Dissesto Idrogeologico | Territorio | Cambiamenti climatici
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Dissesto idrogeologico: 26 mld per mettere al sicuro il territorio. È tempo di agire, ma ci vuole programmazione

"Servono più di 7500 interventi per mettere al sicuro il territorio dal dissesto idrogeologico. Bisogna individuare obiettivi ed azioni, individuando quelle più urgenti, affinchè quello che è successo in Romagna non riaccada." Questo, in sintesi, il pensiero di Antonello Fiore (presidente Sigea) che reputa che il disastro sia stato causato dalla combinazione di due fattori principali: cambiamento climatico e gestione del territorio.

Nessuno è al sicuro, perchè quello che è successo in Emilia-Romagna sarebbe potuto accadere in qualsiasi altra regione italiana

Il presidente di Sigea Antonello Fiore analizza in maniera lucida le cause del disastro alluvionale in Emilia-Romagna, cercando di capirne le cause e soprattutto guardando al futuro, affinchè gli errori del passato non vengano più ripetuti e si progetti sul territorio con un progetto chiaro e rispettoso delle sue caratteristiche.

“L'evento è stato di enorme portata- afferma Fiore - difficilmente qualsiasi altro territorio avrebbe retto una quantità d'acqua così abnorme: stiamo inoltre parlando di una zona già messa a dura prova dalle piogge dei primi giorni di maggio. Per quanto riguarda però la gestione del reticolo idrografico molto hanno influito le infrastrutture e le arginature, perchè hanno fatto in modo che i corsi d'acqua fossero pensili. Nel momento in cui le arginature non hanno più retto la quantità di piogge ci si è ritrovati con un livello di corsi d'acqua ampiamente maggiore rispetto al territorio circostante. Tutt'ora ci sono zone dove l'acqua ristagna, questo perchè si tratta di zone depresse”.

Per Fiore però, la causa di questo disastro non può essere imputato ad un solo fattore: “Quello che va evitato è la contrapposizione tra chi dà la colpa ai cambiamenti climatici e chi ritiene che questo sia dovuto all'eccessivo consumo di suolo. L'evento c'è stato per un insieme di queste cause, dove le piogge eccezionali sono state amplificate dall'utilizzo che si è fatto nel suolo dal dopoguerra ad oggi. Ci vuole saggezza anche nel trovare l'equilibrio tra la realizzazione delle opere e il rispetto dell'ambiente. Le opere vanno fatte se servono, ma non è pensabile realizzare, ad esempio, vasche di laminazione dovunque”.

Per risolvere il problema del dissesto idrogeologico sarebbero necessari 7.800 interventi da realizzare in 30 anni (come riporta il ReNDiS ISPRA del novembre 2020) per un investimento totale di circa 26 mld di euro. Allo stesso tempo un documento della Corte dei Conti che si "lamentava" che per realizzare un'opera in difesa del suolo occorrono circa 5 anni e si è subito pensato che i ritardi fossero legati totalmente agli aspetti burocratici, ma questi sono legati al fatto che molto spesso vengono trascurati i compensi dei livelli progettuali e spesso bisogna rivedere i progetti a seguito dei pareri integrativi della PA. Se il progetto è ben fatto e coerentemente pagato tutto fila liscio. Serve una PA più efficace ed efficiente e progettisti che siano messi nelle condizioni di lavorare al meglio”.

Uno degli aspetti da tenere in considerazione nella valutazione di questa alluvione è che il territorio romagnolo è fortemente predisposto al dissesto idrogeologico sia per quanto riguarda le zone pianeggianti sia quelle collinari: "in pianura - continua Fiore - sono presenti un numero molto elevato di infrastrutture e dalle immagini del Copernicus si può notare come molti degli allagamenti si sono realizzati a monte delle infrastrutture lineari che non hanno permesso alle acque di defluire verso il mare. Per quanto riguarda la parte collinare invece è sufficiente un solo dato: il 29% del totale del territorio montuoso e collinare regionale è a rischio frane (dato ISPRA). Proprio per questa vulnerabilità nota del territorio ci doveva essere maggiore pianificazione, che doveva tenere conto delle dinamiche naturali dei versanti e dei corsi d'acqua. Ora dobbiamo recuperare queste "mancanze", attraverso una serie di interventi strutturali, dove possibile".

Fiore ha ben chiare quali siano le priorità dopo questo evento: “Occorre sedersi attorno ad un tavolo e avere una visione. Ciò significa mettere insieme persone di esperienza, fare una programmazione, individuare obiettivi e individuare azioni, che vanno divise in quelle a brevissimo termine e quelle più a lungo raggio. Fondamentale individuare le priorità ed agire subito. Tutte le Regioni devono riflettere, perchè quello che è successo oggi in Romagna sarebbe potuto succedere in qualsiasi altra Regione. Oltretutto, è la prima volta che un evento di questa portata si verifica in primavera e non in autunno o inverno come in passato. Questo ci fa capire gli effetti del cambiamento climatico per i quali dobbiamo adottare rapidamente strategie e azioni di adattamento”.

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