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Decarbonizzazione entro il 2030: è un obiettivo raggiungibile ?

L'obiettivo di arrivare entro il 2030 a città a zero emissioni non è assolutamente scontato. I cambiamenti radicali che dovrebbero avvenire non ci sono, la produzione di CO2 continua ad aumentare, i COP sono un fallimento. Ecco qualche considerazione sul tema

L'anno scorso su INGENIO fortemente criticato il COP 26 di Glasgow trovandomi in coompleto accordo con Greta Tintin Eleonora Ernman Thunberg che fosse stato un enorme "bla bla" in cui l'unico impegno preso, quello sul metano, era vuoto poi di provvedimenti.
Per il Sharm el-Sheikh Climate Change Conference di quest'anno, ovvero il COP 27, ho avuto l'impressione che la situazione sia ulteriormente peggiorata.

La crisi Ucraina al momento ha rafforzato il mercato del gas mondiale e gli investimenti sull'uso di questo combustibile fossile, ha spinto a un maggiore uso del GNL, una soluzione ancor meno sostenibile del metano gassoso.

Il GNL

Il Gas Metano Liquido si ottiene attraverso un processo energiforo - la liquefazione è un processo non semplicissimo - normalmente fatto nei paesi produttori, che avviene alternativamente per compressione e raffreddamento del metano, fino a portarlo a -161 °C, quindi viene normalmente conservato in serbatoi criogenici per mantenerlo a bassa temperatura per lungo tempo.
Dopo la liquefazione il GNL prende la strada del mare, caricato e trasportato a -160 °C su apposite navi gasiere progettate per tale funzione, verso i paesi che lo richiedono.
Il trasporto su gomma avviene con autobotti dotate di serbatoio criogenico analogamente a prodotti come l’ossigeno o l’azoto liquidi, permettendo di rifornire le località non servite dai metanodotti.
Arrivato nei paesi di destinazione il GNL viene scaricato in appositi depositi di stoccaggio denominati comunemente «rigassificatori», che possono essere a terra oppure in mare.
Il GNL viene lì rigassificato e distribuito attraverso le condotte interrate del paese di destinazione. Una parte del prodotto sempre più spesso viene invece ridistribuito in forma ancora liquida mediante trasporto su gomma.

Purtroppo la maggior parte dei Paesi ha orientato la propria attenzione alla copertura dell'emmergenza immediata piuttosto che alla risoluzione del problema a medio e lungo termine.
E' un po quello che è accaduto a seguito del lockdown pandemici. Il COVID aveva spinto molte amministrazioni a puntare sulle mobilità urbane green: creazione delle ciclabili, chiusura al traffico di ampie aree cittadine, valorizzazione dei trasporti pubblici. In alcuni Paesi si è arrivati addirittura a rendere gratuito il trasporto pubblico.

A distanza di due anni tutto questo appare dimenticato. Nel mese di settembre in un articolo del Sole 24 Ore si riportava "Salgono i prezzi dei biglietti del trasporto pubblico locale da nord a sud. In base a quanto registrato da “Il Sole 24 Ore” sono già 5 le regioni che hanno adeguato i prezzi: si tratta di Lombardia, Marche, Piemonte, Campania e Puglia.

E negli ultimi due provvedimenti del nostro nuovo Governo si è puntato a ridurre il Superbonus, la vera arma che con il COVID si era creata per la rigenerazione sostenibile dell'edilizia. In sostanza, si è preferito mettere una barellata di miliardi per dirurre le bollette oggi, piuttosto che investire per ridurle per sempre. Un tempo si diceva "meglio un'uovo oggi che una gallina domani".

Le politiche nazionali e internazionali non fanno abbastanza per la decarbonatazione 

Questa mattina leggevo un articolo sul  portale internazione politico.eu a firma di Federica Di Sario, che faceva il punto su quello che sta accadendo in alcune città sul fronte della decarbonizzazione.

Federica evidenzia come ormai sia condivisa l'opinione che l'obiettivo di raggiungere le emissioni zero entro il 2030
potrebbe essere più ambizioso che realizzabile.

"Nell'ambito di un programma finanziato dall'UE annunciato all'inizio di quest'anno, un gruppo di 100 città dell'UE e 12 al di fuori del blocco si sono impegnate a raggiungere la neutralità climatica entro la fine del decennio e hanno firmato per ricevere il sostegno dell'UE per raggiungere tale obiettivo.
Le città sono pronte a presentare piani su come azzerare le loro emissioni, che riceveranno poi un segnale di approvazione dalla Commissione europea con l'obiettivo di attrarre investimenti privati.
Anche se tutto sembra buono sulla carta, è probabile che le città facciano fatica a raggiungere i loro ambiziosi obiettivi di emissione."


Nel suo articolo riprende il caso di Copenaghen, che noi stessi su INGENIO abbiamo più volte richiamato come esempio virtuoso sul fornte dell'impegno per la sostenibilità anche attraverso progetti concreti. 

Primo fra tutti l’emanazione del "Copenhagen climate plan", un ambizioso piano di interventi elaborato nel 2012, che si è posto l’obiettivo di rendere la città la prima capitale carbon neutral entro il 2025 attraverso forti sostegni allo sviluppo di sistemi sostenibili di produzione e approvvigionamento energetico e interventi nell’ambito della mobilità. Un piano elaborato in modo partecipato con la cittadinanza su impulso della municipalità e sotto l’egida del Nordic Council of Ministers. All'interno del piano un intervento su un’area di 85.000 mq a forte rischio allagamento realizzando un sistema in grado di autoproteggersi in cui il parco diventa un grande “bacino di raccolta” capace di gestire fino a 18.000 mc di acque piovane che verranno dirottate verso un luogo di smaltimento individuato nel vicino lago di Peblinge.

Oltre a questo il piano prevede la realizzazione di più piste ciclabili, l'ammodernamento delle case su larga scala e la sostituzione dell'elettricità a carbone con la biomassa.

Federica Di Sario ci evidenzia che ad agosto le autorità locali hanno comunciato che l'obiettivo era fuori portata.

Il 2030 è troppo vicino? gli obiettivi di decarbonizzazione troppo ambiziosi?

Questa notizia di Copenhagen non è una brutta notizia, è la constatazione a mio parere di due importati aspetti:

  • la sfida per la riduzione degli impatti climatici non è semplice, neppure per i Paesi più motivati
  • nessuno si salva da solo, come dice Papa Francesco (e ci ricorda Marco Mari in ogni suo intervento

La sfida alla decarbonizzazione è una sfida complessa, i cui obiettivi sono talmente ambizioni che non possiamo pensare di raggiungerli attraverso l'adozione di mezze misure, di ipocrisie politiche, sociali, professionali.

Ogni qualvolta uno di noi prende l'ascensore invece che utilizzare le scale, ogni qualvolta che ognuno di noi regola la temperatura di casa come se fosse una serra in inverno e un frigorifero in estate, ogni volta che ognuno di noi lascia l'cqua aperta quando si lava i denti ... bene ogni volta che ognuno di noi non fa una scelta sostenibile rende impossibile il raggiungimento di questi obiettivi.

Al tempo stesso, ogni qualvolta che un professionista tecnico progetta un edificio, una infrastruttura, un intervento di ristrutturazione, senza tenere conto dei principi del LCA, della necessità di risparmiare acqua (in fase di costruzione, in fase di esercizio), di risparmiare energia, di salvaguardare l'equilibrio bioclimatico dell'ambiente in cui sta costruendo ...  rende impossibile il raggiungimento di questi obiettivi. Eppure oggi ci sono fior di strumenti, a cominciare dai protocolli di certificazione energetico ambientale, che potrebbero essere di ausilio per poter progettare in modo sostenibile. Al limite, si potrebbero utilizzare anche senza arrivare alla certificazione (che è però utile, come benchmark).

E ancor più, il fatto che un Governo consenta ancora di costruire edifici in cui alcuni principi fondamentali della sostenibilità non sono considerati, vedi proprio il risparmio idrico, la neutralità termica delle facciate (che non è solo l'isolamento dell'edificio, ma anche l'impatto sul clima del quartiere), manterrà aree di servizio, come i parcheggi, senza coperture fotovoltaiche, consentirà a chi gestisce la distribuzione di impiegare 3 mesi per collegare un impianto fotovoltaico alla rete elettrica (un'operazione che dura meno di mezz'ora...), non sosterrà in modo forte la rigenerazione degli edifici e delle città  ... rende impossibile il raggiungimento di questi obiettivi.

Le città sono la prima frontiera della lotta al cambiamento climatico

A livello globale, rappresentano oltre il 70% delle emissioni di CO2.

Federica Di Sario scrive:

"Secondo un importante rapporto del gruppo di scienze climatiche delle Nazioni Unite, tenere sotto controllo il cambiamento climatico richiederà una revisione del modo in cui le città “sono progettate, costruite, gestite”.
“Sappiamo che una quota crescente della popolazione dell'UE vive nelle città e che molte delle soluzioni alla sfida della decarbonizzazione — che si tratti del settore energetico, della mobilità intelligente e pulita o del riscaldamento e raffrescamento degli edifici — sono molto presenti nelle nostre città", ha affermato il vicedirettore del dipartimento per la mobilità e i trasporti della Commissione Patrick Child, responsabile del programma per le città a impatto climatico zero."

Siamo in attesa da mesi, anni, della legge sulla rigenerazione delle città e della legge sull'archittura.

Ogni volta che lo Stato, che un professionista tecnico, che un cittadino non si impegna sul tema della sostenibilità sta rubando un pezzo di futuro ai nostri, ai miei, figli.

E non basta creare foreste urbane per risolvere il problema. Però fa immagine.

Dobbiamo impegnarci di più.


PS. RIMINI

Mi piacerebbe che il sindaco della mia Città - Jamil Sadegholvaad, Rimini - lanciasse un "piano concreto di piccoli passi per la sostenibilità urbana", mi sono reso disponibile gratuitamente, ogni volta che l'ho incontrato. Chissà se un giorno mi dirà "ok, incontriamoci".

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