, non si può pensare di imporre al Sistema delle Costruzioni una serie di Regole che siano risolutive in se stesse e che, anzi, potrebbero, in taluni casi, sortire esiti opposti.
Ovviamente occorre domandarsi se vi sia uno specifico motivo nazionale che, a causa della criminalità e della storia stessa del Paese, impedisca di adottare i criteri comunitari, ma è evidente che le questioni legate a una chiara inefficienza del sistema sono comuni a tutti i Paesi.
Le vertenze fondamentali, infatti, riguardano essenzialmente alcuni ordini di tematiche:
1) l'immaginario di servizio del Settore;
2) il grado di lavoro collaborativo immaginabile;
3) il tasso di formazione digitale della Catena di Fornitura;
4) i processi aggregativi.
Per quanto riguarda il primo tema, è palese che il Settore delle Costruzioni, specialmente nella sua componente imprenditoriale, veda una prevalenza della cultura del prodotto rispetto a quella del servizio, laddove la prospettiva è inversa, sia per il valore sociale con cui promuovere o legittimare in futuro le operazioni immobiliari sia per il fatto che il prodotto sensorizzato, una volta messo in opera, diverrà veicolo per l'erogazione di servizi.
Ma, anche sul versante professionale, manca ancora quasi totalmente una attenzione per gli aspetti Behavioural e Operational, vale a dire per come un bene immobiliare o infrastrutturale possa essere utilizzato e possa funzionare.
Tutto ciò che ha a che fare con lo Smart Living e con l'Ambient Intelligence indica, infatti, una estensione del ruolo del Settore delle Costruzioni nell'ambito dell'Innovazione Sociale, poiché ormai l'Ambiente Costruito diviene il presupposto per le politiche assistenziali, sociali e sanitarie dei prossimi decenni.
E', infatti, attraverso di esso che si pensa di gestire una parte consistente dei rapporti delle istituzioni con i cittadini e di soddisfarne individualmente i bisogni. Nella cittadinanza digitale, perciò, l'Ambiente Costruito delle Connessioni tra Edifici, Reti e Infrastrutture costituirà la piattaforma di gestione delle politiche pubbliche.
Non a caso, nella Digital Built Britain, i Social Outcome sono gli obiettivi conclusivi di una partita che è, anzitutto, sociale e politica, ancor prima che economica, grazie alla Smart Citizenship.
In altre parole, la Digitalizzazione dell'Ambiente Costruito è un obiettivo che diverrà sempre più di natura politica e, di conseguenza, dovrà avere un posto di rilievo nel dibattito politico, oltre che nel marketing immobiliare.
Tutta l'impostazione, almeno nella narrativa, di alcuni grandi opere infrastrutturali è, in effetti, tendenzialmente servitizzante, tende a proporre l'esperienza come elemento caratterizzante il servizio.
La diffusione degli applicativi legati all'Information Modelling e al Computational Design è considerata spesso come fine a se medesima, senza considerare che essa, anzitutto, permette di introdurre, da un lato, la rielaborazione incessante del dato stesso nell'ecosistema digitale, anche da parte di soggetti molto distanti dagli originatori e che, da un altro lato, fa sì che le geometrie e le forme nascano dalla scrittura e non dalla grafìa, con esiti non totalmente prevedibili dagli autori.
Gli applicativi, di fatto, introducono una logica e una disciplina di natura industriale e sistemica nel mondo delle professioni e delle imprenditorialità che verte interamente su Anticipazione nonché Integrazione: ciò implica che i destinatari accettino il presupposto di tale assunto affinché esso possa non risolversi in un fallimento, ma, al contempo, le tecnologie sono ancora immature per consentire che la transizione tra Feasibility Study, Information Requirement/Brief, Digital Sketching e Outline Design non si risolva in un rovinoso determinismo che ci riporterebbe direttamente allo spirito della prefabbricazione pesante e chiusa degli Anni Cinquanta e, soprattutto, Sessanta.
In pratica, ai Progettisti, chiunque essi siano, includendo Committenti, Costruttori, Produttori, Gestori, è richiesto un drastico cambio di mentalità, i cui riscontri si potrebbe avere solo tra alcuni anni, in dipendenza delle politiche formative e delle strategie di aggiornamento professionale.
Soprattutto, ai Progettisti è richiesto di adottare un modo di pensare di tipo probabilistico, portando a parziale sviluppo diverse ipotesi differenti tra loro sino alla Progettazione Definitiva, cercando di conferirvi aspetti di simulazione operazionale, partendo da modelli di comportamento.
A questa considerazione consegue una ulteriore domanda, relativa al grado di Digitalizzazione della Catena di Fornitura, ai livelli inferiori, sia nella Progettazione, sia nelle Fasi successive.
Per un verso, in effetti, il Field and Mobile Construction Management, in attesa dell'Additive Manufacturing, potrebbe essere di più facile applicazione presso Produttori, Costruttori e Gestori, che non l'Information Management presso gli stessi Progettisti.
La pervasività della Digitalizzazione lungo la Catena di Fornitura costituisce probabilmente la sfida più impegnativa, quella che tende a immettere compiutamente il Dato Computabile nei flussi decisionali e informativi, ma anche che sancirebbe forse la competitività tra Supply Chain e non più solo tra Main Contractor, con la relativa stabilizzazione delle stesse.
A questo proposito, il traguardo appare assai remoto, ma, oltre a investire i progetti formativi per un ricambio generazionale, interroga le rappresentanze degli Operatori sul grado minimo di alfabetizzazione necessaria e opportuna degli Attori attuali, a cominciare dalle Strutture di Committenza, a cui è demandata la regia del processo digitalizzato.
D'altra parte, ancor più difficile appare il conseguimento di processi aggregativi, decisivi in termini di economie di conoscenza per la Riconfigurazione del Settore, poiché essi sono, anzitutto, e non solo in Italia, ostacolati da apparati mentali individualistici assolutamente inveterati, la cui evoluzione, peraltro, non può essere immaginata al di fuori di un disegno strategico di vaste proporzioni.
L'urgenza, allora, è quella di proporre e di definire una vera e propria Strategia Industriale per l'Ambiente Costruito che tenga assieme iniziative sinora episodiche: dalla Transizione Energetica alla Transizione Digitale, dall'Edilizia Scolastica alla Rigenerazione Urbana, e così via.
Gli Operatori e il Mercato hanno, infatti, assoluta necessità di uno stimolo coerente e unitario che veda le Istituzioni in una veste propositiva e propulsiva, per delineare in maniera condivisa una Ripresa che sia un Cambiamento di Paradigma.
Immaginare di mutare la realtà e i suoi attori per solamente la via legislativa sinora ha funzionato assai poco e male e, soprattutto, ha indotto gli Operatori ad allontanarsi decisamente dai fini che originariamente il legislatore aveva ipotizzato.
A un Settore la cui reputazione è posta in dubbio e in cui la Crisi ha provocato un forte disorientamento serve un disegno strategico, persino visionario, tanto nelle parti previsionali quanto in quelle immaginifiche, serve persino un disegno di interesse nazionale del Sistema delle Costruzioni: che è la premessa da cui partono gli altri Paesi per trovare convergenze in sede di Commissione Europea