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Il Calcestruzzo che cambia

Il calcestruzzo sta avendo un'evoluzione senza precedenti ma facciamo ancora fatica a percepirla. E siccome anche le costruzioni stanno avendo la stessa evoluzione, non si può restare indietro.

«Cos'è, cos'è questa sensazione?» inizia così una nota canzone dei Litfiba dal testo "Il mio corpo che cambia» e che a un certo punto aggiunge «È lei, è lei che prende la mia mano - E mi accompagna in questo lungo viaggio, andiamo lontano - Ecco cos'è tutto il mio stupore - Non è facile guardare in faccia la trasformazione».

Mi è venuta in mente questa canzone leggendo le tante interviste che stiamo pubblicando su INGENIO sul tema della prescrizione del calcestruzzo e a cui hanno risposto alcuni dei migliori esperti nazionali.

Il calcestruzzo è in una fase di grande evoluzione.

L’uso di strumenti digitali sempre più evoluti nella produzione e nel controllo del calcestruzzo, le imposizioni che arrivano dall’ineludibile percorso su cui la sostenibilità ci porta, le norme come i CAM, le nuove tecnologie messe a punto dalle aziende del settore stanno modificando in modo sostanziale il processo mentale e operativo che porta alla definizione del mix design del calcestruzzo.

In questo contesto molti paradigmi del passato sono superati, come quello del dosaggio minimo di cemento e del rapporto acqua cemento massimo, altri ne nascono come quello del comportamento autoriparante del calcestruzzo come quello dei nuovi limiti meccanici, che oggi sono troppo bassi nelle norme tecniche.

Ed è un percorso che facciamo fatica a comprendere, come dicono i litfiba, perchè "Non è facile guardare in faccia la trasformazione».

Il limite principale è la mancanza di un dialogo aperto con chi commissiona e chi progetta.

La mia sensazione è che questo settore sia troppo concentrato a difendere valori del passato piuttosto che a gettarsi nella sfida dell’innovazione di settore. Se la storia dell’ingegneria e delle costruzioni in Calcestruzzo Armato e Calcestruzzo Armato Precompresso è fondamentale dal punto di vista della conoscenza, in particolare per l’attività di controllo e monitoraggio delle opere esistenti, è altrettanto importante capire quali siano i principi che alimentano i processi di scelta di chi oggi progetta un’opera.

E' fondamentale cosa interessa al progettista

Cosa interessa al progettista di un edificio alto: la resistenza al gelo disgelo? dipende, se il telaio strutturale è interno no. E in questo caso forse gli interessa di più avere calcestruzzo ad altre prestazioni meccaniche, per ridurre le sezioni, anche a breve termine, per scasserare in fretta, che abbia delle fibre, per ridurre le armature secondarie, con grande lavorabilità per gettare in fretta senza problemi …

E per lo stesso professionista che deve progettare le fondazioni dello stesso edificio: la resistenza meccanica a 28 giorni? può essere che gli interessi di più la possibilità di fare un getto monolitico, quindi in grado di avere un idoneo indurimento, che non fessuri, che non surriscaldi, … che possa essere gettato da singoli punti e scorra attraverso le tante armature senza segregare …

Un cambio di paradigma per le norme, da prescrittive a prestazionali

L’evoluzione del mix design del calcestruzzo è quindi a mio parere sempre meno inquadrabile in una norma prescrittiva ma deve guardare a un nuovo approccio prestazionale, che favorisca e non limiti il rapporto tra progettista, fornitore e impresa con un unico obiettivo, quello del risultato.

Se vogliamo inquadrare tutte le soluzioni che oggi i calcestruzzi possono offrire dovremo decuplicare le Classi di Esposizione. Ho la sensazione che sia tratti di un concetto già superato, a meno che non si entri in un ambito meramente prestazionale. Non rapproto acqua/cemento ma livello  di penetrazione di acqua a pressione, dei cloruri, dei solfati ... non  dosaggio minimo di cemento ma prestazioni meccaniche, curve di indurimento e sviluppo delle resistenze, calore massimo di idratazione ...

Dobbiamo guardare al risultato che è la somma dei costi generali dell’opera di costruzione, manutenzione, fine vita, da un punto di vista economico e sostenibile.

E in questo percorso devono trovare un ruolo maggiore i fornitori di tecnologie.

Oggi le automazioni, i programmi di controllo, i leganti, gli additivi e le aggiunte consentono il raggiungimento di prestazioni mai pensate prima. Ma occorre fare sistema. E il sistema richiede un dialogo che non può fermarsi ai rapporti tra aziende ma deve raggiungere il livello istituzionale.

E oggi, e non è solo una mia impressione, si tratta di un dialogo troppo esiguo.

Ricordo la Commissione Tecnologica a guida di Francesco Biasioli di fine anni '90. Ne facevano parte tecnici delle società del calcestruzzo, del cemento, degli additivi, dei laboratori, delle fibre ... esperti del settore automazioni e impiantistico. Si parlava di processi, di evoluzione tecnica e normativa, con un'ampiezza di veduta che non ha avuto più pari, a cominciare da quando si decise di applicare una visione clasuoristica tagliando la presenza di tutti gli interlocurori esterni.

Di tutto questo, con l’aiuto del mio #concretebrother Matteo Felitti, ne parleremo al SAIE BARI, proseguendo le conversazioni e invitando i tecnici, i produttori di calcestruzzo, i fornitori, i committenti e progettisti.

Chiameremo tutti a confrontarsi in modo serrato, a presentare le proprie soluzioni, a ragionare sulle evoluzioni, senza alcun filtro.

L’oggetto delle conversazioni sarà quindi «Il Calcestruzzo che cambia» .

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