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Deficit trasporti ferroviari in Italia: per Legambiente sono necessari 2 miliardi di euro di risorse fino al 2030

Il nuovo rapporto Pendolaria 2023 presenta un'analisi molto critica sulle condizioni dei trasporti ferroviari nel Paese. I dati raccolti dal 2018 al 2022 rivelano grandi disparità tra nord e sud, con poche linee e obsolete, limitato numero di treni e ritardi infrastrutturali, oltre a finanziamenti insufficienti (nel 2021 si parla di un valore di 0,57% di investimenti).

Transizione ecologica: ritardi e infrastrutture inadeguate

Legambiente dichiara dopo i dati rilevati dal report Pendolaria 2023: “Per rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, l’Italia acceleri il processo di riconversione dei trasporti e la cura del ferro con maggiori risorse economiche pari a 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030. Basta inseguire inutili opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto. Al Ministro Salvini chiediamo di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio delle grandi opere”.

La transizione ecologica dei trasporti è ancora troppo lenta, dai dati rilevati dal nuovo rapporto Pendolaria 2023 di Legambiente. Le situazioni peggiori sono riscontrate soprattutto nel sud Italia, dovuti alle limitate linee ferroviarie, ai continui ritardi infrastrutturali, ai treni poco frequenti, alla lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie interrotte o chiuse, che si sommano alle poche risorse economiche

Anche i fruitori sono diminuiti rispetto ai valori pre-pandemia Covid 19.

Il nuovo rapporto di Legambiente analizza i dati sulle infrastrutture ferroviarie del Paese, che ancora una volta rimane indietro rispetto agli altri Stati europei.

Poche le linee realizzate tra il 2018 e il 2022:

  • 0,6 km nuovi binari nel 2018;
  • nessun nuovo tratto nel 2019-2020;
  • 1,7 km nuove linee nel 2021;
  • 5,3 km nel 2022 con la prima tratta della M4 di Milano.

Le linee dei tram presentano sempre dei dati negativi, con una media di 2,1 km all'anno, negli ultimi tre anni nessun tratto aperto.

Le differenze condizioni del Paese

Il Sud Italia presenta le condizioni peggiori a livello di linee e servizi ferroviari, dove circolano meno treni, i convogli sono più vecchi e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. Come dati abbiamo:

  • tra Napoli e Bari non esistono linee dirette (ogni giorno via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) e della tratta Corato-Andria in Puglia (ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti);
  • in Sicilia gli spostamenti dei treni regionali sono ogni giorno 506, comparati con quelli al nord (es. 2.173 in Lombardia).

Gli ultimi investimenti e le linee peggiori

Dal 2010 al 2020, sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture stradali piuttosto di quelle ferroviarie. Infatti, sono stati realizzati 310 km di autostrade, rispetto ai 91 chilometri di metropolitane e 63 km di tranvie.

Nel report di Legambiente vengono segnate le linee peggiori italiane:

  • ai primi posti le Ex linee Circumvesuviane,
  • la Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo,
  • la Catania-Caltagirone-Gela,
  • Milano-Mortara,
  • Verona-Rovigo,
  • Rovigo-Chioggia,
  • Genova-Acqui-Asti,
  • Novara-Biella-Santhià,
  • Trento-Bassano Del Grappa,
  • Portomaggiore-Bologna,
  • Bari-Bitritto.

Dai dati molto critici riscontrati, Legambiente spinge sulla necessità di investire le risorse pari a 500 milioni l’anno per migliorare le infrastrutture ferroviarie regionali e 1,5 miliardi l’anno per realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane.

Si parla di 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030, che si possono recuperare dal bilancio dello Stato specialmente all’interno del vasto elenco di sussidi alle fonti fossili. Le infrastrutture come metro e in treno devono migliorare i loro servizi, per spingere i cittadini a usare i mezzi pubblici, piuttosto che le autovetture, in ottica di migliorare anche la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi.

“Il processo di riconversione dei trasporti in Italia spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente è fondamentale. Lo è se vogliamo rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050, visto che il settore è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990. Per questo è fondamentale invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per la “cura del ferro” del nostro Paese, smettendola di rincorrere inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina. Occorre investire in servizi, treni moderni, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, in linee ferroviarie urbane, suburbane ed extraurbane, potenziando il servizio dei treni regionali e Intercity. Al Ministro Matteo Salvini l’associazione ambientalista chiede di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere”.

Sicuramente è necessario migliorare le condizioni infrastrutturali del Sud Italia, aumentando i mezzi, le linee, soprattutto l'Intercity, bisogna optare per un treno ogni ora

Per Legambiente gli assi prioritari su cui puntare per gli interventi sono:

  • Napoli-Reggio Calabria,
  • Taranto-Reggio Calabria,
  • Salerno-Taranto,
  • Napoli-Bari,
  • Palermo-Messina-Catania,
  • collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola e va potenziato il trasporto via nave.

I trasporti ferroviari non hanno delle risorse adeguate di investimenti, nel 2021 infatti si parla di 0,57% di stanziamenti, in diminuzione rispetto agli anni precedenti.

Fondo per la strategia di mobilità sostenibile

La legge di Bilancio 2022 ha creato il Fondo per la strategia di mobilità sostenibile con una dotazione di 2 miliardi di euro per ridurre le emissioni nel clima del settore dei trasporti attraverso diversi interventi che consistono nel monitoraggio, il rinnovo dei mezzi pubblici e la gestione con infrastrutture digitali.

Ci sono anche risorse per il Fondo per il Trasporto Pubblico Locale, che vale 100 milioni di euro per il 2022 e anche per il 2023, rendendo l'incremento strutturale e costante fino al 2026, anno in cui il valore totale arriverà a poco fino a quasi 5,3 miliardi. Inoltre, si vogliono acquistare nuovi treni regionali e ammodernare le linee locali. 

Dopo il calo dovuto ai lockdown dettati dalla pandemia Covid-19 Trenitalia ha dichiarato un aumento complessivo di oltre il 40% dei passeggeri rispetto al 2021, con punte del 110% per quelli ad Alta Velocità.

Gli aspetti positivi della rete infrastrutturale: l'elettrificazione della linea

Sicuramente ci sono stati alcuni miglioramenti soprattutto inerenti agli interventi di elettrificazione della rete e di installazione di sistemi di controllo della sicurezza (SCMT, sistema controllo marcia treno, e SSC, sistema supporto condotta).

Sono previste risorse sia nel Pnrr sia nel contratto di programma di RFI. Gli interventi interessano complessivamente oltre 1.700 km di rete, e porteranno la quota di rete elettrificata in Italia dal 70,2% del 2022 ad oltre il 78% a fine interventi. Si tratta di uno degli indicatori in cui l’Italia si mostra in vantaggio rispetto ad altri grandi Paesi europei. 

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